Insane (Ungheria) «King of Fools» [2006]
Insane (Ungheria)
Titolo:
King of Fools
Nazione:
Ungheria
Formazione:
Bende Imre - guitar
Knapp Oszkár - vocal,sampler
Kádár László - guitar
Lehelvári Péter - bass
Érsek Gábor - drums
Genere:
Durata:
46'
Formato:
2006
Etichetta:
Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione
Stavolta ci troviamo alle prese con una band Ungherese già avviata, al terzo disco, sulle scene già dal 1998 e già con alcuni tour da headliner e video in rotazione su “Viva TV” alle spalle, gli insane sin dalle prime note si mostrano smaliziati nell'esecuzione e nel muoversi all'interno di un nu metal molto vario, sempre attento alla melodia catchy nei refrain, potente e preciso. Partiamo proprio dall'esecuzione: il quintetto suona molto compatto (come ci si dovrebbe aspettare da una band di questo livello), la batteria suona bella acustica e funkeggiante nei ritmi (anche se il pedale potrebbe anche essere triggerato), le chitarre tessono riff a volte standard per questa sorta di moderno metal-rock che strizza molto l'occhio al sound statunitense (potremmo accomunargli band come Seether, Nickelback, ma anche Korn e Adema, e Chimaira o i tedeschi Caliban per le parti più metalcore), a volte piuttosto creativi, armonizzati, oppure caldi arpeggi effettati, uso di armonici, chitarre pesantemente detuned, insomma tutto quello che è lecito aspettarsi da una band del genere. Il basso è sempre in primo piano e dona una pesantezza ai pezzi a volte davvero notevole, quindi si rivela una scelta azzeccatissima il metterlo in primo piano; ed infine passando ad analizzare la voce troviamo l'unico punto debole: i puliti sono spesso stonati e il growl è gradevole ma nulla più, riesce a colpire solo negli acuti più strozzati. Come avrete capito dalle band di riferimento il sound è abbastanza eterogeneo, il disco scivola con disinvoltura dai pezzi da classifica a quelli più metalcore, in growl e col la batteria serrata, e questa varietà se da un lato è un bene, dimostra che i musicisti non hanno paura di sperimentare e sono aperti a tante influenze diverse, dall'altro inevitabilmente mostra che alcune cose gli vengono molto meglio di altre, e lascia intendere che un disco fatto interamente puntando sui loro punti di forza (le parti più spinte e metalcore nella fattispecie) gioverebbe alla band tutta. L'album contiene 14 pezzi, che nonostante la varietà si amalgamano bene, lo stile è comunque abbastanza personale e gli permette di variare senza perdere il filo logico, il che è fondamentale ed è sintomo di maturità stilistica e capacità di interpretare ed elaborare le influenze attraverso il proprio punto di vista, qualcosa che la maggior parte delle band al mondo non è in grado di fare. Tra i pezzi si segnalano per la qualità sicuramente la title track “King of Fools”, che è sicuramente la più interessante a livello di melodie, la iniziale “Halfway to Hell”, la atmosferica e groovy “Scare the Crows”, che se cantata meglio sarebbe potuta essere un potenziale singolone, “Requiem”, che è altrettanto gradevole, e per concludere “Monochrome” che è forse la più interessante da un punto di vista strumentale, con la presenza di chitarre pulite e pianoforte. Per concludere “King of Fools” è un buon disco, anche se non eccezionale, ma mostra una scena Ungherese viva e che speriamo ci porti altre interessanti realtà nel prossimo futuro.
Track by Track
- Halfway to Hell 75
- The Run 70
- Last Lucky Day 68
- Set it on Me 72
- Army of Cheaters 70
- Icbad 68
- Parasite 65
- Scare the Crows 72
- King of Fools 83
- Requiem 75
- In the Movies 60
- The End of the End 60
- Monochrome 72
- Downtown 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 78
- Qualità Artwork: 68
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
70Recensione di AtoragoN pubblicata il --. Articolo letto 1491 volte.
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