Helfir «The Human Defeat» [2017]

Helfir «The Human Defeat» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
03.07.2017

 

Visualizzazioni:
1760

 

Band:
Helfir
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Titolo:
The Human Defeat

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Luca Mazzotta :: Vocals, Guitars, Bass, Drums Programming, Keyboards, Synth, Fx

 

Genere:
Decadent Gothic Metal

 

Durata:
48' 37"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
30.06.2017

 

Etichetta:
My Kingdom Music
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Secondo disco positivo tanto quanto il primo per questa bella realtà salentina di ciò che a grandi linee possiamo definire Gothic/Doom Metal, e che precisamente costituisce in un buon crossroad musicale tra Anathema, Antimatter e direi anche un pizzico dei Katatonia di metà carriera.
Infatti, nonostante una copertina francamente un po’ anonima, lo stile e le capacità del Mastermind Luca Mazzotta restano confermate e anzi magari anche favorite da una certa voglia in più di sperimentare con l’elettronica e con l’ambient, che contribuisce a rendere “The human defeat” più eclettico e originale. Ad ascoltare le prime canzoni, infatti, si potrebbe pensare che questo disco vada sul sicuro e preferisca riproporre il mood del primo album, ma bisogna dargli tempo e abituarsi allo stile compositivo, che va differenziandosi nella grande “Tide”, che esplode letteralmente nel ritornello con le sue chitarre acustiche, che in “Protect me” va addirittura a toccare qualcosa dei Mar de Grises, e che in “Chant d’automne” invece si lancia sulle melodie acustiche senza percussioni e con un cantato minimale. È da qui in poi che “The Human defeat” diventa più eterogeneo, con i brani successivi che vanno a toccare lidi differenti in ogni canzoni, dall’industrial all’ambient passando per il gothic doom più elettrico e propriamente metal, con tanto di assoli di chitarra, per una conclusione in crescendo dell’album, spiazzante ma non astrusa e che ci convince dal punto di vista della poliedricità, cosa che non si sentiva più di tanto nel precedente album. Poi sì, ci sarebbero alcuni difetti come una copertina troppo grigia e come detto un po’ anonima, oppure una drum machine a volte troppo minimale e sedentaria, come in “Tide”, ma sono difetti dei quali personalmente non me ne importa nulla: l’anima delle canzoni c’è e tanto basta. Un disco caldamente consigliato per gli amanti del gothic/doom, delle sonorità acustiche stile inglese e anche di chi ama un certo stile ombroso ma calmo. Altro centro per la My Kingdom Music.

Track by Track
  1. Time in our minds 75
  2. Light 80
  3. Tide 80
  4. Protect me 80
  5. Chant d’automne 85
  6. Mechanical god 75
  7. Climax 2.0 75
  8. Golden tongue 85
  9. The last sun 80
  10. Chant d’automne (instrumental) 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 80
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
78

 

Recensione di Snarl pubblicata il 03.07.2017. Articolo letto 1760 volte.

 

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