Eldritch + Rainfall + Noumeno

Data dell'Evento:
02.03.2012

 

Band:
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Rainfall
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Luogo dell'Evento:
Dissesto Musicale

 

Città:
Tivoli Terme (Roma)

 

Promoter:
Associazione Culturale Dissesto Musicale [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Associazione Culturale Dissesto Musicale

 

Autore:
Heavygabry»

 

Visualizzazioni:
3417

 

Live Report

[MetalWave.it] Immagini Live Report: Nessuna Descrizione Curiosità è la parola chiave della serata, un po' come nei quiz televisivi. La curiosità lega l'attesa verso gli Eldritch, che portano a Tivoli un nuovo album e un nuovo membro in line up, curiosità per i Rainfall (anche per loro questo è un release party), ed infine per i Noumeno (minore nel loro caso, conoscendo già i pezzi).
Lo scenario all'arrivo non è dei più confortanti: devo ammettere – mea culpa – di prendere un po' troppo alla lettera gli orari di apertura comunicati dai locali, ma tra le 21:30 e le 22:00 l'entrata del Dissesto Musicale era ancora deserta. Poco importa comunque, la situazione di lì a poco cambierà e quindi sono scongiurate le ipotesi più nere sulla presenza dei romani al concerto.
Sono passate da poco le 23:00 quando tutti i soundcheck sono finalmente terminati ed il pubblico è radunato vicino alle porte in attesa di entrare: tocca ai Noumeno aprire la serata, un compito ingrato senza alcun dubbio. Ingrato ancora di più se il bilanciamento degli strumenti non è all'altezza della proposta: il loro progressive strumentale richiederebbe una cura maniacale dei suoni per rendere al meglio dal vivo, ma una batteria altissima associata a delle chitarre ovattate (in certi assoli quasi mute) non è esattamente il meglio che si possa chiedere. A difesa del fonico possiamo dire che lo spazio del locale (minuscolo) non aiuta neanche un po' quando si tratta di creare un sound potente come quello dei gruppi previsti, ma forse di meglio si poteva fare, anche perché i problemi non sono finiti lì. Tornando ai Noumeno, la performance è stata comunque all'altezza di quanto ricordavo dalla scorsa volta: oltre alle pochissime sbavature e la tecnica dimostrata da ogni singolo componente (non c'è spazio per protagonismi tra di loro), anche il risultato finale di tutti i loro sforzi è valido, e merita di essere definito "progressive" nel senso vero e proprio della parola. In particolare certi passaggi di Danilo Carrabino sembrano usciti direttamente dalla mente di quel genio malato che è Ron Jarzombek, ma anche vedere il bassista Emanuele suonare sempre e solo con le dita crea non poca soddisfazione. Applausi meritati, dalla loro schiera di fan e non solo.

Un rapidissimo cambio di palco ed ecco arrivare i Rainfall. Anche loro, come i Noumeno, giocano in casa e questo show è l'occasione per presentare al pubblico il loro debutto "Fading Frames". Se possibile, il gruppo ha sofferto di un mix di suoni ancora peggiore di prima, e questo sicuramente non mi è stato d'aiuto per comprenderli al meglio, ma nonostante questo hanno cercato di dare il meglio. Sei cartucce, tante quanti i pezzi del disco, sparate una dopo l'altra senza tregua (si è creato parecchio ritardo sugli orari stabiliti ormai). A parte tutti i problemi, le loro intenzioni sono abbastanza chiare: il sound è cangiante ed arriva ad incorporare delle influenze sia rock che metal in modo piuttosto ampio. Arpeggi sognanti alternati a momenti quasi crossover sulle chitarre, voci melodiche ma batteria sempre "in fuga" e a chiudere il tutto una tastiera che forse assieme alla chitarra vorrebbe rappresentare la seconda colonna portante, resa diversa di pezzo in pezzo. Il problema di questa valanga di idee ovviamente è la sintesi: ci sono ottimi spunti ma vanno ancora rimaneggiati per creare un corpo unico, altrimenti il rischio è quello di trovarsi di fronte a dei blocchi separati ed incompatibili tra loro. Al di là di questo però, l'urgenza è quella di ridimensionare il ruolo della batteria: in troppi momenti Paolo Benedetti sembra voler "inseguire" la chitarra, e la base ritmica che dovrebbe creare si perde. Un momento dove la band ha dato il meglio di sé è stato sicuramente "To The End", dove c'è – invece – un mini assolo di batteria nel mezzo, ma perfettamente inserito. Esattamente al lato opposto invece c'è "Shifted", dove la coppia chitarra-tastiera riprende un po' troppo "Downfall" dei Children Of Bodom sull'attacco. Alcuni errori grossolani nella performance invece si possono perdonare tranquillamente, dopotutto i pezzi sono nuovi e i problemi di suono certamente non hanno aiutato i Rainfall in quanto a precisione. Comunque, credo che basterà dargli tempo per trovare una dimensione adatta a loro.

