High Speed Dirt «Modern Slavery» [2018]
High Speed Dirt
Titolo:
Modern Slavery
Nazione:
Italia
Formazione:
- Federico Dick :: Bass;
- Domenico Santoro :: Guitar;
- Marco Maraschi :: Vox;
- Stefano Motta :: Drums;
Genere:
Hard Rock / Melodic Metal
Durata:
35' 19"
Formato:
CD
10.07.2018
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
---
Recensione
I milanesi Modern Slavery rilasciano oggi il primo full lenght “Modern Slavery” preceduto da un Ep nel 2016 dandoci prova di come interpretano secondo la propria migliore ispirazione, un genere che si interpone tra metal melodico e hard rock. Le tematiche trattate dalla band vanno dalla guerra all’oppressione della libertà ma ancora all’isolamento, al narcisismo e al materialismo. I sette brani sin da subito offrono un quadro compositivo di tutto rispetto tenendo conto che il sound risulta deciso e propositivo e non lascia spazi a incertezze o potenziali sbavature. I riff d’apertura dei brani sono accattivanti e danno sin da subito impulso a ritmiche spinte e trasgressive forti anche della buona proposta del clean capaci di interporsi nelle più diverse modalità e tonalità a seconda del segmento strutturale di ogni brano. La chitarra ritmicamente va che è un piacere e trova un’ottima intesa anche con basso e batteria per offrire quanto di meglio può fare per un genere come questo. Se con “Truth In The Poket” non abbiamo l’ombra di dubbio che il quartetto ha del potenziale, ne abbiamo ulteriore conferma anche con la dinamica “Fountain Of Truth” e con la più moderata “Yellow Leaves”, due brani che hanno insite nella loro forma, non troppo complessa, tutto lo stile della band. Moderata e molto soft l’apertura di “We Don’t Existe Enymore”, un brano apparentemente malinconico dove giocoforza è il ritornello cantato con annessa ritmica in alternanza tra acustici e distorti; seguono “Modern Slavery”, un brano particolarmente legato all’hard rock dove richiami più metal non tardano a farsi sentire soprattutto nel ritornello cantato e nei mutamenti ritmici proposti, e il successivo “Daydreamer”, dall’apertura malinconica ma che questa volta ritmicamente non si distacca molto da qualche suo predecessore; a chiudere il disco “Ordinary Man” caratterizzata da un potente riff d’apertura che va a di seguito a stimolare una ritmica appena moderata ricca di successevi mutamenti come la band ha imparato a farci ascoltare sin ora. Un lavoro che complessivamente offre un discreto quadro compositivo con contenuti moderni e destinato un po’ a tutti con particolare riferimento alle nuove generazioni che amano interpretare rock e metal a proprio modo.
Track by Track
- Truth In The Poket 75
- Fountain Of Truth 75
- Yellow Leaves 70
- We Don’t Existe Enymore 70
- Modern Slavery 70
- Daydreamer 70
- Ordinary Man 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
72Recensione di Wolverine pubblicata il 12.08.2018. Articolo letto 1664 volte.
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