Hell Riders «First Race» [2014]
Recensione
Primo disco per gli Hell Riders e già si potrebbero già dire grandi cose di “First Race”.
Bella musica e chitarre potenti, come nella migliore tradizione dell’Hard Rock, se non fosse per la presenza di alcune sbavature, imputabili, molto probabilmente, alla recente formazione della band nonché ad una produzione non propriamente “grandiosa”. Bravo sicuramente il chitarrista, Richard Crowley, che crea delle andature epiche sia in “Soldiers of steele” (molto Iron Maiden) che in “Aviator” e “Beyond death”. Ma una considerazione particolare va fatta in merito a “Dragon power”, che trovo la più riuscita del disco, con un intro di batteria che richiama (per un attimo) le atmosfere di “Close to me” dei The Cure, e con una chitarra più attenta alla melodia che allo “speed”; il desiderio, dopo l’ascolto, sarebbe quello di sentire il brano registrato con una produzione sontuosa, fatta di cori e sovrastrutture, a cui lo stesso sembra prestarsi naturalmente già dal momento compositivo. È proprio la produzione, infatti, il tallone di Achille di questo disco, buono nelle aspirazioni ma debole nella realizzazione. La musica degli Hell Riders ha come chiari ispiratori i già citati Iron Maiden, che però vantano mezzi non a disposizione della maggior parte dei musicisti, che pur talentuosi, non riescono però a raggiungere la magnificenza dei loro “maestri”. L’ispirazione di fondo c’è e si sente, ma le modalità di registrazione e la produzione (forzatamente) scarna, penalizza una band che non manca di idee né di musicisti adatti alla loro realizzazione. Un discorso a parte va fatto per il cantante Dave Jolly, che, per alcuni versi, sembra costretta in una scelta di stile che non gli appartiene. La voce è, in alcuni pezzi, forzatamente roca o, al contrario, volutamente acuta, ma appare poco naturale e, in alcuni pezzi, dissonante rispetto alla musica. La cosa che fa dispiacere è che l’impostazione c’è, ma il cantante segue un modello lontano dalla propria voce, ed appare, in alcuni momenti, fuori dal contesto della band. Basterebbe semplicemente forzare di meno e seguire la propria natura, anche vocale. Ad ogni modo, a mio parere, un buon esordio per gli Hell Riders: il talento c’è, basterebbe trovare la strada (e la produzione) giusta.
Track by Track
- Turbolizer 70
- Ghost Rider 60
- Soldier of Steel 65
- Dragon Power 70
- Mechanics Armada 60
- Destination Mankind 60
- Queen of Death 65
- Aviator 65
- B.T.K. 60
- Beyond Death 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 50
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
64Recensione di Betty Page pubblicata il 26.02.2020. Articolo letto 2395 volte.
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