Essenza «Blind Gods And Revolutions» [2014]

Essenza «Blind Gods And Revolutions» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
27.10.2014

 

Visualizzazioni:
2382

 

Band:
Essenza
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Titolo:
Blind Gods And Revolutions

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Alessandro S. Rizzello :: Bass
Paolo Colazzo :: Drums
Carlo G. Rizzello :: Vocals, Guitars

 

Genere:
Heavy Metal

 

Durata:
36' 15"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
11.04.2014

 

Etichetta:
SG Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Poco più che discreto. Questo è in fin dei conti ciò che penso del quarto album dei Leccesi Essenza, band formata dal 1993.
Il fatto è che il quarto album loro, questo “Blind gods and revolutions” edito dalla SG Records e che propone 8 tracce per 36 minuti di musica, è un disco a tratti scialbo, ma molto più spesso è semplicemente qualcosa che non colpisce particolarmente. L’intendo della band era in passato ed è tuttora quello di unire del metal classico tipicamente ottantiano con timbriche più rock, ma questo riesce bene solo in canzoni come “The fury of the ancient witch”, dove un poderoso mid tempo andante e convinto accompagna bene dei riffs che ricalcano stilemi a metà tra Judas Priest e primissimi Mercyful Fate, e anche l’ultima “Time (keep my memories alive)” non è male per via di riffs più alla Black Sabbath del periodo di Ozzy, senza contare “Lost and blind”, un po’ meno scorrevole ma positiva a livello di riffs. Il problema è tutto il resto: non è che non è bello, semplicemente non brilla.
Intendiamoci, per la verità ci sono anche delle brutte idee, tipo il falsetto vocale dell’opener “Plastic God”, che davvero pone il quesito se la band voleva fare rock, metal o che altro, ma per fortuna le trovate brutte finiscono qua. Il resto non è brutto ma è smorto, non risalta e robe tipo “Bloody Springs” mostrano una voglia di velocità della batteria non soddisfatta e un ritornello poco speciale, mentre altrove è ancora la voce, come in “The song inside”, che pur non essendo male non risalta e non fa trame vocali entusiasmanti. E anche quando la band prova a buttarsi sulla ballad, come “Seagulls in the night”, il risultato è anche ascoltabile e senza difetti ma non è per niente vincente, sembra addirittura troppo scontato e stereotipato. Sembra in generale che la band non ha niente che non va, solo che bisogna drammaticamente alzare lo standard qualitativo delle canzoni, dare una bella ringiovanita al sound (il che non vuol dire fare metal più moderno) e ai loro riffs e in poche parole uscire da questo “time warp” che affligge la riuscita di questo “Blind gods and revolutions”, che poteva essere un buon album Rock/Metal, ma che invece si rivela essere poco più che un album metal classico qualsiasi e che, a dirla proprio tutta, puzza un po’ di vecchio e di già sentito. Non è da buttare, ma è consigliabile l’acquisto o l’interessamento solo agli incalliti completisti del rock/metal anni 80.

Track by Track
  1. Plastic God (and an autumn dream) 55
  2. Bloody springs 60
  3. The song inside 65
  4. the fury of the ancient witch 75
  5. Lost and blind 70
  6. Fight for change 60
  7. Seagulls in the night 55
  8. Time (keep my memories alive) 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
64

 

Recensione di Snarl pubblicata il 27.10.2014. Articolo letto 2382 volte.

 

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