Giulio Rossi «Victims Of The Past» [2009]
Giulio Rossi
Titolo:
Victims Of The Past
Nazione:
Italia
Formazione:
Giulio Rossi – All Lead Guitars, Rhytm Guitars, Acoustic Guitars
Claudio Pisoni (skanners) - Vocals - The Sun Also Rises
Massimo Evangelisti (synthesis) - Vocals - Victims Of The Past
Roberto Casini ( Synthesis ) - Vocals - I Surrender
Vittorio Ballerio (adramelch) - Vocals - Streets Of Pain
Stefano Firmani (glory Hunther) - Vocals - Wasting All
Roberto Uccellini (synthesis) - Drums - Streets Of Pain -
Victims Of The Past
Rodolfo Ridolfi (s.r.l., Subliminal Crusher, Hyades) - Drums - The Sun Also Rises
Wasting All - Instrumental Game - I Surrender
Cristian Susanna - Keyboards - Prelude -
Goodnight Destiny - Beyond The Horizon
Giovanni Chirchirillo (avviso Di Sfratto) -- Bass - Wasting All
Marco Contadini (jumping Shoes)- Bass - Streets Of Pain -
Victims Of The Past - Instrumental Game - I Surrender
Jerico Biagiotti (s.r.l., Subliminal Crusher, Hyades) - Bass - The Sun Also Rises
Genere:
Durata:
32' 63"
Formato:
CD
2009
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
“L’enigma dell’ora”. Nel noto dipinto del maestro della metafisica Giorgio De Chirico il tempo assume un concetto interessante, non scorre, ma si cristallizza nell’indefinito di un’ora che non indica nulla di preciso, inserisce il mistero dell’attesa, racchiude il passato nelle ombre che si allungano sempre troppo prominenti. E’ attraverso i medesimi toni neutri ma un concetto uguale e contrario che Giulio Rossi intende esprimere lo scorrere di un tempo “veloce e inesorabile” , il quale travolge le nostre vite e spesso ci rende vittime di un passato che spesso non si riesce ad allontanare, legati a quest’ultimo si rinuncia a esprimersi con ardore sul palcoscenico di una vita che non conosce pause e continua la sua corsa. “Victims of the past”: titolo emblematico e congeniale per il full-length che vede un inedito Giulio Rossi rivestirsi non solo del congeniale abito musicale, ma anche assumere il ruolo di grafico e produttore, affiancato tuttavia da molteplici collaborazioni che rendono il lavoro una gradevolissima “Metal Opera” dallo spessore tutto italiano.
E’ il progetto di una vita spesa accanto al Rock e per il Rock, senza cedere di fronte alla complessità di un sistema che genera ostacoli fin troppo impervi contro artisti che scelgono di vivere per un archetipo che si manifesta all’interno di contorni segnati dalla definizione “Heavy Metal”. Storia autentica, di quella che viene modellata attraverso l’usura di sforzi tirati e schietti sacrifici, Giulio Rossi ne ha scritta tanta: i primissimi anni ’80, la breve vita degli Sharks che si evolvono in Executor con l’arrivo direttamente dai Synthesis di Pietro Iatteri seguito poco dopo dal loro fondatore storico Roberto Uccellini; era il 1985, i progetti ripartono proprio dai Synthesis e il legame artistico fra i membri dura tuttora. “Victims of the past” è il risultato di questi anni ricchi di consensi e disinganni, frutto importante nato dalla stretta complicità di diversi artisti accomunati da una passione che sfocia in dedizione quotidiana.
“Prelude” strumentale introduce l’album attraverso delicati arpeggi su un piatto di sonorità vagamente epic che sfociano in “The Sun also Rises”, intrigante performance vocale a cura di Claudio Pisoni (Skanners) su un power di sapore eighties, un ottimo lavoro al basso da parte di Jerico Biagiotti (Subliminal Crusher, S.R.L., Hyades) che sostiene, armonizza ed esalta un Giulio Rossi in grado di non lasciare spazio a rimpianti di alcun genere conquistandosi la scena tra catchy riffs e assoli decisamente riusciti. Unico fattore calante della track è un’equalizzazione poco riuscita del drumming di Rodolfo Ridolfi (Subliminal Crusher, S.R.L., Hyades) in sede di produzione, abbassando l’alta qualità del lavoro di quest’ultimo.
