Bastian «Among My Giants» [2014]

Bastian ŤAmong My Giantsť | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
03.11.2014

 

Visualizzazioni:
2932

 

Band:
Bastian
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Titolo:
Among My Giants

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Sebastiano Conti :: Guitars

Guests:
Michael Vescera :: Vocals
Mark Boals :: Vocals
Vinnie Appice :: Drums
Thomas Lang :: Drums
John Macaluso :: Drums
Giuseppe Leggio :: Drums
Corrado Giardina :: Bass

 

Genere:
Rock / Hard Rock / Heavy

 

Durata:
1h 9' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2014

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Tagliamo direttamente al punto: guardate la formazione di quest’album e chiedetevi com’è possibile che “Among my giants” di Sebastiano “Bastian” Conti, chitarrista siculo, sia poco più che carino! Sinceramente già prima di ascoltare l’album sono un po’ spiazzato, perché per recensire l’album mi è stato dato un link di soundcloud e basta, senza né note biografiche né indicazioni di qualsiasi genere, tipo quale special guest canta su quale canzone.
Ma a parte questo dettaglio che ho trovato un po’ antipatico se si vuole recensire un album con tali ospiti, la risposta riguardante la solo parziale riuscita di “Among the giants” è che sulla carta questo disco poteva essere una bomba, ma semplicemente non è abbastanza competitivo sotto diversi punti di vista. Anzitutto, le composizioni: secondo me Bastian può essere più selettivo, perché compone troppo, screma poco e i brani in definitiva possono essere alzati dal punto di vista dello standard qualitativo; troppe volte l’ascolto di questo cd rivela canzoni che sì sono carine, ma che non sono sorprendenti e che potevano essere molto più curate nei dettagli. Il miglior esempio per esprimere ciò che dico si può vedere in “The Fisherman”, una canzone tipo ballad da cantare che poi evolve per lasciare spazio al chitarrista, in questo brano mi sarei aspettato un trasporto delle atmosfere e dei suoni per farlo arrivare all’apice, ma ciò non avviene: l’assolo viene lasciato acustico e per questo non risalta come dovrebbe né l’assolo né il brano. Questa mancanza è presente in quantità minore negli altri brani, e conferisce all’album uno sgradevole feeling di “si poteva fare meglio”.
Ma purtroppo c’è di più, ovvero i suoni e a volte anche le capacità tecniche del chitarrista. Per quel che riguarda i suoni, più di una volta si può sentire una chitarra troppo nascosta nelle canzoni e che non ha a sufficienza il suo spazio né a livello di sovraincisioni o di arrangiamenti, né a livello proprio di volume, e purtroppo molte volte si ha l’impressione che le canzoni risaltino più per i loro guests soprattutto vocali che per il lavoro della chitarra. Una chitarra che tra l’altro alle volte suona strana in fase solista: sarà per la qualità sonora inferiore rispetto alla voce e agli altri strumenti, ma a volte mi chiedo cosa voleva fare il signor Conti, visto che main riffs come quello di “Hamunaptra” e di “Soul hunters” sembrano suonati benino ma decisamente potrebbero essere suonati meglio, andrebbero bene come linea guida per registrarci su gli altri strumenti, ma non di più; stesso discorso per gli assoli: non sono suonati male ma neanche benissimo, sembrano fatti alla veloce e certe volte a me sembrano proprio brutti, come per esempio quelli di “Odyssey”, “The Fisherman” e soprattutto di “Justify Blues” che per me è totalmente fuori scala. Solo a volte, come in “Sexy fire”, “The beach” e “Magic rhyme” le canzoni sembrano ergersi dalla media, ma purtroppo ci sono anche canzoni più incolori, come “Tambourine song”, la cui voce troppo alta nel ritornello penalizza il brano.
Non c’è un errore fatale in questo disco, ma semplicemente di tutte le armi di “Among my giants”, nessuna è letale e tutte vanno sviluppate e fatte meglio. Non saprei sinceramente se bocciare quest’album, mi dispiacerebbe, ma sminuirlo assolutamente sì. In questa branca musicale la perizia tecnica e l’assoluta precisione nei dettagli sono tutto, e qui ne portano parecchia i guests e poca il Signor Conti, la cui musica reclama a gran voce degli interventi per sviluppare i propri brani. Insomma: ascoltatelo e fate voi, ma per me l’acquisto non è per niente imprescindibile.

Track by Track
  1. Odyssey 60
  2. Mother earth 60
  3. Hamunaptra 65
  4. Tambourine song 55
  5. Secret and desire 60
  6. Sexy fire 65
  7. Lights and shadows 60
  8. Justify Blues 55
  9. Magic rhyme 60
  10. The beach 65
  11. The fisherman 60
  12. Song of the dream 65
  13. Soul hunters 60
  14. An angel named Jason Becker 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
61

 

Recensione di Snarl pubblicata il 03.11.2014. Articolo letto 2932 volte.

 

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