Hungry Like Rakovitz «Nevermind The Light» [2016]

Hungry Like Rakovitz «Nevermind The Light» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
02.07.2016

 

Visualizzazioni:
1761

 

Band:
Hungry Like Rakovitz
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Titolo:
Nevermind The Light

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Enrico b :: guitar
Riziano r :: drums
Rubens b :: vokills
Riccardo b :: bass

 

Genere:
Grimecore

 

Durata:
23' 21"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
28.05.2016

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Non è facile capire “Nevermind the light” dei Bergamaschi Hungry Like Rakowitz, band che di base si propone come un mix di hardcore, thrash, post, sludge e black metal e che condensa 10 tracce più intro e outro in appena 23 minuti e mezzo. Ma purtroppo non tanto per eccentricità compositiva, quanto per la confusione di stili, che rendono quest’album diviso in diverse parti come se appartenesse a diverse bands.
In particolar modo, direi che fino alla settima canzone compresa gli HLR sembrano poco più che un gruppo hardcore nella media, con alcuni momenti hardcore e sludge decisamente buoni, ma anche parti poco coese tra loro, dove si tenterebbe di fare (presumo) black metal, ma queste ultime parti sono generiche, attaccate a forza come minimo, e anche talmente brevi da essere praticamente irrilevanti, che denotano un certo limite della band a esprimersi sulle parti veloci, visto che sono poche e scollate da tutto il resto. Ce ne sarebbe abbastanza per bollare gli HLR come l’ennesima band malriuscita che suona un hardcore con due cose in croce black metal, ma in realtà dall’ottava canzone in poi si risale la china, ma cambiando stile, ovvero con un certo concentrato di hardcore e brutal death che rendono i brani più serrati e convincenti, fino a raggiungere cose dei Brutal Truth più rumorosi e meno musicali nell’ottava canzone, e massimizzando i tratti sludge nella nona e quelli hardcore nella decima.
In conclusione, c’è qualche buono spunto, ma gli HLR per me rimangono tutt’al più di discreta. Ciò che spiazza non è solo la prima parte del disco solo discreta, ma è anche il fatto che certi brani sembrano fatti alla buona, con una “Black Comet” che consiste in 28 secondi di una cosa che sembra buttata là per là, una sesta canzone che sembra un abbozzo di una canzone black metal e nulla più, e un outro troppo lungo e superfluo, che sembra messo là per allungare un po’ l’album. Se siete fanatici dell’hardcore con tratti sludge dategli un ascolto, ma per me ci sono troppi brani niente di che alternati ad altri buoni. Sufficienza d’incoraggiamento.

Track by Track
  1. Under a Wolf Skin We Lurk - Intro S.V.
  2. Dissident 60
  3. Inevitable Return To Darkness (Obscuritate II) 55
  4. With Death in Our Hearts 60
  5. Farewell to Solar System 55
  6. Ouverture for the Flesh Eaters 55
  7. Trophies, Not Prisoners 60
  8. Pagan Terrorism (Obscuritate III) 70
  9. Wildweed 70
  10. Bad Rune Rising 70
  11. Black comet 55
  12. Refusing light - Outro S.V.
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 55
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
61

 

Recensione di Snarl pubblicata il 02.07.2016. Articolo letto 1761 volte.

 

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