«VenerElettrica»
05.03.2005
Nome dell'Evento:
VenerElettrica
Band:
Luogo dell'Evento:
Rocca Paolina
Città:
Perugia
Promoter:
Venerelettrica Group
Autore:
Cynicalsphere»
Visualizzazioni:
3761
Live Report
Sfatare le credenze popolari e dimostrare che anche il gentil sesso può dire la sua nella musica d’oggi. Non saranno stati certamente questi gli obiettivi primari di “Venerelettrica”, il primo festival internazionale di rock al femminile, ma sicuramente in ogni band partecipante all’evento erano insite queste forti convinzioni. Da sempre infatti il grande pubblico nutre una sorta di diffidenza nei confronti delle proposte musicali provenienti da band “all-female” che non siano necessariamente la canzonetta pop del momento, il disco ballabile nelle discoteche o la musica cantautoriale. Serviva qualcosa che offrisse un diversivo agli obsoleti habitué che radio, televisioni e giornali ci propinano quotidianamente e “Venerelettrica” è riuscita ottimamente in quest’intento, presentando ai numerosi spettatori accorsi all’evento una grande varietà di proposte musicali per tutti i gusti: dal pop al rock, dal metal all’ hip-hop. Bisogna dire poi che durante tutti e tre i giorni del festival, che si è svolto dal tre al cinque Marzo presso la storica cornice della Rocca Paolina di Perugia, di prodotti apprezzabili se ne sono sentiti parecchi. Quattro gruppi mi hanno particolarmente impressionato: Kyuuri, Fujiko, Nagyrev e Roipnol Witch. Tutte band che, più che giovani promesse, si candidano a diventare le future realtà della musica al femminile in Italia. Ma andiamo con ordine e andiamo a raccontare la cronaca di questa kermesse in rosa.
Preceduta da una fitta nevicata pomeridiana, che aveva fatto presagire al peggio, la prima serata di Giovedì 3 Marzo è stata comunque caratterizzata da una vasta affluenza di gente, che, complice anche la curiosità per quest’evento, ha visto alternarsi sul palco le prime cinque band in programma. A rompere il ghiaccio (viste le condizioni meteo, è proprio il caso di dirlo) sono state le Moroxygen, quintetto di vecchia data della scena underground perugina che ha offerto un interessante idillio tra un rock raffinato e melodico ed un grunge di matrice primi anni ’90, concentrando il proprio repertorio su pezzi risalenti al loro ultimo cd “Trasparenze”, con un omaggio finale ai Guano Apes di “Big in Japan”. La prestazione è stata discreta, ma una certa staticità sul palco ha fatto perdere alla band qualche punto. Mi aspetto di più dalle prossime esibizioni, ragazze! Tocca poi alle più mobili e dinamiche Kyuuri, a mio avviso una delle più belle sorprese di tutto il festival. Potenza ed equilibrio tra dolci melodie ed aggressività musicale sono le armi migliori di queste quattro ragazze di Reggio Emilia, protagoniste di un’esibizione più che convincente. Da segnalare le ottime prove della vocalist Alice Cusi e di Chiara Rossi, batterista dalle ottime potenzialità e dotata di un ottimo groove. Ad avvicendare il piece emiliano sul palco è stata successivamente la cantautrice francese Vale Poher, che, accompagnata dalla sua chitarra, ha saputo creare atmosfere delicate e sognanti grazie soprattutto alla sua timbrica vocale calda ed intensa, dando anche spazio ad episodi decisamente più rabbiosi ed emotivi. Seguono poi le teutoniche Velvet June, con il loro rock melodico, condito di stilemi a metà fra il pop inglese e l’alternative, poco graffiante a dir la verità, ma che comunque è stato apprezzato da buona parte del pubblico. Si torna su lidi più prettamente rock quando sul palco è la volta delle Fujiko di Torino, una di quelle band che vorresti vedere nei locali tutte le sere. Energiche e cariche al punto giusto, le quattro torinesi (dovrei dire tre, data la presenza nelle loro fila di un chitarrista) sfoderano una prova impeccabile sotto tutti i punti di vista: tenuta del palco, tecnica ed espressività. Su tutte spicca la prova alla voce di Valeria Perrone, che potrei accostare senza problemi ad un’altra figura carismatica