Heavenshine «Black Aurora» [2013]
Recensione
Gli Heavenshine nascono dalle ceneri della band heavy metal Marshall (molto attiva nei primi anni 2000), quando a quattro membri di quest’ultima (Marco Signore, Lino Mazzola, Ly Holestone e Joe Dardano) si aggiunge il chitarrista ritmico Giuseppe Pandolfi. A questi si unisce poi, a completare la line up definitiva, la soprano Miriam Cicotti. Il combo napoletano ci offre un symphonic metal di ispirazione Therion, Symphony X e (zero dubbi a riguardo, già ad un primo ascolto) Nightwish.
Apre la potente “Atlantis Reloaded”, in cui già possiamo apprezzare i duetti vocali tra Miriam e Marco (anche tastierista della band). L’intro “Bean Sidhe”, caratterizzata dai vocalizzi di Miriam su un ottimo arrangiamento di piano e archi di Marco, anticipa la title track “Black Aurora”, a mio parere una canzone davvero interessante quanto a scelte stilistiche: colpisce in particolare l’intermezzo strumentale in cui tastiere e chitarra solista si intrecciano alla perfezione.
Molto interessante è anche Dreamscape, in cui comunque si sentono abbastanza le influenze stilistiche dei primi Nightwish. E, a proposito di influenze Nightwish, capita a fagiuolo “Phantom of the Opera”, revisitazione in chiave Heavenshine della famosa cover presente nell’album Century Child della band finlandese.
Altro intermezzo, “Sutekh Hetep”, che ci introduce ad un’altra canzone molto “Nightwish”, “When the Father Lion Mirrors the Stars”. Segue “Fear Me”, che unisce parti più dirette e ritmate a momenti più intimistici; intimismo che raggiunge l’apice nella ballad “Embrace of the Sun”, che come stile ricorda le ballad dei Symphony X.
Chiudono “Sang Real”, caratterizzata da cori in latino e uno stile compositivo molto “Dark Moor”, e “Lucania”, che considererei più una sorta di.. lunga outro.
È un cd che, tutto sommato, va capito. Nel senso che per apprezzarne appieno le indubbie qualità va ascoltato più di una volta, il che non è certo difficile atteso che la produzione è più che buona, non essendoci nulla fuori posto o più “avanti” o “indietro” rispetto al resto.
Lungo tutto l’album, le due voci della band duettano continuamente, integrandosi e completandosi alla perfezione (anche perché, la sola voce di Miriam da sola sarebbe eccessivamente “Tarja style”, quindi poco innovativa e originale), “movimentando” le composizioni più di quanto non facciano già le ritmiche, il che fa di “Black Aurora” un ottimo inizio per la band campana, che si presenta sul mercato con una proposta decisamente valida.
Consigliato a tutti gli amanti del symphonic metal!
Track by Track
- Atlantis Reloaded 60
- Bean Sidhe 65
- Black Aurora 70
- Dreamscape 65
- Phantom of the Opera 65
- Sutekh Hetep 60
- When the Father Lion Mirrors the Stars 70
- Fear Me 65
- Embrace of the Sun 70
- Sang Real 70
- Lucania 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
68Recensione di Andreas X pubblicata il 03.08.2013. Articolo letto 2285 volte.
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