Finister «Suburbs of Mind» [2015]
Recensione
Dopo pochi istanti di ascolto si percepisce sin da subito che questa band chiamata Finister ha voglia di emozionare il pubblico che lo sta ascoltando attraverso la proposizione di un sound anni ’70 di matrice Rock Psichedelica; in effetti la carta vincente di questi giovanissimi musicisti è proprio data dalla capacità ma soprattutto dall’estro di inserire in un rock psichedelico sonorità progressive dark indi alternative che elogiano non poco il risultato di questo lavoro. Altro elemento che arricchisce questo rock dai tratti un po’ retrò è anche l’utilizzo del sax che fomenta incredibilmente l’ottimo senso compositivo di questi ragazzi che danno prova di essere a pieno agio a cominciare anche dalla parte cantata capace di adattarsi facilmente nelle compagini sonore eseguite dai restanti componenti. Il disco dal titolo “Suburbs of Mind” che tra l’altro è il primo lavoro in assoluto per questa band fiorentina, racchiude in sé degli elementi caratteristici propri di ciascun membro, per lo meno questo è l’effetto percepito dall’ascoltatore, che emergono vieppiù nell’esecuzione di ogni brano. Il full lenght, ben architettato con dieci brani proposti, inizia il suo corso con “The Mourning star” che apre in maniera quasi soffusa grazie ad un intro a base di sax e relativo arpeggio di chitarra seguito poi da un’ottima esecuzione canora; a seguire con un intro psichedelico prende poi corpo “Bite the Snake” un brano dalle miste sonorità ben congeniate e divertente; è poi la successiva “The Way” che lascia sorpreso l’ascoltatore dalla quiete creata grazie al soft intriso sempre di una venatura psychedelic rock; in “A Decadent Story” si cambia clima per concentrarsi maggiormente su una esecuzione più rock; il successivo brano “My Howl” ricorda per la sonorità adottata, sempre insita degli oramai noti elementi psychedelic questa volta un po’dark rock addirittura i Doors; “Levity” invece, ben strutturata, apre con un basso effettato seguito da tastiere fusion molto interessanti dove il cantato, sempre correttamente, fa un buon lavoro; “Oceans of Thrills” dalla pacata esecuzione, offre un buon lavoro con l’inserimento anche delle figure partecipative extra che hanno collaborato all’inserimento di una strumentistica diversa da quella utilizzata dalla band tra cui il violino e il cello che lasciano un effetto quasi toccante a questo brano. Con “The Key” abbiamo un cambiamento radicale di realizzazione rispetto al precedente brano in quanto realizzata in modalità più alternative style con l’intervento nuovamente del sax che lascia un effetto fusion jazzistico molto bello. “Here the Sun” brano eseguito con ragguardevole eleganza e dall’effetto nuovamente psichedelico; il lavoro si conclude con “ Every Goes Back” brano calmissimo che poi riprende quota caratterizzandolo per l’aggiunta di una ritmica più vivace rispetto a quella che i precedenti brani ci avevano abituato sin d’ora. Il lavoro nel complesso è ben realizzato sia nella registrazione che nella stesura dei brani soprattutto grazie anche alla particolarità dello stile adottato; tenendo conto della giovanissima età di questi artisti, possiamo tranquillamente congratularci con loro per il risultato raggiunto.
Track by Track
- The Mourning Star 75
- Bite the Snake 75
- The Way (I used to Know) 70
- A Decadent Story 75
- My Howl 75
- Levity 70
- Oceans of Thrills 70
- The Key 75
- Here the Sun 70
- Everything Goes Back 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 85
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
74Recensione di Wolverine pubblicata il 07.05.2015. Articolo letto 2704 volte.
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