Iron Savior «The Landing» [2011]
Iron Savior
Titolo:
The Landing
Nazione:
Germania
Formazione:
Piet Sielck - Vocals, guitars
Jan-Sören Eckert - Bass
Thomas Nack - Drums
Joachim Küstner - Guitars
Genere:
Durata:
47' 34"
Formato:
CD
2011
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Mi sono chiesto spesso il perché dell'esistenza di gruppi come gli Iron Savior. Pur avendo sempre potuto contare sulla presenza di nomi illustri tra le loro fila ora come in passato (per citarne uno a caso, un certo Kai Hansen) il progetto si è sempre distinto per la mediocrità della musica prodotta. Una discografia tanto nutrita quanto trascurabile, e al giorno d'oggi, anno domini 2011, il settimo full length "The Landing" non risulta essere un'eccezione. Il loro problema è quello che affligge buona parte del power metal da tempo immemore: sfoderare tutte le proprie potenzialità sulla melodia e l'orecchiabilità per trascurare l'oscurità dei toni che dovrebbe caratterizzare qualsiasi tipo di metal (nessuna esclusione), porta quasi ad avere dei dubbi su cosa sia considerabile metal e cosa no in un disco del genere. Una cosa è porsi dichiaratamente come – ehm – "happy metal", altra invece è cercare di mantenere un alone di serietà come i Tedeschi in questione vorrebbero.
Veniamo al disco. Sorvolando la classica intro ariosa "Descending", la sua prosecuzione "The Savior" parte già malissimo, con una strofa priva di mordente e un ritornello che viene salvato da una tastiera pervasiva (anche se tenuta ad un volume piuttosto basso nel mixaggio) che funge da ancora di salvezza in più di un frangente. Questa situazione poi si presenta curiosamente capovolta nella successiva "Starlight", dove ad una strofa tiratissima fa seguito un ritornello banale che più banale non si può. Via col terzo brano quindi: momento del riscatto? Sì e no. "March Of Doom" sarebbe il brano più riuscito di tutto "The Landing", un mid-tempo marziale e a cui non manca l'oscurità di cui dicevo prima, che però viene rovinato da una chitarra che rispetto ai primi due brani ha perso tutta in un colpo la sua potenza e diventa quasi hard rock. Non c'è neanche bisogno di spendere parole per una trita e ritrita "Heavy Metal Never Dies", che a livello di originalità fa il paio con "R. U. Ready" (quest'ultima giocata su toni molto più heavy metal rispetto al resto ma che comunque non emerge); in mezzo troviamo "Moment In Time" che parte in modo interessante e spezza la monotonia, seguita da "Hall Of The Heroes", dove di nuovo spetta alla tastiera il compito di sollevare (di peso) la qualità per quanto possibile. Si potrebbe finire qui. Invece no, ci sono ancora tre pezzi. "Faster Than All" è un altro pezzo veloce che però scivola via altrettanto in fretta e subito dopo abbiamo il momento più basso del disco, la ballata "strappalacrime" che risponde al nome di "Before The Pain". Noia su noia e solo voglia che finisca tutto quanto prima. In chiusura viene posta "No Guts No Glory", che pur non essendo molto riuscita almeno distoglie l'attenzione da quanto si è appena sentito; anche qui di nuovo lo stesso problema: riff molto catchy, strofa nella norma (tanta nostalgia degli anni '80), ma ritornello mieloso. E così gli Iron Savior ci salutano, confermando la mediocrità da cui provengono e in cui sembrano trovarsi perfettamente a loro agio. Contenti loro...
Track by Track
- Descending 60
- The Savior 60
- Starlight 55
- March Of Doom 70
- Heavy Metal Never Dies 50
- Moment In Time 65
- Hall Of The Heroes 60
- R. U. Ready 55
- Faster Than All 50
- Before The Pain 40
- No Guts No Glory 50
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 45
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
58Recensione di HeavyGabry pubblicata il --. Articolo letto 2185 volte.
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