Heimdall «Aeneid» [2013]

Heimdall «Aeneid» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Digprog »

Recensione Pubblicata il:
11.05.2013

Band:
Heimdall

Titolo:
Aeneid

Nazione:
Italia

Formazione:
Gandolfo Ferro :: Vocals
Fabio Calluori :: Guitars
Carmelo Claps :: Guitars
Umberto Parisi :: Guitars
Daniele Pastore :: Bass
Nicolas Calluori :: Drums

Genere:
Power Metal

Durata:
49' 0"

Formato:
CD

Data di Uscita:
26.02.2013

Etichetta:
Scarlet Records

Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione

La mitologia, soprattutto quella di matrice scandinava, ha sempre avuto un ruolo fondamentale all’interno dell’universo metal alimentando l’immaginario collettivo delle band, sedotte e ispirate da questo mondo epico e fantastico. A legare il metal all’epopea dell’antica Roma e a quella di uno scrittore, un “certo” Virgilio e la sua Eneide, ci hanno pensato i campani Heimdall nella loro ultima fatica discografica dal titolo “Aeneid” per l’appunto, distribuita da Scarlet Records. Un gradito ritorno dopo nove lunghi anni dall’ultimo album e aggiungerei in “grande stile” di questa band che mescola con disinvoltura power e neoclassical metal, un mix a dir poco esplosivo e che rende merito alle loro notevoli doti tecniche. La voce di Gandolfo Ferro appassiona per intensità ed estensione, il trio chitattistico Calluori – Claps – Parisi sono 18 corde graffianti che si uniscono per dare vita ad un suono unico, così come l’amalgama del basso di Daniele Pastore e la batteria Nicolas Calluori che spingono senza tanti complimenti su ritmi martellanti e davastanti. Nei circa 49 minuti di Aeneid si trova un po’ di tutto, diversi canoni stilistici del metal che narrano le vicende di Enea in maniera molto espressiva, incisività che coinvolge l’ascoltatore per un’esperienza unica ed irripetibile. “Prologue” apre a modo di preludio a quanto sta per accadere, tappetto soft e voce narrante che vengono smorzati per lasciare spazio alla tiratissima “Forced By Fate”. Se da una parte l’inizio è stato power, con “Save You” si evidenzia una matrice di carattere sinfonica, coinvolgente nelle sue trame di stampo malmsteen-iano e accattivante nell’arrangiamento di tastiere. La perla di questo disco rimane “Ballad of the Queen”, soave e maestosa, interessante intreccio tra le vicende di Virgilio e un sound magniloquente nato da un sapiente incrocio di chitarre acustiche e pianoforte. L’ecletticità degli Heimdall è singolare ornando il lavoro con la strumentale “Funeral Song” e l’epica “Gates of War”. Il finale è un continuo crescendo di emozioni che si racchiudono in “The Last Act”, brano power che va a calare onorevolmente il sipario. Insomma, questa band ha saputo sfornare un qualcosa di unico e che non tradirà le attese degli estimatori del genere e che ha le potenzialità per rapire l’animo di nuovi appassionati. “Aeneid” è l’ennesima dimostrazione che non è necessario uscire fuori dai confini nazionali per trovare qualcosa di musicalmente valido. Lunga vita al buon metal di casa nostra e agli Heimdall.