Forgotten Land «Omnia Fert Aetas» [2014]
Forgotten Land
Titolo:
Omnia Fert Aetas
Nazione:
Italia
Formazione:
Mantorok :: Bass
Lord Kharm :: Drums
OldGoblin :: Guitars
Trescer (the woodcutter) :: Vocals
Genere:
Viking / Folk Metal
Durata:
53' 17"
Formato:
CD
27.10.2014
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione
Ritornano i Forgotten Land con il loro secondo album, dopo un demo mediocre e un debut album che francamente me lo sono perso. Quest’opera si chiama “Omnia fert aetas”, esce autoprodotta e condensa 9 tracce per 53 minuti di ciò che si potrebbe chiamare a grandi linee viking metal.
Ora, parliamoci chiaro e tondo: il livello musicale di folk e viking in Italia è alto. Dopo il successo a livello nazionale di gruppi come Draugr, Furor Gallico e Folkstone, che ha perfino generato un certo qual trend nel centro e nord Italia, posto per le cavolate non ce n’è. E i FL non hanno fatto un disco ignobile, semplicemente ha la colpa di essere anche dignitoso, ma non paragonabile allo spessore delle bands suddette dal punto di vista del folk, né può competere col viking solenne di bands come ad esempio Fearbringer. “Omnia fert aetas” sommariamente è anche un buon album, ma manca di personalità nei momenti epici rifugiandosi dietro soluzioni stilistiche a dire il vero non male, ma ripetute troppo durante l’album, e dimostra una identità musical fragile, dove a volte non si capisce cosa volevano fare i Forgotten Land, visto che a volte il mood sembra celtico ma non è profondo abbastanza, mancano ritornelli con tanto di cori che rendano i brani cantabili proprio come questo genere vuole, mancano punte di solennità strutturate con la giusta profondità atmosferica, e a volte pare di sentire un gruppo black metal, che poi però ritorna sui suoi passi. Solo raramente il connubio di tutto questo riesce coi fiocchi, come in “Isola cumana”, dove un complessivo mood generale alla Falkenbach genera un piacevole ascolto della canzone, così come le prime due canzoni, anche se la prima tentenna un po’ e la seconda dimostra un po’ quanto detto in precedenza: è un brano discreto, ma manca personalità e stile che non faccia cadere la band nel già sentito. I picchi in negativo sono invece senz’altro dati dall’ingenua “Ca’ di Piagh”, a metà tra un brano black metal lento tipo Marduk e alcuni stacchi celtici con andamento medio di batteria e da “Tyr”, piatta e senza un ritornello vincente.
Insomma: a dir la verità l’ascolto del cd non è qualcosa di nefasto e forse sono un po’ duro con questa band, ma il fatto è che in un genere musicale con concorrenza competitiva, l’essere meno competitivi non è tollerabile, e trovo che la band nonostante sia arrivata al secondo album debba ancora crescere in quanto a personalità musicale e ad amalgamare le proprie componenti musicali. Disco per soli appassionati del folk e del viking.
Track by Track
- Canturium 65
- La tana del Cunt Caru' 65
- Carcano 1160 60
- Ca' di Piagh 55
- Isola Cumana 70
- On the way to valhalla 60
- Anno domini 774 60
- Tyr 60
- Drakkars return 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 55
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
62Recensione di Snarl pubblicata il 16.01.2015. Articolo letto 1989 volte.
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