Intervista: Exterminas

Exterminas Dopo un notevole album come "Dichotomy" che ci ha positivamente impressionato in fase di recensione, Metalwave ha pensato bene di contattare gli Exterminas per questa intervista. Nelle parole di questa band appare evidente una convinzione del potenziale della loro musica e della ricerca di originalità musicale, che rende l'intervista gustosa da leggere e pregna di contenuti, frutto di una band a cui l'entusiasmo di certo non manca. A voi tutti, buona lettura!

 

Salve Exterminas. Essendo voi una band nuova sulle pagine di Metalwave, vorreste raccontarci una breve storia della band?

Il gruppo nasce sostanzialmente nel 2008, come un trio composta da chitarra, batteria e basso. Poco dopo la formazione viene completata dal cantante Februus. L’anno successivo si inizia con i primi live e nel 2010 esce la prima demo, autoprodotta ed attualmente non più in commercio. Il primo album completo, Seventh Demoniacal Hierarchy, è stato pubblicato nel 2012 da Metallic Media. Nello stesso anno, poco dopo la pubblicazione dell’album, entra a far parte del gruppo anche il chitarrista Eskathon. Il primo, e per ora unico, lavoro della nuova formazione è appunto Dichotomy. In tutti questi anni, naturalmente, ci sono stati diversi live con gruppi più o meno conosciuti della scena italiana ed europea.

“Dichotomy” è il vostro secondo album, descrivetecelo. Avete carta bianca.

“Dichotomy” ha avuto una storia un po’ travagliata. L’album è stato registrato tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 ma è stato pubblicato solamente alla fine del 2015. Non c’è stata un’idea ben precisa su quello che dovevano essere le tematiche e l’atmosfera del disco. Il concetto di dicotomia è quello che sicuramente lo rappresenta al meglio, già a partire dalla composizione. Le canzoni sono state composte dai due chitarristi, Moloch ed Eskathon, separatamente (4 canzoni a testa) e si snodano tra parti violente e veloci e altre più lente e ricercate. Forse la particolarità di questo disco è proprio quella di avere canzoni diverse tra di loro, ma con un unico filo conduttore che è presente dall’inizio alla fine. La dicotomia può essere trovata anche a livello di tematiche trattate dove c’è una lotta costante tra il divino e l’umano, una contrapposizione riscontrabile nel nostro mondo che spesso è inevitabile. Questa lotta tra la ricerca della divinità, qualsiasi essa sia, che non ci appartiene e le emozioni ed istinti più puramente umani sono alla base di “Dichotomy”. Non si tratta di un disco che invoca i demoni e deride il Cristo o poco altro. È un tentativo di andare oltre a questa tematica.

Quali sono le tematiche toccate dagli Exterminas in “Dichotomy” e qual è il messaggio di canzoni come “Upheaval seems Anathema”?

Per quel che riguarda le tematiche si è risposto nella domanda precedente. Ogni canzone cerca di affrontare una tematica particolare. Per quanto riguarda “Upheaval seems Anathema”, il messaggio fondamentale è l’assurdità della religione, del cristianesimo così come dell’islam, che si pone come l’unica vera verità ma in realtà persegue dei fini proprio causando tutto (o quasi) quello che vediamo nel mondo oggi. Quindi possiamo dire che “Upheaval...” è un invito a pensare con la propria testa e non seguire dogmi di nessun tipo.

Uno dei pregi di “Dichotomy” è quello di essere un album che suona molto dinamico e personale, con cambi di tempo e con una volontà di non farvi inquadrare in stili musicali fatti da altre bands. Quanto è importante per voi suonare personali e come si può, secondo voi, essere personali nel black metal, attualmente?

Abbiamo sempre cercato di dare un’identità ad ogni canzone, senza ripeterci né tantomeno copiare altre band. Più che per volontà di distinguerci dagli altri, lo abbiamo fatto per noi stessi. Comporre musica senza metterci del proprio non ha senso. Gli stessi cambi di tempo ci sono per trasmettere quello che si è immaginato in fase compositiva. Sono piccole cose ma alla fine contribuiscono a dare una forma al sound. Abbiamo sempre cercato di farlo e siamo contenti quando viene percepito anche in sede di recensione e da persone che ascoltano il disco. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda possiamo dire che oggi i limiti del black metal si sono allargati parecchio ed è difficile (e anche inutile) dire cosa sia vero black e cosa no. Chi fa black con lo spirito con cui è nato, cioè quello di uscire da schemi preesistenti e dire qualcosa di nuovo e che gli appartiene, riuscirà sempre a risultare personale. Dall’altra parte, chi fa le canzoni solo per suonare come i Mayhem o i Darkthrone avrà ben poco da dire che non sia già stato detto.

Continuiamo a parlare di Personalità stilistica. Secondo alcuni, la personalità migliora se si aggiunge più tecnica nella propria musica. Altri invece la snobbano completamente, reputando più importante il feeling. Qual è la vostra visione della tecnica nel Black Metal?

