Carved «Kyrie Eleison» [2016]
Recensione
Direttamente da La Spezia i Carved ci presentano la loro seconda creazione intitolata “Kyrie Eleison” il cui nome apparentemente ed a primo impatto potrebbe indurre il lettore a ricondurlo a qualche personaggio mitologico mentre in realtà si tratta di un nome derivante dal greco che significa “Signore abbi benevolenza”; al di là dell’origine religiosa del titolo, la band ripropone il suo più che collaudato, nonché ottimo death metal melodico, già oggetto della precedente uscita “Dies Irae” confermandoci ancora una volta la propria conclamata capacità. Ed infatti dall’ascolto del lavoro ciò che emerge sin da subito è l’ottima musica che il quintetto forgia tra ritmiche in puro stile death metal ottimamente supportate dal singolare lavoro sia delle chitarre che della batteria con l’aggiunta delle magiche atmosfere realizzate dalla splendide orchestrazioni; viole, violini, pianoforti, arpeggi di chitarra, rappresentano in sostanza quel tocco di personalità che la band va ad aggiungere ad un già squisito quanto compatto death metal con un risultato tutto da ascoltare. I ben dodici brani propostici in questo concept album vanno in sostanza ad accompagnare un percorso già cominciato con il precedente full lenght all’interno del quale il protagonista durante il suo viaggio incontra creature mitologiche e quant’altro imbattendosi sulle stesse. Un’ora abbondante di ascolto per percorrere quindi quest’avventura dal sapore magico e ricca di inaspettati contesti musicali tali da fregiare il lavoro come uno dei migliori del periodo sia per il songwriting che per l’altrettanta ottima preparazione della band. L’apertura del disco è affidata ad un intro “Viaticum” in cui prendono il sopravvento un metal non troppo irruento supportato da una pacata orchestrazione di natura classica che va ad anticipare il primo ed effettivo “Malice Striker”, all’interno del quale sin da subito un death metal compatto propone un’andatura dinamica unificata ad una altrettanta proposta mista prevalentemente tra clean, scream e growl, mai troppo esasperata, ben bilanciata nel corso dell’intero ascolto; è poi la volta di “ Lilith”, dove un potente riff detta legge all’andatura successiva unificata anche con una dolce melodia eseguita con violini e un ritornello decisamente vincente nel contenuto; si continua poi con “The Burning Jole” e la successiva “Heart of Gaia”, due brani che si differenziano nel loro interno tra splendide cavalcate death metal, compatte sincronizzate al massimo per il primo ed una musica decisamente più pacata e soave il secondo; l’ascolto prosegue con la successiva “Swamp” un altro splendido esempio di modernità sia per tecnica che per sound, sensazione quest’ultima che si ritrova in pratica in tutti i brani di questo lavoro. Si prosegue poi con “The Dividing Line”, un brano dall’inizio apparentemente oscuro ma si seguito ottimamente orchestrato tra andature death metal e classicità; ottima ancora una volta la parte vocale in questo brano prevalentemente in veste growl; da ricordare ancora anche l’oscura “The Hidden Ones” per lo splendido contesto atmosferico realizzato anche con l’ottimo pianoforte pur sempre alternato da un ottimo death metal; un po’ di epicità mista ad un suntuoso death metal ci viene proposta da “Camlann” che ci porta poi direttamente alla conclusiva sorpresa di “The Bad Touch”, cover dei Bloodhoung Gang dell’ormai lontano 1999, che ci conferma nuovamente l’ottima tecnica della band; il disco è un ottimo esempio di death metal melodico di buon livello, con tanta tecnica e altrettanta personalità.
Track by Track
- Viaticum S.V.
- Malice Striker 80
- Lilith 80
- The Burning Joke 80
- Heart of Gaia 85
- Swamp 80
- The Dividing Line 80
- Absence 80
- Faith 85
- The Hidden Ones 80
- Calmann 80
- The Bad Touch 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 80
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
81Recensione di Wolverine pubblicata il 13.11.2016. Articolo letto 2223 volte.
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