Joan's Diary «Tsuchigumo» [2015]
Recensione
Originari di La Spezia i Joan’s Diary ci propongono la loro quarta fatica intitolata Tsuchigumo, un platter di ben diciotto brani, in precedenza anticipato da uno split, realisticamente realizzato su base alternative experimental che tratta tematiche varie che spaziano dalla sofferenza alla morte, dalla rabbia alla delusione. In sostanza si tratta di un assemblamento di emozioni vissute su un platter, tra l’altro stampato in edizione limitata di sole 50 copie dotate di un booklet di dodici pagine, ispirato al mostruoso ragno presente nella mitologia giapponese che è in grado in qualunque momento di mutare forma e aspetto. L’ispirazione predetta non a caso si riporta ad una serie di nefaste vicende tratte da un libro scritto su Chet Baker, che parla di persone decedute, di eroina iniettata a moribondi, di una rabbia esplosa a seguito di una profonda delusione, delle lotte sul lavoro per non essere schiacciati e quindi sopravvivere e di un diario segreto, il tutto in un alternarsi di brani proposti che apparentemente sono legati l’uno all’altro in una infinità di emozioni. I diciotto brani sono di durata varia, spaziano da pochi secondi a qualche minuto e questo giova non poco ad un lavoro di non semplice apprendimento come questo. In ogni caso tutti si susseguono in maniera quasi avvincente, rappresentando, tra il susseguirsi di uno e l’altro, una costante ed inaspettata sorpresa. Si parte dall’intro “La Morte”, tratto da semplici spezzoni di film, successivamente si passa a “Crisalide” altro brano al limite del trascendentale, si prosegue poi con “La strada sbagliata” una specie di doom sperimentale dal tratto canoro quasi sepolto, “Siringhe” un pacato motivo realizzato con organo tipo motivo di chiesa; “Il Nichilista” un doom metal eseguito con un basso quasi scordato ma particolare; “Una Pistola alla Tempia” altro doom fangoso e putrido dal cantato proposto in maniera ovattata; “un fuoco smorzato” pochi secondi di bassa voce e arpeggio di chitarra; “Gretchen” nuova situazione proposta in organo da chiesa; “L’abominevole” brano proposto in doom sperimentale ai limiti del trascendentale. “Dios Escapò” ritmica soffusa, elettronica, e giri di basso acustico avvincente; “La Larva Umana” un motivo proposto in italiano, quasi in cantilena, con accompagnamento di basso distorto e semplicissima drum. “Inri” brano strumentale in chiave sperimentale; “Sotto Terra” spezzone di film triste dalle argomentazioni funeree poi sopraffatte da un doom sperimentale dal cantato proposto il lontananza.” Si prosegue con “Sicut Lupo”, brano strumentale, proposto con un delay di basso quasi colloso e da sottofondo proposto di violini; “Mezzo Morto” nuovo sperimentale un confronti tra rumori modalità pernacchie e basso; “Io sono il Lupo” un doom metal putrido, lento e urlato; “Vorrei annegare” una parodia recitata a bassa voce con sottofondo di basso; conclude “Tsuchigumo” sperimentale rumoroso poi spazzato da una batteria semplice ma sopraffatta nuovamente da distorti in doom Style. Un disco abbastanza impegnativo che, sul piano musicale non è di facile assimilazione per l’eccessiva sperimentalità contenuta; alcuni motivi sono di semplice assimilazione, altri meno e altri affatto; i Joan’s Diary vogliono comunque trasmetterci un messaggio chiaro, sperimentare piace, e piace anche l’effetto e il risultato trasmesso.
Track by Track
- La Morte 55
- Crisalide 65
- La StradaSbagliata 70
- Siringhe 75
- Il Nichilista 60
- Una Pallottola Alla Tempia 65
- Un Fuoco Smorzato 70
- Gretchen 70
- L'Abominevole 70
- Dios Escapo 60
- La Larva Umana 70
- Inri 60
- Sotto Terra 65
- Sicut et Lupo 70
- Mezzo Morto 60
- Io Sono il Lupo 65
- Vorrei Annegare 70
- Tsuchigumo 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 70
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
68Recensione di Wolverine pubblicata il 11.06.2015. Articolo letto 1535 volte.
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