Fil di Ferro «Fil di Ferro» [2016]
Recensione
“Fil di Ferro” è invece il secondo capitolo dei torinesi Fil di Ferro, album uscito nel 1988 a distanza di soli due anni dal debutto Hurricanes; in questo disco infatti la band aumenta il numero dei brani da otto a dieci sempre riuscendo a incantare l’ascoltatore per il suo particolare Heavy Metal che, purtroppo lo ripetiamo anche in questo caso, risulta penalizzato a causa della scarna produzione che non mette in evidenza come avrebbe dovuto il sound e altri elementi connessi con la reale portata dei brani. Le andature appaiono più elaborate e maggiormente incentrate su apparati melodici; da evidenziare la buona espressività della parte cantata e le ritmiche che nella loro semplicità appaiono ben coordinate sia sui contesti più dinamici che meno. L’apertura del platter è affidata a “Hurricanes”, un brano che richiama l’inizio dell’avventura della band cominciata con il primo album “Hurricanes”, una ritmica vivace e un riff di chitarra spensierato accendono gli animi e ci trasportano su un caratteristico Heavy Metal anni ’80; “Crazy Horse”, appare un brano maggiormente malinconico per la sua alternanza tra heavy e parti moderate cantate con espressività non troppo impulsiva; “Street Boys” si contestualizza su un arpeggio introduttivo che offre un nuovo contesto malinconico ritmico molto similare a quello del precedente brano; con “Nightmare” si percepisce la semplicità del sound, chitarra e distorto dell’ampli senza effetti, capace di generare una ritmica semplice ma complessivamente apprezzabile; è poi la volta di “I’m Free”, un brano forse un po’ troppo statico sia in apertura che nella successiva proposizione; “Licantropus” e il successivo “Wanted”, risultano sempre orientati su ritmiche heavy dell’epoca sempre in alternanza tra dinamica e moderazione; “Ambush” offre un momento pacato in apertura tra arpeggio e recitato che ben presto si trasforma nelle caratteristiche andature heavy metal dell’epoca, dove a farla da padrone sono suoni e ritmiche decisamente semplici e moderate; un po’ influenzata da Van Halen appare “Professional Meeting” altro brano di puro heavy che stante la sua particolare attitudine compositiva viene parzialmente non messa in evidenza come dovuto; “Dropping Down” chiude il platter e con esso un’epoca intensa e affascinante come quella a cavallo tra anni ’80 e primi ’90 dove il metal regnava in quasi tutto il mondo mentre in Italia veniva a stenti purtroppo solo messo in evidenza in maniera assolutamente scarna a vantaggio di musica insignificante. Il metal suonato in questo disco indubbiamente risente particolarmente delle influenze dell’epoca e la band, nonostante una produzione non affatto brillante, mette al meglio tutto il suo potenziale offrendo sincere emozioni.
Track by Track
- Hurricanes 65
- Crazy Horse 60
- Street Boys 65
- Nightmare 65
- I'M Free 55
- Licantropus 60
- Wanted 60
- Ambush 60
- Professional Meeting 65
- Dropping Down 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 50
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 65
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
61Recensione di Wolverine pubblicata il 21.01.2017. Articolo letto 1625 volte.
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