Ideogram «Life Mimics Theatre» [2014]

Ideogram «Life Mimics Theatre» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
05.02.2015

 

Visualizzazioni:
2917

 

Band:
Ideogram
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Titolo:
Life Mimics Theatre

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Opera :: Voice
Kabuki :: Growl, Guitars
Grand Guignol :: Screams, Keyboards
Absurd :: Bass

 

Genere:
Avantgarde Metal

 

Durata:
1h 2' 11"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2014

 

Etichetta:
WormHoleDeath
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Distribuzione:
Aural Music
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Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Ambizioso ma non poco acerbo questo primo album dei milanesi Ideogram, che si definiscono Avantgarde Theatrical Metal e che propongono questo “Life mimics Theatre” composto da 10 tracce più intro, outro e due bonus tracks acustiche. Il fatto è che ascoltando l’album, siamo ben lontani dall’Avantgarde. Questo è secondo me in tutto e per tutto un cd di metal sinfonico e moderno, che potrebbe tranquillamente essere accostato ai Nightwish incrociati con i Theatre Des Vampires, cioè con tastiere e voce screaming affiancata a quella lirica (predominante) con chitarre che raramente fanno più che accompagnare la musica.
Diverse sono le imprecisioni in quest’album, e rivelano un album in realtà non brutto, ma che cade nel banale errore di proporre uno stile musicale e poi invece di variare un po’ pesca ingenuamente da altri generi musicali a casaccio con risultati molto spesso che non capisco proprio. Anzitutto, non ho detto a caso “uno stile musicale”, perché l’album presenta delle canzoni che in quanto a giri di chitarra si somigliano, e che tranne qualche caso finiscono per seguire lo schema “La- Fa+ Do+ Sol+” opportunamente variato, con poca solista purtroppo. Meno male che almeno c’è qualche variazione, ma ad esempio il riff della sesta canzone per me somiglia troppo a quello della settima. Tuttavia volendo questo problema si potrebbe anche trascurare in virtù del fatto che comunque certe canzoni suonano fresche e son fatte bene, come il bel chorus di “Falling Snow” che dona al brano un feeling buono da singolo, oppure “Reflections”, gradevole e interessante, o anche la veloce e tirata “I am a candle”. Sarà anche una ruffianata, questo brano, per donare una tinta più metal al cd, ma sta di fatto che per quanto possa essere deprecabile, in realtà ci serviva e riesce nel suo intento.
Il vero problema viene non dal fatto che quindi l’album è monodirezionale, ma dal fatto che gli Ideogram ci associano delle divagazioni in altri generi musicali che difficilmente riesco a comprendere. Tralasciando la quinta canzone con strofa veloce e ritornello lento (e banale nella tastiera) e la sesta, che invece propone strofa normale e ritornello veloce che non mi convincono perché le parti brutali mi suonano molto forzate, qualcuno mi spieghi in un brano gothic rock/symphonic metal come “Reflections” cosa ci fa uno stacco a 5:38 che mi ha ricordato “Paname” dei Litfiba per l’andamento, oppure lo stacco a 2:31 simil – ska (!!!) di “In a cobalt ocean”, per non parlare delle parti dove la band prova ad essere metal estremo senza riuscirci, come il feeling cheesy tipo Cradle of Filth di “Geisha for my demons” o di interventi ininfluenti ma fastidiosi tipo il beat di “Invisible again”, che peraltro se non avesse il cantato urlato sembra alternative.
Insomma: in un genere musicale dove la perfezione formale è imperativa e i canoni sono fissi, gli Ideogram mettono trovate aggiuntive coraggiose ma discutibili. Non si riesce a capire cosa voleva fare la band, se voleva mettere variazioni maldestre e poco riuscite sullo stile Nightwish/Theatre des vampires, o se è la tipica band ritoccata a colpi di pro tools in fase di post produzione. Per quel che mi riguarda, dono una sufficienza d’incoraggiamento agli Ideogram per definire meglio la loro proposta anche in virtù del fatto che certi brani più canonici non sono male, ma la stravaganza compositiva potrebbe scontentare più di qualche fan del metal sinfonico, mentre non credo che chi cerca un disco Avantgarde cerca una tale vicinanza col metal sinfonico. In generale credo che i fans di questi due generi rimarranno fans dei loro generi e che l’unione di questi generi resti mal digerita. Poi magari mi sbaglio, ma io vi consiglio di dargli un buon ascolto prima di vedere se questo disco può fare per voi.

Track by Track
  1. Life is pregnant of death - Intro S.V.
  2. The art of bleeding 60
  3. Evil (in her hands) 65
  4. Falling snow 75
  5. Trembling hands 60
  6. Geisha for my demons 65
  7. Invisible again 50
  8. Reflections 55
  9. Rain of stars 65
  10. I am a candle 70
  11. In a cobalt ocean 50
  12. Death Is Pregnant Of Life - Outro S.V.
  13. Invisible again (Acoustic Version) 60
  14. Falling Snow (Acoustic Version) 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
62

 

Recensione di Snarl pubblicata il 05.02.2015. Articolo letto 2917 volte.

 

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