Hortus Animae «Secular Music» [2014]

Hortus Animae «Secular Music» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
12.06.2014

 

Visualizzazioni:
2511

 

Band:
Hortus Animae
[Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Hortus Animae [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Hortus Animae [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina MySpace di Hortus Animae [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il canale YouTube di Hortus Animae [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina ReverbNation di Hortus Animae [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina SoundCloud di Hortus Animae [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina BandCamp di Hortus Animae

 

Titolo:
Secular Music

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Martyr Lucifer :: Bass, vox Hypnos :: Guitar
Bless :: Synth
Grom :: Drums
Ecnerual :: Violin

 

Genere:
Prog / Goth Black Metal

 

Durata:
58' 52"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
24.03.2014

 

Etichetta:
Flicknife Records
[Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Flicknife Records

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Ritornano sulle scene I riminesi Hortus Animae, band non molto conosciuta ma talentuosa, che dopo essersi sciolti nel 2008 e aver pubblicato solo una pur corposissima antologia, propongono il loro quarto album, questo “Secular Music”, uscito per la Flicknife Records, che sembrerebbe essere (tranne delle omonimie, non vorrei dire una cavolata) la stessa label imparentata con gli Hawkwind, e che propone 7 brani più cover conclusiva di “Aqualung” dei Jethro Tull.
Bene: avete presente la pur contorta e bizzarra classe degli Hortus Animae mostrata nei precedenti albums? In buona parte, gli HA non ne tengono conto: la manifestano solo nella lunga “At the end of doomsday” e in qualcosa di “The poison of naga”, ma per il resto il sound proposto da questi ragazzi ora è perlopiù progressive, con una voce più spesso in growl che in scream, strutture delle canzoni aperte e poco inclini alla classica forma canzone, nonché un fortissimo ridimensionamento della componente metal estrema, che per la verità ormai cozza un po’ con quanto proposto in questo disco. A dir la verità, però, il risultato va e viene, perché per esempio l’opener “God and his disgusting children” mi sembra una canzone molto standard nei riffs, banale negli intermezzi di voce pulita, rigorosamente in mid tempo e con solo la parte centrale a farsi notare per una buona digressione strumentale. E il resto dei brani all’inizio dell’album sono così, con canzoni che più che altro sembrano attaccare diversi generi musicali, ma eccellendo solo in alcune parti, tipo il chorus stile industrial della seconda canzone, o lo stile industrial e quasi remixabile di “Dystopian Apocalypse”, mentre per il resto i brani mostrano l’attaccamento a diversi generi, con assoli un po’ troppo prolungati che portano i brani troppo lontano da dove si trovavano senza che, onestamente, ce ne sia un vero bisogno.
Fortunatamente, la seconda parte migliora, ma migliora proprio perché la lunga “At the end of doomsday”, nonostante i suoi 11 minuti, è più lineare e ricorda il vecchio corso degli HA, cioè quello che curava il mood e il crescendo delle composizioni, non l’ecletticità compositiva fine a sé stessa. E in questo ci ricadono ancora, gli HA, in “The poison of the naga”, che però è decisamente troppo allungata verso la fine, con assoli ridondanti e che infarciscono tutto l’album. Si conclude con una “Chamber...” che addirittura somiglia molto di più a lidi “core” che a musiche prog o più strettamente metal. Per capire bene dove volevano arrivare gli HA, lo si può intuire in parte dalla cover, “Aqualung”, che manifesta un approccio più suonato alle composizioni, più tipicamente prog, scevro da schemi compositivi e libero di vagare. Da questo punto di vista ok, il disco è riuscito, e da lì gli amanti del prog forse vorranno premere il tasto play di nuovo, ma per quel che mi riguarda vedo che l’album è per fans soltanto del metal più progressivo, che non so fino a che punto potranno apprezzare degli scream non fantastici in quanto a timbrica e voci pulite discrete ma non originalissime.
In conclusione: per quel che mi riguarda, trovo l’album carino, manifesta una genuinità di fondo apprezzabile e anche qualche canzone riuscita e godibile, eppure a me non ha tolto due obiezioni che lo relegano agli album buoni ma non sensazionali, cioè il fatto che gli Hortus Animae si siano sbizzarriti senza canalizzare più di tanto le loro idee o senza puntare su qualcos’altro oltre che l’ecletticità, e anche il fatto che, proprio perché è così personale, sia un album che tutto sommato lascia il tempo che trova e che oltre allo status di “Divertissement” della band non va. Consiglio comunque a tutti un ascolto per farvi un’idea di questo disco: l’inventiva e la voglia di originalità è comunque notevole, e potrebbe soddisfare gli amanti del prog estreme metal in particolare, ai quali un ascolto è consigliato.

Track by Track
  1. God and his disgusting children 60
  2. Blood of the Earth - The Truth Against the World 65
  3. Dystopian Apocalypse 60
  4. At The End of Doomsday (Pt. 1, 2, 3) 75
  5. The Poison of the Naga 70
  6. Impromptu Op. II - Pain Relieved 65
  7. Chamber of Endless Nightmares 65
  8. Aqualung (Jethro Tull cover) S.V.
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 55
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
65

 

Recensione di Snarl pubblicata il 12.06.2014. Articolo letto 2511 volte.

 

Articoli Correlati

News
Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
  • Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
  • Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.