Calico Jack «Panic in the Harbour» [2013]

Calico Jack «Panic In The Harbour» | MetalWave.it Recensioni Autore:
MrSteve »

 

Recensione Pubblicata il:
09.11.2013

 

Visualizzazioni:
2127

 

Band:
Calico Jack
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Titolo:
Panic in the Harbour

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Giò - vocals
Toto - Rhytm Guitar
Melo - Lead Guitar
Ricky Riva - Bass
Dave - Violin
Caps - Drum

 

Genere:
Pirate / Folk Metal

 

Durata:
24' 31"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
05.10.2013

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Forse sono io che mi illudo, ma mi pare che il sottogenere folk stia vivendo un periodo d'oro al momento. Parecchi gruppi seguono la strada aperta dai Folkstone, e il panorama di gente in kilt più o meno storicamente realistici si è allargato molto in questi anni.
Un gruppo pirate folk è già parecchio più raro. Siamo davanti a un EP di quattro canzoni, con uno stile molto ruvido: oltre a chitarre davvero graffianti, l'unico strumento aggiunto è il violino, e sommato al cantato in growl e alle strizzate d'occhio al metal vecchio stile (per restare in tema, siamo nei mari in cui navigavano i Running Wild con spruzzate thrash dalla cima delle onde), gli danno un tocco particolarmente scarno e rozzo all'interno del panorama, ma gradevole e molto appropriato visto il tema. La capacità di scrivere chorus coinvolgenti, delle parti di violino ispirate e una sana dose di autoironia lo rendono un ottimo ascolto per chi, come me, è appassionato al genere, ma non è tutto oro quello dentro al forziere.
E qui mi tocca scrivere dei difetti. Innanzitutto, non tutte le parti hanno lo stesso livello di cura, e per quanto rari ci sono momenti in cui la qualità complessiva vira il timone nella direzione sbagliata (soprattutto in caso di canzoni un po' lunghette), e la sonorità risulta un po' troppo vuota retta solo dalle chitarre, ma nulla che un po' di buona produzione non possa gestire e comprensibile per un gruppo agli esordi. Non condivido affatto la scelta dello stile vocale, però: di per se il growl è realizzato in maniera sufficientemente buona, ma come stile si presta poco al genere. Credetemi se vi dico che il ritornello di House of Jewelry è uno dei più promettenti che abbia mai sentito tra gli esordienti, ma la grossa difficoltà nel distinguere le parole non gli rende giustizia. Chiamatelo gusto personale, se volete, ma mi sembrava giusto farlo notare.
Conclusioni: buono il progetto, buone le tematiche, mi piace anche il basso (e questa è una sorpresa), ma c'è bisogno di un po' più cura e di gettare un occhio anche alla voce. Se riescono a spuntare i difetti, a decidere una linea più solida e a proporre per bene la loro immagine (ragazzi, jeans e maglietta non fanno scena) potremmo davvero avere una rivelazione davanti. Altrimenti, solo un paio di buoni album underground e qualche scheletro che affiorerà sulla spiaggia.

Track by Track
  1. Where Hath th' Rum Gone 75
  2. House of Jewelry 80
  3. Grog Jolly Grog 70
  4. Deadly Day in Bounty Bay 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
75

 

Recensione di MrSteve pubblicata il 09.11.2013. Articolo letto 2127 volte.

 

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