Dangerego «Special Dreamer» [2016]
Recensione
Strano questo secondo album dei Fiorentini Dangerego, che hanno pubblicato un secondo album, questo “Special Dreamer” di quasi 53 minuti e che per tutta la durata dell’album ci propone un esempio di Rock Anni 90 molto accomunabile a cose tipo Soundgarden, con dei suoni effettivamente in quello stile.
Tuttavia, l’album è un costante va e vieni di ispirazione musicale: qua e là si sentono dei buoni brani e buoni passaggi, come per esempio le prime due canzoni a parte l’intro, ma poi c’è una “Special Dream” che va bene finché non c’è uno stacco acustico che unisce in maniera un po’ pedestre due parti diverse della canzone, l’ho sentita e risentita e a me non convince: è forzata e smorza parecchio la naturalezza del brano. E da qui in poi, tutto il cd è così, con certi brani riusciti e poco dopo uno che non mi convince, come per esempio la buona “I’ll stand here” e “Red Dawn”, entrambe più esemplificative del sound della band, che però si alternano ad una “Winter’s come” dotata di una seconda parte meno efficace, e una “Euphony” che sarebbe buona se non fosse per il fatto che è troppo lunga e anche un po’ troppo ritoccata con l’orchestrazione. E neanche la parte finale dell’album è scevra da questo difetto, con una “Black Soul” che mi sa di filler, una “The road...” molto bella, l’undicesima canzone evitabile e l’ultima canzone buona malgrado una conclusione un po’ goffa. In pratica, “Special Dreamer” è come la sua copertina: come idee è buono, ma se certe cose sono ben riuscite altre lo sono molto meno e rendono il tutto meno comprensibile e per questo meno riuscito. Non aiuta una certa monodirezionalità compositiva.
Insomma: il secondo album dei Dangerego è strano, a volte è troppo istintivo e sembra usare troppo la prima cosa che ai compositori è venuta in mente, altre volte sembra osare troppo poco e sembra poco lavorato, e come conclusione si ha che secondo me ci sono troppe canzoni, probabilmente una decina di minuti di troppo, e per quanto non sia male risulta anche pretenzioso a volte. Potrebbe piacere agli amanti del rock anni 90 targato Stati Uniti, ed è a loro che consiglio l’album, ma per me i troppi passi falsi lo rendono meno godibile di ciò che poteva essere e dare.
Track by Track
- The Death of thoughts (Part 1) - Intro S.V.
- Blackheart hotel 70
- Everything comes to life 75
- Special dream 65
- I’ll stand here 75
- Winter’s Come 65
- Red Dawn 75
- Euphony 65
- Black Soul 65
- The road to Stockholm 75
- A trail of tears 60
- Broken Bones 65
- The Death of thoughts (Part 2) - Outro S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
67Recensione di Snarl pubblicata il 18.06.2016. Articolo letto 1684 volte.
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