Eloa Vadaath «Dead End Proclama» [2013]
Recensione
A distanza di tre anni dal debut ‘A Bare Reminiscence of Infected Wonderlands’ tornano i rodigini Eloa Vadaath con il secondo capitolo di una discografia sempre più importante. La loro ultima fatica si intitola ‘Dead End Proclama’ e si fa tassello di un operato che coinvolge musica proveniente da più situazioni di appartenenza a cominciare dal Folk, musica medievale, musica classica, Metal estremo e incursioni di Progressive Rock qua e là per un risultato che è più confortevole definire “avantgarde”.
Affini alla tipologia di musica dei canadesi Unexpect, i Nostri hanno generato un disco che riesce ad essere guardato da innumerevoli angolazioni, è indelebilmente cangiante e ricco di sfumature che accolgono moltissime modalità di concepire lo stesso concetto di musica per questo avverto eventuali curiosi che non sarà molto semplice approcciare a ‘Dead End Proclama’ per il semplice ma sostanziale fatto di rappresentare una sorta di “vaso di Pandora”. Se lo aprite scoprirete improvvisi guizzi di qualsiasi cosa vi possa venire in mente. Certamente il disco è coraggiosissimo e si gioca tutte le carte migliori senza pensarci due volte, elemento più che rischioso ma i Nostri non sembrano esserne spaventati, tutt’altro! Si fanno in quattro per partorire continue divagazioni ritmiche, melodiche e che contemplano soluzioni di lidi che paiono gli estremi di qualsiasi cosa. Si passa indifferentemente da stilemi propri del Metal estremo a classicismi, folklore, musica acustica, idee progressive, persino jazz e armonie discordanti col resto senza per forza risultare banali. Un violino perennemente in primo piano riesce a “sopravvivere” in mezzo a furiosi giochi ritmici e riff molto pesanti di chitarra ma il tutto forma una vitalità senza eguali che vi esorto ad ascoltare.
Certo, il disco sembra ulteriormente livellabile, segno che gli Eloa Vadaath stanno a poco a poco crescendo di maturità com’è giusto che sia ma l’evoluzione sembra imminente come imminente è già una maturità in via di sviluppo ed il totale songwriting sembra testimoniare tutto questo.
Buonissimo disco che tuttavia va ascoltato diverse volte prima di riuscire a coglierne il sapore così caleidoscopico. Siete stati avvertiti.
Track by Track
- Moloch 70
- The Waking Prophecy 70
- The Sun of Reason Breeds Monsters 75
- Vever 75
- A Dead-end Proclama, Mr.Goldstein 80
- Relics 80
- From the Flood 75
- Ad Rubrum per Nigrum 85
- Un Portrait Pour Madame Marbre 70
- We Did It ! 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 75
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
74Recensione di Carnival Creation pubblicata il 27.09.2013. Articolo letto 1872 volte.
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