Ed infine, giunge il momento che tanto aspettavo: per la terza volta ho l'onore di ammirare gli Eldritch dal vivo, e qui la curiosità di cui dicevo sopra si fa più viva che mai. In occasione della loro ultima calata nella capitale (ottobre 2009) le cose erano molto diverse: alla chitarra c'era ancora Roberto Proietti (oggi sostituito in pianta stabile da Rudj Ginanneschi) e soprattutto, mancava da anni un tastierista nella line up. L'ingresso di Gabriele Caselli quindi portava una serie di interrogativi con sé, per quanto riguardava il sound del nuovo album e per l'adattamento dei pezzi degli Eldritch nati senza tastiera. In questo senso il sound degli Eldritch era profondamente mutato nel tempo per incorporare tutta la melodia nelle chitarre, rinunciando in parte a quella che nei primi tre dischi (con la presenza di Oleg Smirnoff alle tastiere) era una separazione di ruoli che permetteva soluzioni diverse.
La promozione di "Gaia's Legacy" sul territorio nazionale è stata praticamente nulla finora; anzi, la prima vera occasione che si è presentata agli Eldritch è stata quella di partecipare alla dodicesima edizione del ProgPower USA (in compagnia di gente come Sanctuary e Forbidden, ennesima conferma della nostra esterofilia con punte di autolesionismo), quindi possiamo parlare di un release party ufficiale per quanto riguarda la serata di ieri.
L'inizio è giustamente affidato al nuovo disco, ed è proprio come sul disco che parte lo show: dalla breve intro strumentale "Gaia's Anger" si passa a "Deviation", ultimo singolo scelto dalla band. Le premesse sonore sono buone: la band appare (tutta, per ora) in gran forma, la precisione è chirurgica e Caselli si muove con disinvoltura nel pezzo in cui lui stesso ha dato il suo contributo.
Purtroppo però, anche nell'esibizione degli Eldritch presto verranno fuori degli ostacoli: innanzitutto – di nuovo – anche loro sono vittime di un cattivo bilanciamento dei suoni, anche se non grave come prima. Ma soprattutto, durante tutta l'esibizione il frontman Terence è molto provato, e trova difficoltà a proseguire senza problemi. Nulla di cui allarmarsi troppo comunque, lo spettacolo, anche se leggermente sottotono, prosegue fino alla fine ed anzi, vede il cantante insolitamente comunicativo con il pubblico tra un pezzo e l'altro. C'è spazio quindi per presentare i nuovi brani (ottima "Everything's Burning" ma molto meno convincenti "Mother Earth" e "Like A Child", che per me rappresentano i punti più bassi dell'album) e per tornare indietro nel tempo a rispolverare i brani dei primi anni della loro carriera: un esempio su tutti è "Lonesome Existence", che, stando alle parole dello stesso Terence non veniva inclusa nelle setlist da ben sette anni! Potenza di avere finlmente di nuovo un tastierista in formazione. Sempre a proposito di Caselli (lo ammetto, ero anche un po' ansioso per cosa sarebbe potuto succedere), svanisce ogni mio dubbio anche su pezzi come "Save Me" o la classicissima "The World Apart": infatti la tastiera in questi casi è limitata ad un discretissimo accompagnamento, assolutamente non invasivo e quindi la natura dei pezzi rimane intatta anche con la sua presenza.
Per tutto lo show i suoni sono altalenanti ma la band tiene duro ed offre una setlist che per un fan della band è una vera goduria, alternando i pezzi più conosciuti ad altri molto più selezionati (è il caso di "Scar" e "Zero Man").
A chiudere, forse (anzi, senza dubbio) il momento più alto della serata: il primo pezzo in assoluto che la band ha composto e che risponde al nome di "Incurably Ill". Di colpo, sembrano scomparsi tutti i problemi: Terence superlativo e suoni equilibrati, anche per la tastiera che in qualche momento sembrava relegata in secondo piano. Una chiusura che accontenta tutti i nostalgici, che comunque non possono non dirsi soddisfatti del nuovo (in realtà vecchio) corso intrapreso con "Gaia's Legacy".
Forse non ho assistito allo show migliore degli Eldritch, ma di sicuro ho assistito ad un grande ritorno di una delle mie band italiane preferite, quindi posso andare via con un sorriso.

Setlist:

Gaia's Anger (intro)
Deviation
Ghoulish Gift
No Direction Home
Heretic Beholder
Everything's Burning
The Blackened Day
The World Apart
Scar
Lonesome Existence
Our Land
Mother Earth
Save Me
From Dusk Till Dawn
Like A Child
Zero Man
Silent Flame
Incurably Ill

 

Immagini della Serata

 

Recensione di Heavygabry Articolo letto 3417 volte.

 

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