Bretus «The Shadow Over Innsmouth» [2015]
Recensione
I Bretus, veterani calabresi forgiatori dell’arte del Doom Metal ci rimpinguano gli animi con la loro seconda realizzazione dal titolo “The Shadow Over Innsmouth” nella quale si imbattono, ben riuscendoci, nel mondo mistico di H.P. Lovecraft reinterpretando il racconto intitolato “La maschera di Innsmouth”. Questa volta il clima è mistico, surreale, nebbioso, tanto quanto il misterioso patto fatto dagli anziani della tetra e umida cittadina portuale di Innsmouth nel Massachusetts con le creature demoniache provenienti dal mare. Dal platter proposto trasuda l’angoscioso stato psicologico dell’autore immesso nella storia e che ora viene rievocato con un Doom, a tratti quasi stoner, lento e profondo in grado di entrare nell’inconscio e nel mondo immaginario dell’ascoltatore; un elemento che spesso emerge dalle tracce è forse dato dalla presenza di svariate pause che finiscono per rendere l’album a tratti monotono nonostante l’inserimento di brevi lead o elementi allucinogeno - psichedelici che però riescono a risolvere parzialmente il problema. In ogni caso il sound, nella sua omogeneità, rimane incisivo sino ad un certo punto mentre il cantato appare pienamente confacente al clima generato che è al limite dell’irrealtà tanto da ricordarci a tratti un po’ sia Ozzy Osbourne che Lee Dorian. Dopo un intro, primo dei brani è “The Shadow over Innsmouth” che apre subito in maniera intrigante con un doom eseguito perfettamente con tratti un po’ in chiave blues dove il cantato un po’ vibrante si contraddistingue immediatamente mettendo in chiaro questa sua particolarità. E’ poi la volta di “Captain Obed Marsh” dall’andatura molto lenta che ci ricorda parecchio i primi Black Sabbath ; “Zadok Allen” invece dall’inizio acustico molto lento e nebbioso apre poi ad un riff che ci ricorda molto i BLS in “1919 Eternal” e che viene ripetuto spesso come intermezzo nell’intero brano; “The Oath of Dagon” con altro intro in acustico che poi prende bene il via grazie anche al sound sempre ben pregno e carico di doom. Ottima è la performance offertaci da “ Gilman House” con un dark’n’doom a palate servito da un riff cupo che a poco a poco si accende e offre un buon risultato; con la vivace “The Horrible Hunt” i Bretus ci dimostrano una buona e facoltosa attitudine anche alla ritmica più veloce rispetto ai precedenti brani; il lavoro si conclude con “Final Journey” brano cupo il cui andamento ci riporta direttamente nel porto di Innsmouth tra gli odori di alghe marce e un clima umido e nebbioso quasi horror. Il lavoro, nella sua struttura compositiva e nel portamento in generale, rappresenta un discreto lavoro anche grazie all’ambientazione e all’ispirazione tratta da H.P. Lovecraft; un full lenght che consiglio ai fan di questo genere musicale.
Track by Track
- Intro 65
- The Course of Innsmouth 75
- Captain Obed Marsh 75
- Zadok Allen 65
- The Oath of Dagon 75
- Gilman House 75
- The Horrible Hunt 70
- A Final Journey 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
71Recensione di Wolverine pubblicata il 09.05.2015. Articolo letto 1915 volte.
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