del rock al femminile, come Shirley Manson dei Garbage. In definitiva, veramente notevoli. A chiudere in bellezza ci pensa poi Ginevra Di Marco, che molti di voi ricorderanno tra le fila dei C.S.I e dei P.G.R. di Giovanni Lindo Ferretti. Qui la nostra eroina era chiamata a presentare il suo ultimo lavoro “Disincanto”, che sta riscotendo molti consensi dalla critica specializzata. Il perché di tanto successo lo si può capire dalle atmosfere pacate e dense sapute ricreare dalla sua voce, affascinante, ammaliante a tratti, sicuro marchio di fabbrica di una grande artista. Il concerto della singer toscana, tra sound tipicamente etnico-popolari ed atmosfere raffinate ed eleganti, è stato il degno epilogo di una prima serata sicuramente all’altezza delle aspettative. Ma il meglio doveva ancora arrivare…
La seconda serata di “Venerelettrica” (Venerdì 4 Marzo) infatti era quella che, almeno sulla carta, offriva il programma più interessante, con le esibizioni di Tribad, Roipnol Witch, Flou, Nagyrev e De Overkant a precedere il concerto delle ragazze terribili del rock tricolore, le Bambole di Pezza. Fortunatamente il maltempo concede una tregua, seppur temporanea, e l’affluenza del pubblico si fa decisamente più vasta rispetto alla sera prima. Ad aprire le danze sono state le parigine Tribad, trio artisticamente parlando molto preparato ed originale, con una proposta musicale che miscelava hip-hop, elettronica, funky ed un pizzico di chill-out. Ma un vero artista si dimostra tale anche al di fuori del palcoscenico e certi atteggiamenti da divi del rock potevano essere tranquillamente evitati, specie in contesti come questi. Molto più alla mano e decisamente più in palla le perugine De Overkant, le nostrane “Beach-Girls” tutto pepe ed allegria, che con il loro sound tipicamente anni ’60 hanno scaldato la platea, omaggiando quella grande corrente che è stata il rock di quei mitici anni. Pochi minuti a disposizione, ma a chiunque sarà spuntato il sorriso in faccia, ballando al ritmo del terzetto umbro. E in sala cominciano a vedersi i primi salti. I ritmi cadenzati e leggeri delle De Overkant lasciano quindi spazio alle sonorità più heavy e rocciose delle salernitane Nagyrev, quattro amazzoni dedite ad un Nu Metal-Crossover decisamente al di fuori del contesto generale della manifestazione, ma che per il sottoscritto è stato oro piovuto dal cielo! Avevo letto un paio di recensioni su di loro, dalle quali se ne ricavava un quadro piuttosto positivo. E devo dire di non esser stato deluso: ricordo ancora di aver pensato “Era ora, cazzo!” al sentire le prime note fuoriuscire dalle casse. Una prova più che convincente, alternata tra riff tirati e taglienti (sui quali ho visto tante teste roteare) a passaggi più d’atmosfera (mi riferisco alla cover di Tori Amos “Cornflake Girl”). Ottimo! Viene quindi il turno delle Flou di Reggio Emilia, tra le cui fila ritroviamo Chiara Rossi delle Kyuuri. La loro proposta strizza l’occhio al pop, con apprezzabili riferimenti al rock melodico e ricercato. Anche qui devo purtroppo sottolineare la staticità dei quattro componenti del gruppo (lo so, è un mio pallino, ma mi deprime vedere quattro tronchi sul palco), che comunque hanno sopperito a questa mancanza con un buon sound ed una buona prestazione. Rapido cambio palco ed è la volta on stage delle carpegiani Roipnol Witch, forse la band che più si poteva accostare alle “riot grrrls” dei primi anni ’90 in America. E musicalmente parlando, le nostre non ci vanno tanto lontano: i riferimenti alle Hole prima maniera, L7 e compagnia bella ci sono tutti, anche se dobbiamo sottolineare il tocco molto personale sia delle linee vocali di Martina Guandalini, che del sound generale della band. Poco meno di mezz’ora a disposizione, nella quale il gruppo emiliano s’è fatto apprezzare anche per un riadattamento un po’ più grunge di “Enjoy The Silence” dei Depeche Mode. L’epilogo della serata è stato infine affidato alle Bambole di Pezza, che presentavano al pubblico perugino la loro