Gyze «Black Bride» [2015]
Recensione
Comunque si guardi a questo secondo album dei Gyze, giapponesi da Tokyo, non si può negare un dato di fatto: ai giapponesi piacciono le cose esasperate, prendere uno stato d’animo o una determinata caratteristica musicale e ribadirla insistentemente, intensificarla fino allo sfinimento, e “Black Bride” è tutto fuorché un’eccezione.
Presentato come Melodic Death Metal, i Gyze sono in realtà una band che si muove nei lidi sonori delineati dai Children of Bodom, ma aggiungeteci una voce quasi sempre urlata (anche nei ritornelli) stile Soilwork, e una spiccata tendenza Power/Speed Metal, il tutto ripetuto oltre l’eccesso per un’ora tonda di musica che sarà anche poco originale, pompata e magari anche iper prodotta, ma che convince, e che riesce nel mirabile tentativo di suonare fresca e differenziata benché sempre potente e sopra le righe, nonché con le due anime melodic death e power/speed legate benissimo. “In Grief” infatti è un brano corale e con una chitarra solista molto barocca e neoclassica, ma invero riuscita, che si differenzia da una title track più orecchiabile, e a tratti l’equilibrio si sposta più sul melodic death in brani come “Honesty”, o sul Power/Speed scavezzacollo di “Black Shadow”, passando poi per i brani più metal classico come “Insane Brain” e “Winter Breath” davvero notevoli, dove la tastiera dell’incredibilmente talentuoso Rioji sa come ricavarsi il proprio spazio. E come se non bastasse, c’è anche la canzone più tipicamente per il pubblico giapponese, questa “Nanohana” che per me suona più da “sigla di cartone animato giapponese”, ma che ho apprezzato in quanto non fa altro che rendere il cd ancora più completo e dal songwriting fornito.
Occorre ricordare che comunque alcune caratteristiche potrebbero dissuadere una certa fascia di ascoltatori di questo genere musicale: anzitutto, l’album è come detto intenso ed esasperato, il che vuol dire che è pieno di note fino all’inverosimile, pochi sono i momenti lineari e che mettono da parte la pomposità, e anche che l’album è molto in stile metal moderno, e quindi molto lontano da qualsiasi concetto di old school. Detto questo, i Gyze ci sanno fare secondo me. Certo, si tratta come detto di una proposta forse non originale, ma invero fatta benissimo, con una tecnica notevolissima e strabordante, e che è tranquillamente consigliabile sia agli amanti dei riff a chitarra sdoppiata del melodic death, sia soprattutto agli amanti del Power/Speed contaminato dal metal estremo alla Children of Bodom. Se questo è ciò che musicalmente vi stimola, i Gyze sono una band a cui consiglio caldamente un ascolto. Chi invece non ne è interessato, passi pure avanti.
Track by Track
- Black Bride 75
- In grief 80
- Honesty 80
- Insane Brain 80
- Black Shadow 80
- Winter Breath 85
- Twilight 75
- Satanic loop 80
- Nanohana 80
- Julius 75
- Asuhenohikari (Intermezzo) S.V.
- Gnosis 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 80
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
80Recensione di Snarl pubblicata il 27.10.2015. Articolo letto 1764 volte.
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