(Echo) «Head First into Shadows» [2016]
Recensione
Dopo il primo quanto ottimo “Devoid of Illusion”, tornano a far parlare di loro i bresciani EchO con questo incredibile “Head First into Shadow” che non fa altro che rimarcare il percorso compositivo intrapreso nel 2011. Indubbiamente il cambio di line up confluita con il nuovo cantante potrebbe in qualche modo spingere i più diffidenti a critiche che in ogni caso risulterebbero solamente sterili ma che in realtà fanno di questa sostituzione un’ottima impressione capace di rendere il tutto ancor più bello grazie anche all’ ottima miscelazione vocale tra clean, scream e growl; stessa conferma si ha con le chitarre e con l’ottimo lavoro eseguito con le tastiere decisamente capaci in tutto e per tutto di offrire quella differenza sia nei contesti in cui insistono le atmosfere più delicate che nei passaggi più irruenti. I sei brani presenti nel platter si ascoltano che è un piacere a cominciare dal brano d’apertura “Blood and Skyn”, caratterizzata da un death doom melodico nei contenuti, capace di creare subito quella giusta atmosfera che rivela, in ogni caso e sin da subito, l’ottima interpretazione vocale del cantante in ogni passaggio clean e growl; è poi la volta di “This Place used to Call Home”, un brano che sembra ridimensionare i toni avuti in apertura per i suoi tratti decisamente più progressive e se vogliamo azzardare anche con venature folk. Segue “Beneath this Lake” un brano che appare ricondurci in apertura ad atmosfere gothic appartenenti ai primissimi Paradise Lost per poi orientarsi con un canto clean ai noti contesti doom ma interpretati con andature pulite e non distorte; “Gone”, brano più lungo del platter per i suoi dieci minuti di esecuzione, con un sound lento all’interno del quale appare emergere la magnificenza della band sotto il profilo della maturazione stilistica; il brano risulta suddivisa in due parti, una prima parte decisamente melodico acustica con il supporto di effetti delay piatti della drum e quant’altro può essere utile a creare quella buona e sana melodia che solo questa band sa regalarci e, un secondo momento decisamente orientato più su un post metal. Segue “A New Maze” dalle sonorità decisamente più rock atmosferiche sempre decisamente d’effetto che ci portano al concludente “Order of the Nightshade”dall’apertura acustica decisamente oscura e tenebrosa dove un clean espressivo al massimo trasmette emozioni tutte la ascoltare; si assiste anche al sottofondo lirico al femminile che rende il tutto ulteriormente particolare; il cantato improvvisamente, con il cambio di direzione musicale, si trasforma in growl deciso e aggressivo. Musicalmente ci troviamo di fronte ad un doom particolare e ricco di inventiva, mai scontato, capace di offrire quel giusto impatto emozionante che fa onore in tutto e per tutto agli EchO.
Track by Track
- Blood and Skin 85
- This place we Use to Call Home 80
- Beneath this Lake 80
- Gone 85
- A New Maze 85
- Order of the Nightshade 90
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 85
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
84Recensione di Wolverine pubblicata il 25.06.2016. Articolo letto 1785 volte.
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