Death Dies «Stegoneria» [2023]
Recensione
Quando leggo le parole Death Dies penso al titolo del brano inserito nella colonna sonora di profondo Rosso dei Goblin, chissà se la storica band italiana in questione ha preso il nome proprio da questo immortale pezzo, ma vedendo le passioni e l'età anagrafica del batterista, Demian De Saba e del chitarrista Samael Von Martin, membri fondatori, mi convinco che è molto probabile. Prima o poi magari lo scopriremo.
Quindi stiamo parlando dei Death Dies, una band padovana ormai nota ai più attenti sostenitori del black metal italiano del nuovo millennio, che fonda le sue radici già nella metà degli anni novanta, derivando dai rami di band ancor prima attive nell'underground come Evol e Satanel.
È doveroso spolverare il cammino di questi temerari musicisti per parlare del nuovo album, in uscita ufficiale per il 2 giugno per la blasonata Time to Kill, dal titolo semplice, ma affascinante, " Stregoneria".
Infatti proprio per la considerevole carriera dei Death Dies il precedente album "Legione" era una sorta di riassunto della loro storia, un mini vademecum di brani tratti dal malefico primo Ep di debutto "The Art of Domination" (era il 1999....numero che letto sottosopra va anche meglio!), e dai successivi album e dalle Song delle altre band citate sopra, proprio per evidenziare tutta la loro evoluzione.
Se il sound del primo album "The Sound of Demons" apriva spiragli al gothic e al sinfonico (ascolate l' evocativa "Sister of Pain"), i successivi lavori marciavano spediti nella più nefasta violenza sonora, con riferimenti nordici ben chiari come Marduk, Mahyem, Dark Funeral, andatevi a sentire per esempio "Pseudochristos" se siete paladini di quelle sonorità.
Oggi quindi come si presenta il nuovo lavoro ?
Beh si presenta assolutamente bene, si evince sin dalle prime note che la maturità compositiva e strumentale della band, che ha anche una fiammante formazione a cinque elementi, è notevolmente cresciuta, dando un'importante messaggio ai fans, siamo qui di nuovo ad esprimerci come meglio sappiamo fare.
Questo almeno è il messaggio che passa nella mia mente dopo svariati ascolti di questo ottimo "Stregoneria".
I testi a cura sia di Demian che soprattutto del singer Viktor sono quasi tutti in italiano, e questo denota sicuramente una ricerca più accurata e un impegno maggiore nelle liriche, che non è cosa scontata.
Cercherò per ogni traccia di trovare dei riferimenti per poter trasmettere e fare capire a chi legge cosa hanno sapientemente estratto dal pentagramma i Death Dies.
"Argento" apre le macabre danze ed emergono subito le vecchie influenze dei primi Necrodeath e Opera IX, quel primordiale "black dei primi vagiti", con uno stratosferico assolo di Andy Bull Panigada, uno dei numerosi special guest !
Ma già con la successiva "Lame", uscita già come video, si insinua lo spirito dei Bulldozer, uno Speed-Tharsh malvagio e tirato che non lascia dubbi, pezzo riuscitissimo.
"Riflessi di sogni meschini" e "Impero" si sviluppano più con dei mid-tempo cadenzati che mi riportano ai recenti Satyricon, e una melodia medievale si insinua nei Guitar-riffs.
Con la sinistra quinta track "Abiura l'Eterno" esce la vera black old school, blast beat da manuale e muro di chitarre con Scream demoniaco, eccoli tornati i Death Dies!!
E poi ancora si respira il primordiale black-speed italiano nella sesta Song "Mistery Forest", dove le parti vocali sono affidate alla particolare ugola di un altro speciale ospite, Mr. Yusuzuky, singer degli Abigail, che canta proprio in giapponese un testo sulla foresta dei suicidi.
C'è spazio anche per un pezzo progressivo e sperimentale, "Vento D'Erebo", che racchiude in sé echi di svariati generi, e dove si può assaporare un ottimo solo del chitarrista Lucho Sancez dei peruviani speedmetallers Blizzard Hunter, singolare e onnivora collaborazione.
Arriviamo al mio brano preferito "Falce e Corona", un black sparato con quel refrain dal sapore death metal che mi ha rapito fin dal primo ascolto e proprio qui la sezione ritmica è molto interessante e influenzata da passaggi death.
Il più bel riff di chitarra lo troviamo sull'ultimo inedito dell'album " Al Shi' Ra", pezzo di spessore che mi ricorda un po' il black teutonico, tenebroso ma vivace.
Per concludere vi aspetta una cover (tra virgolette) "Sorrow of the Witch", un classico degli Evol, band derivativa dei Death Dies, riproposta in una versione tutta nuova.
L'unica critica che potrei imputare a questo lavoro è forse la poca coerenza globale, dettata proprio dalla enorme variabilità stilistica dei brani che lo compongono, ma alla fine ho capito che forse è un effettivo pregio, perché " Stregoneria" non annoia mai e non sai mai cosa aspettarti dalla traccia successiva, direi un album piacevolmente spiazzante.
Track by Track
- Argento 75
- Lame 75
- Riflessi di Sogni Meschini 65
- Impero 70
- Abiura L'Eterno 75
- Mistery Forest 70
- Vento D'Erebo 65
- Falce e Corona 80
- Al Shi'Ra 75
- Sorrow of the Witch 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 75
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
73Recensione di Varoots 72 pubblicata il 21.05.2023. Articolo letto 850 volte.
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