Ghost Of Mary «Oblivaeon» [2016]
Recensione
Album d’esordio per i Ghost of Mary, band di recente formazione, con il loro “Oblivaeon”, lavoro prettamente incentrato su sonorità Death Metal Sinfoniche all’interno delle quali la band non si risparmia sull’inserimento di apparati orchestrali riconducibili alla musica classica in generale. Le tematiche affrontate dalla band, ispirate sul racconto originale di Daniele Rini, ricadono sostanzialmente sul generare una specie allegoria sulla vita e sulla morte e sulla condizione delle anime che si trovano continuamente trasportate da un luogo all’altro fino a prendere possesso dei corpi. Strumentalmente il lavoro appare decisamente dinamico e ben fatto, ritmiche e riff in puro stile death metal si alternano a contesti sinfonici classici dal sapore incredibilmente malinconico ed oscuro che fanno decisamente la differenza facendo continuamente altalenare l’ascoltatore da momenti più intensi ed aggressivi ad altri riflessivi; la parte vocale spazia tra clean, scream e growl, alternandosi in pari modo anche nei sottofondi realizzati con l’ausilio degli strumenti classici come violino e viola. Anche la sezione ritmica della batteria appare decisamente ottimale facendo affidamento su cambi tecnici precisi e allo stesso tempi dinamici frutto di capacità e bravura; l’impressione che si ha si orienta sul considerare che chi suona l’album, pur essendo un esordio, è indubbiamente un professionista con maturata esperienza. I brani si alternano piacevolmente a cominciare dal primo “Shades”, anticipato dall’intro “The Moon and the Tree”, con un’apertura di matrice classica eseguita con la chitarra e con una andatura moderata decisamente pacata, quasi insolita, per l’opener di un disco; il brano poco dopo viene sferzato da una ritmica e da un riff in puro death metal che stravolge l’armonia creata in apertura per velocizzarsi sempre più; segue “Last Guardian” dove a rendere il tutto malinconico è un temporale in apertura con un pianoforte ed un successivo, quanto imminente motivo di chitarra subito incoraggiato da un buon death metal, a tratti tendenti allo speed, ma ben fatto anche per l’orecchiabilità che lascia il brano a fine ascolto; è poi la volta di “Nothing” e di “The Ancient Abyss” due brani che si alternano tra contesti sinfoni classici e prepotenti andature death metal dei quali, il secondo, risulta più moderato nella proposta; è poi la volta di “Oblivaeon” uno strumentale in alternanza tra violini, viole e chitarra acustica dal sapore malinconico ma non troppo. Segue “Black Star” un altro brano che si insinua sin da subito per la sua proposta in chiave metal con gli immancabili inserimenti di pianoforte e violini; estroverso e particolare “Something to Know”, un brano ben fatto, maggiormente divertente e più tecnico rispetto ai due precedenti che invece risultano più concentrati su contesti malinconici; nuovo drammatico quanto oscuro r funereo inizio tra viole e violini per “The End is the Beginning” anticipante una ritmica di notevole impatto ritmico tra doppia cassa e ritmiche di chitarre; conclude poi l’intermezzo drammatico in pianoforte “Nowhere Now Here” e “The Ancient Abyss” bonus track in versione pianoforte. Un disco d’esordio particolare, ben riuscito e curato sotto tutti gli aspetti a cominciare dal fattore metal, intenso e dettagliato nei contenuti, così come anche l’inserimento dei contesti sinfonici e melodici, forse in proporzione un po’ superiore, rispetto a tutto il resto; il disco si consiglia soprattutto a coloro che prediligono band come Amon Amarth, Opeth e Dimmu Borgir.
Track by Track
- The Moon and the Tree S.V.
- Shades 75
- Last Guardian 75
- Nothing 80
- The Ancient Abyss 75
- Oblivaeon 75
- Black Star 75
- Something to Know 85
- The End is the Beginning 75
- Nowhere Now Here S.V.
- The Ancient Abyss (piano version) S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 75
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
77Recensione di Wolverine pubblicata il 09.12.2016. Articolo letto 2678 volte.
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