En Declin «Domino/Consequence» [2009]
En Declin
Titolo:
Domino/Consequence
Nazione:
Italia
Formazione:
Maurizio Tavani (vocals) Andrea Aschi (guitars) Daniele Carfagna (guitars) Massimo Ciaccia (bass)
Marco Campioni (drums)
Genere:
Durata:
58' 88"
Formato:
CD
2009
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
C’è un senso intrinseco rispetto a ogni parola, ogni frase, ogni sensazione. Tuttavia nel domino non succede: le sequenze assumono un significato solo attraverso una determinata combinazione, le pedine devono trovarsi disposte in un certo modo, la soluzione può venire intravista e tuttavia mai trovata. Pura poesia espressa in musica, come un fiume che lentamente accoglie il corso di acque dalle correnti placide, invernali, cupe, che costruiscono immagini subito dissolte come sanno fare gli En Declin nel loro ultimo lavoro, “Domino/Consequence” per My Kingdom Records, presentato attraverso il bellissimo art work di Manuel Bravi.
“Ethereal Morphosis Music”, definizione congrua che ben sintetizza ciò che suonano, intriso di molteplici influenze, dalle sensazioni New Wave alle distorsioni più tipiche del grunge firmato Alice in Chains, avvolto da un sound melanconico che tocca gli stilemi progressive e che si perderebbe nelle infinite sfaccettature dell’indie, una molteplicità che non descriverebbe appieno cosa siano gli En Declin. Nella scelta di questo nome “è presente la volontà di riferirci a un determinato modus vivendi, tipico della Francia del XIV secolo, della sua letteratura e del pensiero bohémien e 'scapigliato'” spiega la band, riferendosi alla vita disordinata e anticonformista degli artisti parigini. In Italia erano gli scapigliati, poeti e letterati animati da uno spirito ribelle contro la tradizione che svilupparono una sorta di coscienza dualistica volta a sottolineare lo stridente contrasto tra un “ideale” cui si tende e il "vero", la cruda realtà che invece non si manifesta mai diversa da se stessa.
Per il quintetto, “c’è sempre un motivo per cui si scopre qualcosa, e il disco è il tentativo intimista di raccontarne le cause e gli effetti”. “Domino/Consequence” è un viaggio attraverso la rarefazione di sentimenti che affiorano palesandosi in istanti, senza che possano essere impressi o catturati in contorni di forme nitide. E’ l’atmosfera di “Fourteen Days”, ottimo inizio in cui il perfetto timbro suadente ma polare di Maurizio scivola accarezzando le costruzioni sonore che si incrociano, si legano e si disperdono infinitamente realizzando strutture lucide eppure astratte, chiudendo l’ascoltatore nella rigida prigionia di mura trasparenti, inchiodandolo nella posizione di realizzare lo scorrere di un reale che non può mutare.
Ottime le incursioni melodiche in “Over” che si innestano in incastro perfetto con la prepotenza più heavy delle distorsioni mentre le vocals accarezzano le note, le abbracciano, le afferrano per poi abbandonarle creando una vitalità strumentale che si stempera nel misticismo finale della track; trascina lentamente in un mondo d’interiorità nascoste, di vicoli interiori intricati in un dedalo di ricordi che lentamente si spengono dormienti.
I cambi di registro fra le varie track sono molto leggeri, come il sentimento quasi spensierato che introduce “Envied Routine”, eppure cambiano completamente il messaggio dello scorrere in una lentezza esistenziale dipinta di tocchi d’ombra più o meno profondi, illuminata improvvisamente dalle splendide riprese: da menzionare il lavoro di Daniele e Andrea alle chitarre, che accompagna una sorta di rassegnazione all’impossibilità di distacco da questa meravigliosa afflizione definita routine.
“Naiive” è di forte impatto emotivo nella capacità di ricreare quel periodo di dolcezza nostalgica caratterizzante le giornate infantili ricche di ricordi stinti, quando sapevamo dipingere le giornate di magiche figure che saremo destinati a dimenticare. Lavoro acustico molto evocativo e un lavoro di drumming leggero da parte di Marco, che sa accompagnare perfettamente l’approssimazione di questi significati: dal punto di vista compositivo una continua sorpresa senza che i cambi di tempo si inseriscano con troppa prepotenza, lasciando scorrere le note senza brusche virate. Stupenda dissolvenza dal cantato in lingua inglese a quello in italiano, un incrocio vocale di forte sensibilità anche se trovo che la performance di Maurizio esprima al meglio la dimensione estetica dell’indefinito attraverso l’inglese.
Catchy riffs introducono “Domino”, che si districa in sonorità più eighties anche se trovo poco azzeccato in certi passaggi il tremolio vocale nel mantenere la nota, sminuendo la bellezza del cantato e dell’assolo; ingegnosa la soluzione stilistica del continuum strumentale tra “Domino” e “Consequence”, in cui l’arte poetica di cui sono capaci gli En Declin si lega ancora più energicamente alle strutture compositive e dove il pregevole lavoro al basso di Massimo si rende mirabile, come anche in “Keyword out of context”. Quest’ultima tuttavia è meno impattante delle precedenti, allo stesso modo di “Dipped”,che ammortizza il lavoro su coordinate già presentate, e a “Fuori Contesto” ovvero la resa italiana di “Keyword out of context”: oltre a presentarsi come silent track per i primi 40 secondi, non mantiene quel fascino ammaliante della stessa anglosassone.
Giudizio diverso per “Leave apart a Sense” bellissimo intreccio vocale tra gli accordi guizzanti, e “The Script” oltre alla straordinaria cover “While my Guitar gently Weeps” (George Harrison per il “White Album”), mantengono intatto il fascino dell’originale senza impegolarsi in costruzioni sonore che affrangono l’ascoltatore ma rimanendo semplici come la nascita di un sentimento.
Una buona produzione realizzata negli Outer Sound Studios di Roma attraverso la collaborazione con Giuseppe Orlando, tuttavia non eccellente: in qualche tratto inficia la resa della batteria e l’equalizzazione dei volumi, ma questi dettagli non intaccano un lavoro ben riuscito. “Domino/Consequence” è un album su coordinate stilistiche non comuni, richiama continuamente echi della tradizione eppure ne sviluppa qualcosa di inconsueto, rielaborando una realtà che quotidianamente abbiamo di fronte attraverso una combinazione di elementi che la rendono totalmente altra. E’ un disco che deve essere assimilato, compreso, non mortificato da un ascolto superficiale, ma lasciato sedimentare riproduzione dopo riproduzione. Da rimanerne inebriati.
Track by Track
- Fourteen days 85
- Over 90
- Envied Routine 80
- Naiive 85
- Domino 85
- Consequence 80
- Keyword out of Context 75
- Leave apart a Sense 80
- The Script 80
- While my Guitar Gently Weeps 90
- Dipped 75
- ...Fuori Contesto 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 75
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
81Recensione di Rocket Queen pubblicata il --. Articolo letto 1902 volte.
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