Buioingola «Il nuovo mare» [2017]
Recensione
A farci respirare un clima fatto di deliranti angosce ed insicurezze, con un sovraccarico di sonorità frutto di miscele racchiuse tra post punk, dark, black, shogaze, doom, post ambient decisamente glaciali, ci pensano i Toscani Buioingola con l’uscita di questo “Il nuovo Mare”, un album che, come rilasciato dalla stessa band, sarà probabilmente un ultimo lavoro. Le sette tracce proposte, narrate in un vocale che si avvicina ad una specie di growl in lingua madre, offrono delle sensazioni decisamente dispersive, ben compattate dall’incredibile sonorità offerta fatta, come poc’anzi si accennava, da spasmi sonori e agonizzanti, unici nel loro genere, opera di specialisti che sanno cosa fare per demolire e inquietare non poco il subconscio dell’ascoltatore, senza improvvisarsi per fare colpo o scena. Un rituale all’interno del quale il buio e le tenebre rappresentano, diversamente dai normali canoni, un conforto, una speranza per rimanere in vita; le vorticose note suonate dalla chitarra, quasi sperimentali ma dal corretto impatto sonoro, unificate al lavoro del synth, riescono a forgiare una melodia unica nel suo genere che va solamente ascoltata e apprezzata al meglio per carpirne l’effetto e la sensazione che vuole trasmettere. Il disco apre con “Polvere”, un brano sensazionale dall’inizio alla fine per quelle sue particolari iniziazioni shoegaze, poi estremizzate al meglio su un contesto sonoro tra misto tra black e quanto di più oscuro si può realizzare con l’annesso parlato growl dall’effetto incredibile; segue “Latenza”, dall’apertura questa volta più black metal, esasperata sino alla sua metà per poi mutare assetto e consolidarsi su ambientazioni più dark e post metal; l’ascolto prosegue poi con la successiva “Irriconoscibile”, esasperato dall’inizio alla fine, fatto di altalenanti sonorità tra shogaze, black metal e ambient; il trio non smette di sorprendere neanche con “Attesa”, la cui apertura inquietante non lascia spazio a nessuno, si vive un qualcosa di inquietante, fatta di sonorità anche in modalità organo e prive di qualsivoglia parlato, che ci portano a raggiungere “Eclisse”, dall’assetto decisamente diverso dalla precedente, dove a prendere il sopravvento strumentale ci pensano questa volta sonorità incentrate in un ambient misto a doom e dark non prive questa volta di growl; si prosegue poi con “Silenzio”, un brano nuovamente improntato su black misto a doom che ci porta al conclusivo “Il Giorno dopo”, altra inquietante parodia questa volta generata da alcuni arpeggi di chitarra acustica secchi, aridi, malinconici e maledettamente oscuri nella loro proposizione sempre più inebriata in un vortico in crescendo di sonorità ambient shogaze inquietanti. Un disco che, contrariamente a quanto affermato dalla band, ci auguriamo non essere l’ultimo sia per la ricca personalità e singolarità che lo contraddistingue sia per l’effetto che trasmette a chiunque lo ascolti.
Track by Track
- Polvere 80
- Latenza 85
- Irriconoscibile 80
- Attesa 90
- Escisse 85
- Silenzio 85
- Il Giorno Dopo 90
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 85
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
84Recensione di Wolverine pubblicata il 01.04.2017. Articolo letto 1464 volte.
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