Fornace «Deep Melancholic Wrath» [2018]
Recensione
Bel terzo disco per i Blacksters Alessandrini (precisamente di Casale Monferrato) Fornace, che arrivano al loro terzo album, e che consiste di un’ora di musica diluita in 5 brani più intro, per una durata degli stessi che tocca almeno gli 8 minuti e mezzo in durata, in uno stile che la band stessa definisce per fans di Necrodeath, Leviathan, The Black e Darkthrone, e che io invece definisco in stile norvegese, con palesi influenze di primi Behemoth e primi Besatt.
E questo stile musicale si sente bene nei primi veri tre brani, tutti molto lunghi e strutturalmente non molto diversi tra loro, basati su riffs semplici e anche abbastanza classici, ma invero molto ben arrangiati e che rendono alla perfezione, specialmente quando subentra una certa varietà ritmica più marcata, come nel riff a 7 minuti di “La notte dei morti”, il tutto per dei brani incisivi e dal mood costante, che in realtà non è scevro da qualche soluzione stilistica un po’ già sentita (la parte acustica in “Bare emotions” e la parte solo per basso e batteria di “La notte dei morti” che tra l’altro dura anche un po’ troppo), ma ciò non intacca granché le composizioni in quanto si tratta di cose comunque ben inserite nel contesto. Bisogna comunque aspettare il quinto brano per avere un brano stilisticamente diverso, con una “Under the bright cursed star” che porta tutto su lidi più selvatici ma comunque potenti, per un risultato che porta i Fornace a suonare un po’ più in stile Satanic Warmaster, e si cambia ancora un po’ di più con “Her beauty in those days”, dove la band aggiunge più fantasia a livello di riffs, iniziando perfino con qualcosa in scala maggiore, che ricorda un depressive al doppio della velocità e quindi con uno stile più malinconico e meno nordico. Di certo anche leggermente più vario.
Il tutto per un risultato probabilmente non personale, ma riuscito e comunque compatto, che fa dell’ostinazione la propria arma di forza dei brani, che non suonano affatto allungati nella durata. Certo, non bisogna aspettarcisi una scarica di adrenalina e i più pignoli potrebbero lagnarsi della lunga durata dei brani, ma io rispondo che queste spigolosità compositive conferiscono a “Deep Melancholic Wrath” un bel tocco di underground nonché di settoriale, proprio come i dischi black metal di un tempo. Disco consigliato all’acquisto per chi cerca un buon disco black metal dal mood nordico e minimalista, e che non si limiti ad una immagine invernale random in copertina e una scopiazzatura banale dei Darkthrone.
Track by Track
- Experience the joy of unhappiness - Intro S.V.
- Bare emotions 75
- La notte dei morti 80
- Everlasting flame 75
- Under the bright cursed star 75
- Her beauty in those days 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
74Recensione di Snarl pubblicata il 21.12.2018. Articolo letto 1223 volte.
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