Golden Heir Sun «Holy The Abyss» [2019]
Recensione
Da Castelnuovo del Garda, Matteo Bardi con il suo primo esperimento solista in Golden Heir Sun, realizza un unico brano per l’album “Holy The Abyss”, un disco che incentra il proprio potenziale su un concetto di drone experimental, post metal proteso a realizzare musica attraverso ambientazioni e allo stesso tempo arte e immagini. Il disco sostanzialmente rappresenta un’esperienza che mette al confronto le tre sopraccitate diverse prospettive artistiche per realizzare ed uniformare un unico scenario. Musicalmente i venti minuti di Holy The Abyss tendono a proiettare l’ascoltatore in un mondo quasi surreale, sospeso in cui tutto ciò che è intorno, dimenticato, lascito in balia di se stesso e non che trova spazi per un mondo reale; un insieme di suoni, soavi, dolci, dai tratti immancabilmente oscuri decretano uno scenario praticamente indefinito, privo di confini e prospettive che genera in sé una natura di matrice cosmica in cui la ricerca di se stessi si spinge verso l’infinito. Sonorità crude, rauche, ma anche dolci e soavi, offrono in definitiva una discreta prova che riesce ad inquadrare correttamente l’ideale prefissato dall’autore.
Track by Track
- Holy The Abyss 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
68Recensione di Wolverine pubblicata il 09.11.2019. Articolo letto 1333 volte.
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