ultima fatica “Strike”. Le cinque milanesi hanno saputo interpretare alla perfezione il clima di festa che s’è creato nel corso dell’intero festival, offrendo uno spettacolo che ha mandato letteralmente in delirio il numeroso pubblico assiepato nella sala della Rocca. Arriva finalmente il tanto agognato pogo e si assiste anche a qualche stage-diving. Sul palco il five-piece meneghino alterna pezzi di vecchia data (“Crash Me”, “Wendy”, “Sei Tu”, tanto per citarne alcuni) ad altri di nuova fattura, lasciando una traccia del loro passaggio ben stampata nelle orecchie dei presenti! Peccato solo per la chiusura anticipata del concerto, ma la Rocca ha i suoi orari di chiusura (s’erano fatte quasi le 2:00). Vabbè…
Torna a far freddo nella terza ed ultima serata di “Venerelettrica”. Verso le 9 di sera Perugia è avvolta da una fitta nevicata e, complice anche il maltempo, la Rocca è piena come un formicaio. Tutto a vantaggio sia degli organizzatori, che dei gruppi coinvolti per questa serata conclusiva, che prevedeva il concerto di Meg, preceduto dalle esibizioni delle migliori band salite sul palco nelle sere precedenti (Flou, Roipnol Witch, Velvet June e Fujiko), tutte selezionate da un’apposita commissione giudicante. Per prima è toccato alle Flou, che hanno confermato pecche e pregi della serata precedente. Niente di nuovo sotto il sole quindi, ma per lo meno il tiro è stato più deciso rispetto alla scorsa occasione. A seguire, le Roipnol Witch, con il loro look stravagante e sbarazzino, hanno offerto alla nutrita platea perugina una prova buona al punto di meritarsi il premio “miglior voce” dell’intera manifestazione, assegnato alla bassista/cantante Martina Guandalini. Viene successivamente il turno delle tedesche Velvet June, che con il loro pop/rock alternativo hanno saputo guadagnarsi il titolo di “miglior band” della “Venerelettrica”, nonché l’incisione di un singolo presso alcuni studi di registrazione del perugino. Ad avvicendare le quattro ragazze di Francoforte sono poi le Fujiko, protagoniste di un concerto davvero all’altezza della situazione. E non a caso al gruppo è stato assegnato il titolo di “miglior live show”, segno della grande importanza data dalla gente alla presenza scenica di un gruppo on stage. Ed è quindi il turno dell’ultima madrina della rassegna, l’ex vocalist dei 99 Posse Meg, che, dopo l’abbandono della sua band d’origine, ha intrapreso la strada solista ed è tuttora alle prese con la promozione del suo album omonimo, recentemente pubblicato. Rispetto al suo passato artistico, la cantante napoletana si è accostata verso lidi più sperimentali, ambient ed elettronici, strizzando molto l’occhio a Bjork e Massive Attack, senza però abbandonare le sue radici musicali mediterranee, che emergono soprattutto nei testi di quest’ultimo lavoro in studio. L’esibizione ha richiamato moltissima gente, un po’ per curiosità, un po’ perché a Perugia Meg gode di un buon numero di fans. E la prova offerta dalla piccola singer di Napoli non ha deluso le aspettative dei suoi seguaci, che, oltre ad apprezzare i suoi brani più recenti, hanno cantato a squarciagola anche alcune riproposizioni del suo trascorso con i 99 Posse, come la storica “Quello Che”.
Sulle ultime note del concerto di Meg, cala il sipario sulla manifestazione “Venerelettrica”, iniziativa lodevole ed apprezzata dalla molta gente accorsa in tutte e tre le serate, che è servita soprattutto (almeno a mio parere) a tastare il terreno sulla scena rock italiana e straniera. Se da un lato sono rimasto soddisfatto per alcune proposte musicali originali e convincenti, dall’altro però mi devo rammaricare per lo scarso livello tecnico ancora presente in molte giovani musiciste. C’è ancora da lavorare sotto quest’aspetto. Ma la strada non sembra così tanto in salita dopotutto. C’è solo da acquisire esperienza ed i risultati non tarderanno ad arrivare. Appuntamento quindi al prossimo anno, sperando che anche il tempo sia benevolo!
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