HOGS «HOGS in Fishnets» [2015]
Recensione
Attratti più dalla vivacità trasmessa dall’allegorica e colorata fumettistica sexy riportata nell’artwork degli Hogs, gruppo fiorentino d’esordio nel genere Hard Rock, piuttosto che dall’impatto iniziale ricevuto con l’ascolto del disco, veniamo a scoprire che trattasi di una band composta prevalentemente da veterani che hanno militato in band nostrane e non sin dagli anni ’90 e anche prima ma con un’unica eccezione rappresentata dal giovanissimo e brillante cantante Simone Cei che abbassa nettamente la media dell’età degli altri componenti. Il lavoro, che a tratti appare in alcuni brani essere più che rock un qualcosa che si avvicina al soft rock, nel complesso risulta ben articolato anche sulla scorta dell’esperienza maturata negli anni degli strumentisti qui riuniti. Il disco, composto da un full lenght di dietri tracce, viene articolato, come si evince contestualmente dalla back cover del cd, in due parti rappresentate dai primi cinque brani definiti “Funky side “ e i restanti cinque, per appunto, “Hard Side”. Dall’analisi complessiva, nella prima parte del lavoro, vi sono alcuni significativi brani che, a tratti, confermano in maniera parziale lo stile funky nominato; sui primi due brani “There’s no chance to be Alive” e “Can’t stop it” si percepisce maggiormente l’influenza denominata con un andamento in generale che piace e diverte forte dell’esperienza musicale dei componenti la band; è poi la volta di “Lay me down and pretend” altro brano soft rock ben eseguito che fa bella figura grazie ad elementi fusion ben rilevabili. Con la seconda parte del lavoro e mi riferisco alla parte “Hard”, troviamo l’approccio hard rock ma purtroppo privo di riff accattivanti tipici del genere e invece maggiormente concentrato più sul metodo esecutivo. Merita ricordare “Wasting Time” un brano che, per certi versi, ricorda un po’ il rock anni ’70 ed offre una brillante esecuzione della parte cantata oltre ad un buon lavoro di chitarra sul lead ovviamente supportato da un contesto non proprio Hard ma forse un po’ più blues. Le cose sembrano cambiare un po’ direzione con “Dance on Rock” dove si avverte finalmente un po’più di energia sprigionata dalla chitarra e dal resto della band. Un lavoro che nel complesso non appare strutturato proprio in chiave hard rock ma in un semplice rock a tratti soft che dimostra la giusta capacità esecutiva della band
Track by Track
- There's No Chance 65
- Can't Stop It 65
- Lay Me Down and Pretend 60
- Lots of Butterflies 50
- All for You 50
- Behind the Eyes of a Cool 50
- Living by the Low 55
- Wasting Time 60
- Dance on Rock 70
- Keep on Trying 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 50
- Tecnica: 55
Giudizio Finale
60Recensione di Wolverine pubblicata il 21.04.2015. Articolo letto 2391 volte.
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