Aquiver «Frames» [2017]
Recensione
Sonorità moderne, nella tipica attitudine delle nuove band che si affacciano nella scena underground nazionale, è anche questo lavoro degli emiliani Aquiver con il loro progetto intitolato “Frames”, all’interno del quale ben si percepisce la propensione della band ad unificare metal al rock oltre a qualche passaggio più propeso verso il pop. Undici brani per quasi tre quarti d’ora d’ascolto, delineano con semplice attitudine la capacità di questa band a trasmetterci quasi in prima persona la propria emotività aggrappata ai singoli cambiamenti individuali vissuti da ciascun membro che proviene da esperienze con altre band; in ogni caso, al di là della struttura dei singoli brani, le cui andature non appaiono mai esasperate o sin troppo similari, la band riesce attraverso passaggi più moderati a trasmetterci le proprie sensazioni facilmente emergenti sin dall’analisi dell’artwork che rappresenta in sostanza l’anima e il corpo interiore di ogni brano. L’ascolto offre momenti particolarmente riflessivi generati soprattutto dall’ottimo lavoro del clean, la cui espressività, unificata alla nitidezza e semplicità del sound riescono ad offrire piacevoli passaggi ricchi di melodici e soprattutto di elementi emozionanti. Dunque ritmiche vive e non ristagnanti offerte da riff semplici che di tanto in tanto vanno ad accendere elementi strutturali delle migliori esperienze internazionali attualmente sul mercato. Brani che in sostanza rispecchiano molto la tradizione americana a cui siamo abituati sui film con protagonisti giovani adolescenti ribelli alla ricerca di imporsi in un mondo a loro particolarmente ostile; “Drawning Circle” rispecchia molto l’atteggiamento predetto; molto tirata e particolarmente più propesa al metal moderno è “Fall From Grace” mentre “No More Words” si spinge quasi sul piano della ballad con immancabili richiami al pop rock; “ A Million Red Light” è forse un esempio che pare ricongiungersi molto all’hardcore ma piacevole nella soluzione; nuovo ritorno al pop rock si ha con “Moving Emotion” mentre “The One”,molto orecchiabile nei contenuti, offre un doppietta tra chitarra e batteria non accademica ma indubbiamente dal giusto impatto; interessante anche la conclusiva “Empty Space” per la buona intensità che la caratterizza. Un esordio interessante, ben realizzato, che trova in ogni caso maggiore comprensione, purtroppo, su scenari underground internazionali.
Track by Track
- Absence S.V.
- CaSo 70
- Save Your Day 65
- Drawing Circles 75
- Fall From Grace 75
- Downfall S.V.
- No More Words 65
- A Million Red Lights 75
- Moving Emotions 70
- The One 70
- Empty Space 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
70Recensione di Wolverine pubblicata il 01.03.2018. Articolo letto 2142 volte.
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