Distorted Visions «Born Dead» [2020]
Recensione
“Born dead” è il disco di debutto autoprodotto dei Milanesi Distorted Visions, che condensa 10 tracce (più intro e intermezzo) in circa 33 minuti di musica definita Nu Metal Core, definizione che potrebbe anche starci visto l’evidente appoggio di questi ragazzi ai Korn e più raramente ai Soulfly, anche se l’influenza più marcata è data dal metalcore, a causa di breakdown disseminati in tutto il disco.
Tuttavia, per quanto queste influenze potrebbero solleticare la voglia di anni 90 di qualcuno, “Born Dead” è solo un certo tributo al nu metal che vi si rifà solo in parte e nulla più, per via del fatto che l’influenza metalcore prende il sopravvento ben presto, con ritornelli puliti che cercano di rendere tutto un po’ più in stile Korn, ma facendolo con riffs fin troppo semplici o con melodie vocali che non sempre dominano il brano, come avviene per esempio in “Gore”. Altrove appare qualche mood più ombroso, come in “Burn”, ma appaiono anche brani anonimi come “Undefined pain” o “Seventeen”, e il tutto avviene senza mai una tangibile variazione del songwriting prima di una “Disinttegration” vagamente più in stile Coal Chamber o un groove più sostenuto come in “Scars”, forse il brano più riuscito dell’album in quanto quello che cerca di variare un po’ di più il sound e che non rimane a una versione un po’ più scarna e meno groovy dei Korn. Poco da dire sulla media degli altri brani, che poggiano su una produzione senz’altro all’altezza, ma dove non si rimarcano idee particolari che differenzino i brani e rendano tutto un po’ più eterogeneo.
In conclusione, “Born dead” è un disco che tenta di riportare in auge il nu metal tramite l’influenza dei Korn, ma si rivela essere ben presto una versione monocorde e abbastanza incolore e che oltre a un certo tributo a certe sonorità non va. Consigliabile per i nostalgici delle sonorità nu metal, ma la semplicità di songwriting ne zavorra un bel po’ la riuscita. Non si tratta di un disco brutto, ma lo trovo abbastanza fine a sé stesso in quanto a rilevanza.
Track by Track
- Introspection - Intro S.V.
- Everytime I die 60
- Everytime I die 65
- Undefined pain 55
- Gore 60
- Burn 65
- Seventeen 55
- 99% - Intermezzo S.V.
- Disintegration 60
- Harakiri 65
- Scars 70
- Priority 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 55
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
62Recensione di Snarl pubblicata il 16.08.2020. Articolo letto 1073 volte.
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