Fleshgod Apocalypse «Veleno» [2019]

Fleshgod Apocalypse «Veleno» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
10.08.2019

 

Visualizzazioni:
2135

 

Band:
Fleshgod Apocalypse
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Titolo:
Veleno

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
- Francesco Paoli :: Vocals, Guitars, Drums (studio);
- Paolo Rossi :: Vocals, Bass;
- Francesco Ferrini :: Piano, Orchestrations;
- Veronica Bordacchini :: Soprano vocals;
- Fabio Bartoletti :: Lead guitar;
- David Folchitto :: Drums

 

Genere:
Technical Death Metal

 

Durata:
51' 39"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
24.05.2019

 

Etichetta:
Nuclear Blast
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Nee-Cee Agency
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Recensione

Effettuati i cambi di line up in maniera eccelsa a seguito dell’abbandono della band da parte del cantante chitarrista R. Tommasi e del secondo chitarrista C. Trionfera, il grande Francesco Paoli non ci ha pensato due volte ad assumere personalmente il timone della band come front man per ritornare anche nel suo iniziale ruolo di chitarrista e lasciare l’inumana sezione ritmica della batteria ad altra sorprendente realtà nazionale nella persona di D. Folchitto e la seconda chitarra con F. Bartoletti per sfornare questo micidiale quanto rabbioso “Veleno” sotto l’egida della Nuclear Blast, un album sorprendete e dannatamente moderno nei contenuti. L’ottimo death metal sinfonico di cui la band si fregia, e di cui già ci aveva dato buona prova con l’uscita di “King”, sembra questa volta aver optato per l’eccellenza basando sostanzialmente l’intero platter su partiture particolarmente melodiche, al punto da canticchiarle già dopo un solo ascolto, in cui le protagoniste principali risultano in primis le chitarre in accoppiata vincente con le inebrianti ed eleganti composizioni orchestrali e non di F. Ferrini; lead solo virtuosi in continuo susseguirsi rendono sostanzialmente ogni brano tra uno stacco e l’altro un qualcosa di magico e sorprendente. Non affatto trascurabile neanche la liricità di V. Bordacchini e la maestranza del nuovo entrato nonché strepitoso D. Folchitto dietro le pelli, geniale nelle proprie esecuzioni, compatte, decise, in continuo controtempo oltre che dannatamente avvincenti; il disco immancabilmente offre anche un operoso impatto per quanto attiene a contesti particolarmente carichi di pathos e di epicità anche protesi a contestualizzarsi al meglio sulle tematiche trattate, questa volta orientate sulla coscienza umana e le sue debolezze, evidenziate oltretutto da una art cover in puro spirito di oscurità e decadenza. Potente al massimo il growl che si ripercuote per l’intera durata degli undici brani relativi alla versione ufficiale mentre nella versione del cd in edizione Made In Japan, il combo rilascia il bonus con due tracce inedite. La vera e propri furia inizia con “Fury”, un vero e proprio mare in tempesta, travolgente e possente in cui la band dà subito il meglio tra potenza e orchestrazioni regalando sincere e vive emozioni; tenace e dinamica la potentissima “Sugar”, una delle tracce più cattive e propositive del disco, in cui invincibili ritmiche si susseguono a ripetizione dinanzi ad un magistrale lavoro delle chitarre; segue lo stacco strumentale classico in assetto corale femminile di “The Praying Mantis’ Strategy” che funge da intro della strepitosa “Monnalisa”, un brano che può essere tranquillamente riconoscibile come un nuovo inno per la band, un brano unico nel suo genere, tra moderazione e momenti più determinati ma parimenti favoloso nel ritornello sia cantato che suonato; i brani si susseguono come un’onda l’uno con l’altro sino poi a giungere ad altra magnificenza con “Absinthe” in un emerge una vera e propria trama melodrammatica tra la potenza del death metal e le variazioni timbriche dei corali e del cantato; “Embrance Of Oblivion” segna un altro punto di notevole picco del disco in cui l’avvincente andatura delle ritmiche in costante mutamento segna l’ottimo potenziale della band serrando il tutto all’ennesima potenza. Strepitoso lavoro, uno dei dischi migliori dell’anno che segna inevitabilmente il livello tecnico più alto che la band abbia mai raggiunto.

Track by Track
  1. Fury 90
  2. Carnivorous Lamb 85
  3. Sugar 90
  4. The Praying Mantis’ Strategy S.V.
  5. Monnalisa 95
  6. Worship And Forget 85
  7. Absinthe 85
  8. Pissing On The Score 85
  9. The Day Will Be Gone 85
  10. Embrance To Oblivion 85
  11. Veleno S.V.
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 85
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 90
Giudizio Finale
87

 

Recensione di Wolverine pubblicata il 10.08.2019. Articolo letto 2135 volte.

 

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