Deflore «2 Degrees Of Separation» [2010]

Deflore «2 Degrees Of Separation» | MetalWave.it Recensioni Autore:
MORO MOU »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
2051

 

Band:
Deflore
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Titolo:
2 Degrees Of Separation

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Christian Ceccarelli ::
Bass, Programming, Machines, Loops & Samples, Sinths And Radio Noises.

Emiliano Di Lodovico ::
Guitar, Loops, Amplified Metals, Megaphone And Radio Frequencies.

 

Genere:

 

Durata:
43' 7"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2010

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Devo recensire. Metto play. Attesa…
Sento una voce dare istruzioni su come caricare una pistola. Uno sparo ed entro nel clima. Inizio grandioso. Il parlato, il colpo annunciato, la musica è un frastuono veloce. Improvvisamente diventa lenta, ancora riff-loops nervosi, poi ambient… la voce in sottofondo và ipnotica e distorta. “La guerra degli Orsi” è un susseguirsi di ritmi alternati, di voci distorte e di un pulsare di batteria ansiogeno a cui rispondono gli arrangiamenti. Si corre verso la fine, quasi frastornati e piacevolmente sadici. Ne voglio ancora.
Seconda traccia, “Morbo 32”. Un sentire sordo, malinconico, a tratti magnetico. L’ipnosi si scioglie a colpi di batteria, la voce sveglia lentamente. Un altro sogno… un brutto sogno? Un frastuono accattivante, fino allo spegnersi.
Poi “Electropause”. L’atmosfera diventa un qualcosa di suadente, che trascina l’orecchio in una sorta di dondolìo distorto senza fine. Psichedelìa. Questo l’intermezzo.
“Doppiozero”. Mi riprendo dal viaggio. La musica dice che non è ancora finita. Si assaggia un piano, da qualche parte, forse è una ninna nanna, non so, forse una trappola. Sale una leggera tensione, forse dovrei smettere. No, quel suono continua, non penso si possa fermare. Il pezzo è tutto costruito su un ritmo altalenante, cadenzato, chitarre e bassi distorti ossessionanti, tutto ti lascia sospeso e fluttuante fino al suo terminare.
-Sorridi e il mondo sorriderà con te. Piangi, e piangerai da solo-. Quinta traccia, “Trilogy of Gas”. Entra la chitarra, dolcemente sofferta. Ritmo sincopato, aspetto qualcosa. Un’aggressione improvvisa e poi di nuovo quel ritmo poco sommesso e inquieto. C’è un canto in sottofondo, forse un lamento, mi accompagna. La batteria sul finale mi strappa via da questa pena industrial venata di doom.
Entra “Industrial Glamour”. Sembra innocua –glamour?- ma si scatena poco dopo l’aggressività della drum-machine; elettronica e strumenti finiscono per generare una sorta di marcia verso la conclusione. Distruttiva, carica. Il finale arriva come una liberazione, una promessa di fiato. Irrompono suoni lunghi di corde che alleggeriscono il rumore. Quasi epico l’epilogo, che va a spegnersi lontano.
Alla fine del disco sento come se mi fossi svegliata da un sogno angosciante e seducente nello stesso tempo. Un album denso, con sonorità diversificate. Il sound industrial dei nostri non disdegna sfumature malinconiche e tormentate, quasi paranoiche, con uso profuso e sapiente di samples.
Tutto ciò ritaglia sui Deflore uno stile ben preciso, una personalità artistica che ha festeggiato da poco i suoi 10 anni. Un sentimento vivo e palpitante fra i rumori.

Track by Track
  1. La Guerra degli Orsi 85
  2. Morbo 32 75
  3. Electropause 75
  4. Doppiozero 85
  5. Trilogy of Gas 85
  6. Industrial Glamour 85
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 90
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
83

 

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