Arya «For Ever» [2020]

Arya «For Ever» | MetalWave.it Recensioni Autore:
reira »

 

Recensione Pubblicata il:
11.11.2020

 

Visualizzazioni:
892

 

Band:
Arya
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Titolo:
For Ever

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Virginia Bertozzi – voce solista
Luca Pasini – chitarra, basso, voce, tastiere, programmazione, suoni ambientali
Simone Succi – chitarra, voce solista, rumori vari
Paolo Sanchi (Built-In Obsolescence) – voce solista in Lost War Song
Riccardo Ardolino – voce recitante in Landslide
Registrato a Rimini e Roma da Aprile 2019 a Giugno 2020
Musica scritta, prodotta e registrata da Arya
Testi – Luca Pasini
Mixaggio – Luca Pasini
Mastering – Simone Succi
Artwork – Luca Pasini

 

Genere:
Progressive Metal / Experimental / Rock

 

Durata:
1h 3' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
20.10.2020

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione


Era l’estate del 2018, poco dopo l’uscita di Endesires, gli Arya si sono disgregati e allontanati.
Con il passare del tempo Luca Pasini e Simone Succi hanno deciso di rimettere insieme i cocci e riprovare a suonare. Alcuni dei brani che hanno composto in quel periodo fanno parte dell’EP Zero (fine 2019), il restante materiale è stato completato grazie all’aiuto della prima cantante del gruppo, Virginia Bertozzi.
I testi di For Ever non sono superficiali e andrebbero ascoltati con il giusto rispetto. Si narra di abbandono, ingiustizia e impotenza, sconfitta e frustrazione.
Una sorta di autoriflessione che porta la band a sfogarsi appieno per trovare, forse, un pò di meritata tranquillità.
Ci aspetta quindi un compito arduo dato il contenuto dell’opera, ma andiamo per gradi.

Easter Day inizia con un gran caos che lascia spazio e si alterna a un cantato femminile trascinato e un po’ calante, il risultato è qualcosa di indefinibile e, a mio avviso, ben poco convincente.
Flares è leggermente più equilibrata, ma nel ritornello c’è qualcosa che non funziona adeguatamente, forse la voce maschile che invece di risultare grintosa , suona ben poco intonata e fastidiosa.
Thymian potrebbe avere un potenziale, ma anche qui qualcosa sembra collimare: a parte alcuni momenti in cui la voce sembra avere difficoltà con i toni più bassi, ma pare che la melodia in sé si discosti da quanto cantato.
Survivor Syndrome sembra scorrere meglio dei predecessori, più sensata e coerente, peccato per quella voce gridata che ogni tanto emerge perché, per il resto, il risultato è non è male.
Lost war song possiede una valida energia, è presente anche dello screaming e varie influenze tra black-death e gothic metal: forse il brano più riuscito sino ad ora.
Golem ha un qualcosa dello stile di Bjork, ma nuovamente emerge una strana percezione in cui la cantante vada in una direzione e la musica da un’altra parte e ciò, oltre a confondere, rende pesante tutto l’ascolto.
Like insect, meat è una distorsione che genera un suono prolungato di due minuti il quale risulta abbastanza noioso e ricorda una zanzara o simili, scelta singolare.
Drama parte improvvisamente, gridata e ricoperta di suoni e cambi di tempo, solo la cantante cerca di salvare una situazione precaria e altamente incomprensibile.
Con Roma arriviamo al noise puro e crudo in cui diventa poi arduo definire lo stile adottato, certo è che si respira un’atmosfera malsana e pesante.
Landslide si muove con più facilità su note progressive e sperimentali, un pò più “arrivabile” rispetto ad altri momenti dell’album .
To my friends and me è un capitolo che potrebbe funzionare anche abbastanza bene, le chitarre convincono e il ritornello è liberatorio e rabbioso, ma l’aspetto vocale pare al limite della stonatura e ciò disturba non poco in determinati momenti.

Cerco sempre di essere una persona obiettiva nel dare un giudizio, soprattutto su questo genere di lavori perché so bene quanta fatica e impegno i musicisti ci mettono. Non da meno, quando si affrontano tematiche forti ed esistenziali, provo una certa empatia che mi apre la mente a tutti i generi possibili.
Fatta questa doverosa premessa nel rispetto di quanto trattato, For Ever è un disco difficile sotto tutti i punti di vista. Inutile indorare la pillola e dirsi che è per “orecchie fini”: questo tipo di ascolto sfinisce.
Potremmo parlare dell’atmosfera che, ovviamente, rimane costantemente e coerentemente pesante, tetra e rabbiosa.
Potremmo dilungarci sul fatto che non si capisca bene chi interpreti realmente la voce principale e perché vengano usati certi toni, certe grida che a lungo andare sanno di artefatto e perdono il loro perché.
Onestamente, credo ci sia un potenziale dietro a tutto questo, ma ritengo anche che fare un disco di tale durata così denso di negatività, distorsioni, suoni finto grezzo e cantato a volte disturbante, non porti veramente a qualcosa.
Sicuramente la genuinità che traspare tra le righe è da tenere in considerazione, ma non basta a motivare il senso di alienazione e di negatività che ti lascia l’ascolto di questo lavoro.
Non si può produrre musica pensando esclusivamente al proprio vissuto e ai propri sentimenti (negativi, ribadisco), bisogna anche rendersi più potabili e comprensibili, ovviamente senza snaturarsi.
Detto questo, mi dispiace, ma non me la sento di consigliare For Ever.

Track by Track
  1. Easter Day 50
  2. Flares 50
  3. Thymian 50
  4. Survivor Syndrome 60
  5. Lost war song 60
  6. Golem 55
  7. Like insects, meat 45
  8. Drama 55
  9. Roma 55
  10. Landslide 60
  11. To my friends and me 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 55
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
56

 

Recensione di reira pubblicata il 11.11.2020. Articolo letto 892 volte.

 

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