La tecnica fine a sé stessa è inutile. Crediamo che la cosa più importante in una canzone sia la sensazione che trasmette. Che faccia semplicemente battere la testa o che faccia riflettere sulle grandi domande della vita non ha importanza, ma deve provocare una qualche reazione. Detto questo, chi fa musica non può prescindere da una certa base di tecnica musicale. Questo anche perché senza tecnica molte delle cose non possono poi essere trasmesse e scritte cosi come sono state immaginate. È chiaro che ci sono altri generi che richiedono abilità superiori rispetto al black metal, ma ciò non toglie nulla a chi lo suona. Chiunque abbia preso seriamente in mano uno strumento sa quanto impegno e fatica comporta. I sostenitori del “feeling senza tecnica” sono tra quelli che fanno più male a questo genere.

Descriveteci la veste grafica che avete utilizzato per “Dichotomy”.

Il lavoro grafico di Dichotomy è opera del nostro amico Raoul di View from the Coffin. Sostanzialmente la copertina rappresenta la dicotomia tra vita e morte. La parte alta rappresenta la vita e i monumenti creati dal uomo che gli sopravvivono, mentre lui marcisce e finisce nelle parte bassa che appunto rappresenta la morte. Anche la grafica esprime quello che è il tema del disco di cui si è detto. Naturalmente tutti possono interpretarla a modo loro, ed è anche questo il bello.

Ad ascoltare “Dichotomy”, appare chiaro che vi piacciono anche Death e Thrash Metal, tanto che se ne sentono delle influenze. Commentate questa mia osservazione.

Questo è vero senza dubbio. Siamo in cinque e tutti ascoltiamo generi diversi oltre al black e questo naturalmente viene trasferito in fase di composizione. Le influenze death e thrash sono quelle più presenti e crediamo contribuiscano a rendere più vario e completo l’intero lavoro.

Ad essere sincero, il vostro gruppo era a me ignoto fino ad ora. Come sono stati il responso e la promozione per il vostro primo album, “Seventh Demoniacal Hierarchy”?

“Seventh...” ha ottenuto un buon riscontro sia dalla critica che dai non addetti ai lavori. Essendo passato abbastanza tempo tra le pubblicazioni dei due album siamo riusciti a proporlo live parecchio, ricevendo sempre feedback positivi. Metallica Media, che ha prodotto l’album, ha collaborato anche alla produzione di “Dichotomy” quindi si suppone che siano soddisfatti anche loro.

Crisi economica, Giornali di Metal estremo italiani chiusi o che non gli danno spazio a sufficienza, pochi mezzi e risorse, e ogni tanto qualche gioia. In che direzione sta andando il Black Metal italiano?

È una domanda difficile e c’è sicuramente gente più qualificata di noi per rispondere. In ogni caso, il black metal italiano ha sicuramente tanti gruppi validi, ma che fanno fatica ad emergere. Il problema di fondo sono le risorse. I locali (e così anche i giornali) falliscono perché le persone non vanno ai concerti, e se non ci sono locali i gruppi non possono mettersi in mostra. Quindi l’unico modo per prendersi uno spazio è investire e autopromuoversi. L’eterna lotta tra i gruppi (spesso per motivi futili) non permette la creazione di una vera scena, intesa come gruppo di persone che si aggrega intorno ad una stessa passione. L’unica scena che si vede è quella su internet, ma spesso si tratta di parole e basta. Le gioie, come dici tu, sono poche e si tratta di casi molto isolati. La scena così com’è continuerà ad esistere senza dubbio ma diventerà un genere sempre più di nicchia. La passione è l’unica cosa che fa andare avanti gli addetti ai lavori e finché c’è quella c’è speranza. Senza nessun tipo di presunzione crediamo che sta a chi suona, chi scrive e chi ascolta fare qualcosa per migliorare la situazione.

venite da Treviso, Veneto. Com’è la situazione del metal nella vostra regione, provincia per provincia?

Nel Veneto la situazione è abbastanza varia. A Treviso la situazione non è certo buona: i locali che fanno suonare gruppi underground non esistono praticamente e le persone si muovono solo per gruppi affermati. A Venezia, Padova e Verona, invece, le cose sono un po’ migliori e c’è un seguito maggiore.

Ho scritto in sede di recensione che vi considero tra i miei preferiti del Black Metal italiano, al momento. Pertanto, reputo la vostra band più che qualificata per dare consigli su come fare Black Metal per qualche giovane leva che vorrebbe cimentarsi con questo genere musicale. Diteci tre cose che secondo voi sono indispensabili per fare Black Metal, e diteci tre cose che a vostro avviso non possono minimamente stare nella testa di uno che vuole fare Black Metal.

Altra domanda difficile! Però ci proviamo lo stesso! Tre cose indispensabili sono: cercare di trovare una propria identità e non imitare altri gruppi, non aver paura di sperimentare e andare oltre al concetto classico di “black metal” e fare canzoni che piacciano in primis a chi le fa. Tre cose da evitare sono: atteggiamenti da rock star, difensori del vero black e simili, chiusura mentale (nel senso di ascoltare esclusivamente black metal e cercare di imitarlo a tutti i costi) e farsi influenzare dalle mode o da opinioni di terzi (accettando ovviamente le critiche costruttive).

Ultime Parole Famose...

Grazie per lo spazio concesso. Ci si vede in giro!!

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Intervista di Snarl Articolo letto 2457 volte.

 


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