Lo slancio melodico di “Victims of the Past” accoglie il frontman dei Synthesis Massimo Evangelisti al microfono, capace di costruire un’esibizione coinvolgente attraverso un tonalità ardenti e spontanee, refrain da killer hit che tuttavia di avvicina troppo a proposte dell’universo J-pop come ad esempio l’hit di una decina d’anni fa “Change the world” dei nipponici V6. Drumming firmato Roberto Uccellini (Synthesis) in questo caso reso godibile da una produzione migliore, la consueta incisività degli assoli di Giulio Rossi e il canonico basso di Marco Contadini (Jumping Shoes) rendono la track un ascolto soddisfacente fino a “Streets of Pain”. Ballad alimentata dall’ espressività di remote nostalgie attraverso le vocals di uno straordinario Vittorio Ballerio (Adramelch) impreziosisce il disco di un pezzo in cui ogni suono si congegna con una naturalezza quasi incredibile, offrendo impulsi di un sentimento di lotta attraverso lo struggente percorso di un tormento cocente cui non si vuol cedere. Pezzo di bellezza incontenibile che lascia le sensazioni sovra citate alla corsa strumentale di “Instrumental Game”, track dall’esemplare solo di chitarra ma meno incisivo se equiparato al successivo intermezzo “Beyond the Horizon” in cui le note scivolano intrecciando lirismi di puri sogni chimerici o l’epilogo “Goodnight Destiny”, fascino di un’astrazione ai limiti della strenue conflittualità che la realtà piazza belligerante ogni nuova alba.
Ritorna prepotente l’influenza power metal ulteriormente colmata di tratti più epici in “Wasting all” , perfetta la resa del singer Stefano Firmani (Glory Hunter) attraverso l’impetuosità consueta del genere che non stempera nemmeno un secondo della maestosa resa strumentale in cui Giulio Rossi assieme a Giovanni Chirchirillo al basso e Ridolfi alla batteria sanno dare vere lezioni di stile. Tocco di classe regalata ai nostalgici con la cover “I Surrender”, successo by R. Ballard proposto dai Rainbow in “Difficult to Cure”, arrangiamento in cui Rossi e colleghi si distanziano il meno possibile dalle sensazioni che seppero dare Blackmore e soci: è disarmante la tonalità con cui l’ex Synthesis Roberto Casini si avvicina a ciò che fu Joe Lynn Turner, riproponendo intatto l’incanto di cui era capace la band britannica, anche se in alcuni passaggi il carisma si stempera eccessivamente in favore della tecnica.
Peccato per una produzione che non sempre è all’altezza dei nomi che compaiono in questo lavoro, distribuito da LM Records. “Victims of the past” conta 9 tracks divise equamente fra intermezzi strumentali, track tradizionali e richiami ad un ispirato, prolifico passato, e anche se in alcuni tratti l’originalità compositiva sembra infiacchirsi è riuscito proprio per le miriadi di influenze artistiche regalate dalla folta schiera di partecipanti, i quali rendono l’opera un contesto di variegata perizia appagante per ogni ascolto che deciderete di dedicargli. La bellezza è costruita dalle sensazioni che sanno regalare gli istanti, con cui i calcoli commerciali hanno poco a che spartire.
Track by Track
- Prelude 65
- The Sun Also Rises 75
- Victims of the Past 60
- Streets of Pain 85
- Instrumental Game 75
- Wasting All 80
- Beyond the Horizon 75
- I Surrender (Rainbow) 70
- Goodnight Destiny 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 70
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
74Recensione di Rocket Queen pubblicata il --. Articolo letto 2205 volte.
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