Ad Vitam «Stratosfear» [2016]
Recensione
Il quintetto sardo Ad Vitam esordisce con questo primo full intitolato “Exosfear” offrendoci sin dai primi istanti di ascolto una certa aggressività forgiata sotto forma di death metal progressive che richiama sotto diversi profili tutta la propria innata ed incredibile creatività influenzata prevalentemente da sonorità melodiche e sinfoniche. L’intero platter è caratterizzato, nei suoi ben tredici brani, anche da contesti e parodie generate dal synth che apporta non pochi contesti dark all’intero lavoro. Le rimiche appaiono miste tra blast beats e profili maggiormente più moderati, le chitarre generano in maniera più che degna accordi intensi ma anche alternati su puntate melodiche dal risultato appagante. Anche la parte vocale è di tutto rispetto anche se in alcuni casi tende un po’ troppo ad azzardare su tonalità non troppo appropriate. In ogni caso i contesti strutturali dei brani complessivamente appaiono ben variegati a cominciare dal primo “Exosfear”, un lungo intro quasi epico che anticipa la successiva “There Was Blood Everywhere”, un brano assolutamente di matrice death black metal all’interno del quale si sviluppano delle sonorità melodiche generate dal suono del synth che, come sopra detto, si rileva uno strumento ai limiti dell’essenziale per le tematiche armoniche adottate nel platter della band. Segue “Bite me immortal”, altro brano prettamente death metal all’interno del quale il contesto dark armonico generato dal synth rende il tutto maggiormente melodico e di facile apprendimento; altri brani da ricordare sono senza ombra di dubbio “Six Feet Under My Sins” dove la band è maggiormente orientata a generare contesti progressive ricchi di atmosfere generate, ancora una volta, dal synth; altro brano da ricordare è anche “Plagues of nothing” all’interno del quale meritano apprezzamenti le doti di ogni singolo strumentista che riesce in maniera significativa a catturare l’attenzione dell’ascoltatore dirottandola su contesti che spaziano dal progressive a contesti death black metal; da ammirare in questo brano il lavoro eseguito con il basso; con “Spektrum Waltz” la band si diletta maggiormente con sonorità più propense al black metal sempre dai contenuti rispettabilissimi; anche la conclusiva “Fall of Collective Consciousness” merita apprezzamenti per le sue particolari andature sempre riconducibili a dark, black e ovviamente death metal genrato dalle incredibili ritmiche delle chitarre. Un lavoro d’esordio che va apprezzato particolarmente per la dinamica con cui i singoli brani prendono corpo nel corso dell’ascolto e che lascia ben sperare anche per un prossimo futuro lavoro.
Track by Track
- Exosfear 70
- There Was Blood Everywhere 65
- Bite Me Immortal 65
- Join Me In Farewell 65
- Chronosfear 65
- Six Feet Under My Sins 75
- Under A Cypress Root 70
- Plague of Nothing 75
- Mesosfear 65
- Spektrum Walz 75
- Inception 70
- Stratosfear 70
- Fall Of Collective Consciousness 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
69Recensione di Wolverine pubblicata il 20.02.2016. Articolo letto 1773 volte.
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