Coil Commemorate Enslave «L'Infinita Vanità del Tutto» [2014]

Coil Commemorate Enslave «L'infinita Vanitą Del Tutto» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
20.06.2014

 

Visualizzazioni:
1904

 

Band:
Coil Commemorate Enslave
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Titolo:
L'Infinita Vanità del Tutto

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Consalvo :: drums guitars bass vocals
Amnesia :: guitars
The Scar :: Vocals

 

Genere:
Black Metal

 

Durata:
59' 26"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
08.05.2014

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Chissà se dopo gli Ecnephias, la basilicata non si riveli un altro scrigno di metal bands promettenti... sì perché i Coil Commemorate Enslave vengono da Matera, e propongono un full length che condensa 9 tracce in poco meno di un’ora di musica Black Metal che si sforza di mostrare capacità e personalità per buona parte dell’album di debutto, che se non erro dovrebbe anche essere il debutto discografico in assoluto.
L’ascolto dell’album denota una band che è naturalmente predisposta ad un feeling depressive, magari senza l’estremismo di ritmica o di voce, ma lo stile dei riffs è quello, arpeggiato a volte, o comunque adagiato su un mood triste, su cui però i CCE aggiungono diverse influenze. È ad esempio il caso delle ritmiche darkthroniane ma nervose nell’opener “Amarissima...”, oppure la bruciante ripartenza a 2:15 della terza canzone, finanche a parti tipo Immortal nella quarta canzone. Si potrebbero citare le caratteristiche delle tracce e l’elemento diversificatore per ognuna di queste, caratterizzato da un’atmosfera diversa, o da influenze che virano abilmente le soluzioni stilistiche della band, rendendo dunque il disco cangiante da canzone a canzone, ma non per questo confusionario, il che non è poco per una band debuttante, e che soprattutto non sembra temere la lunga durata grazie a dei riffs sempre a tiro, che suonano personali e ben studiati, tutt’altro che generici.
In altre parole: “L’infinita vanità del tutto” è un disco ben fatto, piacevolmente bagnato da una qualità sonora non triggerata e non moderna, ma per niente tipica da rehearsal: si tratta di un suono vero e fatto in sala prove e non al pro tools ma comunque proposto in maniera più che decente e con tutti gli strumenti più che udibili, che fanno risaltare al massimo le canzoni, delle quali direi che il picco è dato dall’accoppiata “C.C.E. parte II” e “Il tramonto della luna”. Un difetto, del tutto marginale, è che a volte la band tende a immettere elementi diversi nelle loro composizioni, che a volte pur se funzionanti sono un po’ scollati dal resto delle influenze compositive. Ma si auspica che questo venga sanato nel prossimo album, insieme magari a titoli delle canzoni proposte in un italiano non sbagliato, ma troppo poetico o improbabile.
Insomma: “L’infinita vanità del tutto” è un disco dal forte sapore underground, piacevole e sufficientemente personale, capace di interessare gli amanti del Black Metal interessati alla personalità senza disdegnare l’umore cupo del depressive, ed è a costoro che quest’album è consigliato. Un buon inizio per una band promettente.

Track by Track
  1. Intro 65
  2. Amarissima allor la ricordanza 70
  3. Chiamata fosti lamentata e pianta 75
  4. Mia lacrimata speme 75
  5. C.C.E parte II 80
  6. Il tramonto della luna 80
  7. Amore e morte 75
  8. Lentae Genistae 75
  9. A se stesso 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 80
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
74

 

Recensione di Snarl pubblicata il 20.06.2014. Articolo letto 1904 volte.

 

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