Marduk + Immolation + Noctem
14.09.2012
Band:
Marduk
Immolation
Noctem
Luogo dell'Evento:
Traffic Live Club
Città:
Roma
Promoter:
Nihil Prods
Autore:
Snarl»
Visualizzazioni:
3320
Live Report
La stagione estiva è ormai conclusa e dai festival estivi all’aperto si ritorna ai concerti locali. L’appuntamento in questa sede è stato per tutti gli amanti del black e del death del centro italia il 14 Settembre al Traffic di Roma, dove Marduk e Immolation hanno tuonato.
Purtroppo a causa del maltempo e della nebbia diffusa negli appennini sono arrivato in ritardo al concerto, e delle tre bands annunciate come bands d’apertura, ovvero Heaving Earth, Forsaken World e Noctem, sono stato in grado solo di assistere al concerto di quest’ultima black metal band spagnola, non molto nota in italia anche se giunta al secondo full length. Giusto il tempo di fumare una sigaretta, e subito il concerto inizia. E il pubblico, bello riscaldato, recepisce bene la proposta musicale dei Noctem, agguerriti, tecnici e in continuo headbanging come si deve in queste occasioni. La band dà tutto quello che si può da live e il pubblico recepisce e apprezza, proponendo la consueta fila di headbangers e di acclamatori vari. Forse il loro live set è stato un po’ striminzito per la verità (i brani portati saranno stati 6 o 7) e anche un po’ finito troppo presto magari e nell’anonimato, visto che la proposta musicale di questo combo spagnolo ha incuriosito il pubblico, ma gli orari sono gli orari e non si può fare altro che acconsentire. A noi webzinari e al pubblico presente rimane un’impressione positiva, che io personalmente andrò ad approfondire da solo. Ben fatto.
Sono le 22 quando salgono sul palco gli Immolation, che personalmente al momento sono tra i tre migliori gruppi del mondo death metal, per convinzione, cattiveria e violenza, nonché una sempre ben accetta dose di umanità e tranquillità vista fuori dal palco e a volte anche durante i concerti. La scaletta è fulminante: “Close to a world below”, “Swarm of terror”, “majesty and decay”, “Father, you’re not a father”, “What they bring”, “Into everlasting fire”, “A glorious epoch”, “Under the supreme”, “Unholy cult”, “No Jesus, No beast” e la conclusiva “Dawn of possession”. Una mazzata dietro l’altra, adorabili frutti di una carriera coi controfiocchi, che gli Immolation ci sciorinano senza pietà, con suoni sinceramente un po’ bassi, ma ben fatti e comunque estremamente ben fatti e pomposi. E con la consueta presenza scenica ormai trademark degli Immolation, ovvero Ross Dolan che non sta mai fermo e che fa headbanging continuo con la sua lunghissima chioma, Bill Taylor a suonare e fare headbanging dall’inizio alla fine, il grandioso Steve Shalaty alla batteria e soprattutto (perché è quello che si nota di più) Bob Vigna, continuamente a incitare il pubblico sia coi pugni all’aria che con il suo caratteristico (e visto in ogni clip) movimento con la chitarra, il tutto per una presenza scenica assolutamente coinvolgente a fare da ottima cornice ad una vera macchina da guerra che quella sera non ha mai sbagliato un colpo, nonostante i volumi un po’ bassi. Un concerto dunque tipico degli Immolation: con tanto massacro sotto il palco e tanta professionalità sul palco, a tal punto che vedere un loro concerto è sempre un piacere. Decisamente, il nome “Immolation” non è stato affatto scelto a caso perché sotto il palco è questo che è avvenuto: una vera e propria immolazione di fans. Per un’ora e passa. Complimenti davvero. Si confermano tra i migliori tre al momento del death mondiale per me. Notazione finale per il momento in cui gli Immolation tributano ogni band che ha fatto di spalla in quel concerto e i Marduk, ringraziandoli sul palco e suonando pochi secondi di canzone. Davvero Encomiabile.
Ma l’attenzione ora è tutta per gli headliner, gli storici Marduk. Un gruppo che personalmente ho sempre adorato, tanto che il mio gruppo è partito come loro tribute band, un gruppo a volte deriso e standardizzato per certi testi, altre volte definito come veloce e basta, e spesso sommariamente inquadrato come “capace di fare solo robe tipo “Panzer…” e basta. Sbagliato. Clamorosamente sbagliato. Certo i Marduk non saranno il gruppo più tecnicamente virtuoso, ma sappiamo tutti che sono stati i primi a forgiare un tipo di black metal assolutamente caratteristico, e anche che la loro discografia non ha mai conosciuto flop (eccettuata la per me meno riuscita triade “Panzer…” “La grande…” e “World…”) e anzi è continuata senza compromessi. E per senza compromessi intendo anche un ritorno all’underground in pieno stile, senza troppi vincoli dalle label e senza accomodamenti d’immagine o di suono. Per cui state fermi e risparmiate le energie mentre i Marduk ve le suonano di “santa” ragione.
Il concerto parte con “Serpent Sermon”, prosegue con “Nowhere, No-one, Nothing” e “The levelling dust” e per tutto il tempo propone, in parte contrariamente a quanto mi attendevo, una scaletta fortemente incentrata sulle nuove cose e scarsamente orientata sui brani storici, escludendo le ovvie “Baptism by fire”, “Panzer Division Marduk” (annunciata da Mortuus con un minaccioso “Are you sure you want this?”) e l’infuocata “Slay the nazarene”, con i vecchi dischi rappresentati da “Within the abyss”, “On Darkened Wings” e “Wolves” e “Deme quaden thyrane”, mentre per il resto sono stati i brani nuovi a farla da padrone, con la chiusura affidata a “Souls for Belial”, e nei bis la già citata “Wolves…” e “With Satan and victorious weapons”. Il tutto per un concerto durato circa 1 ora e mezza, stage diving a non finire, pogate forsennate e una presenza scenica buona, con Mortuus autentico mattatore della scena, minaccioso e inquietante sia di voce che sul palco, affiancato dal sempre presente Morgan, che fa il minimo indispensabile con la chitarra per dominare la scena quanto serve.
Tutto perfetto pure per loro dunque? No, non proprio. Ciò che per i Marduk è andato un po’ così così sono stati i suoni. Non erano male, ma la chitarra era un po’ troppo confusa, incapace di emergere bene nei brani veloci e nei brani lenti che suonava troppo impastata ed incapace di tirare quella pacca e quella pesantezza che ci serviva. Certo, la fisicità e la botta in faccia dei brani dei Marduk hanno sopperito alla grande in questo, ed infatti lungi da me nel dire che questo concerto non è stato efficace, ma il particolare dei suoni fa incontrovertibilmente pendere il verdetto di questa sera a favore degli Immolation, che hanno goduto di suoni comunque più definiti e chiari pur se con dei suoni più bassi.
In conclusione, un grande concerto che segna il risveglio post vacanze della musica estrema nel centro Italia, con orari rispettati e due lunghi concerti fatti da bands di tutto rispetto. Peccato solo non aver visto il concerto intero, ma purtroppo il clima è stato quello che è stato...
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