Koma Killer «Reboot» [2014]
Recensione
“Reboot” dei Koma Killer da Belluno è il cd di debutto per questi ragazzi precedentemente attivi con il nome Seven Dark Eyes, band che non conosco, e che costituisce il tipico caso di “passo più lungo della gamba”.
Il difetto di questo cd, dark/gothic metal, è infatti quello di essere un album il cui stile musicale non è male, volendo, ma è tutt’altro che definito: la band sembra essere sospesa infatti in un limbo a metà tra le influenze più tipicamente Gothic (sia del tipo più metal che non), sia tra sonorità più dure e metalliche, direi quasi groovy. Niente di male in tutto questo, anzi, ed è bello vedere un album eterogeneo, dove le canzoni mostrano qualcosa di diverso da canzone a canzone, ma a patto che lo stile musicale sia definito, cosa che in “Reboot” non avviene: passiamo dal brano stile Paradise Lost di “Deep coma” con ritornello per la verità un po’ moscio, a cose più nu metal alternative di “Black Wells” e “Nobody’s fault”, a un brano evidentemente ispirato ai Depeche Mode di “Anyone is better than me”, alla new wave di “Recorded in my soul” che però comincia con una tastiera rock anni 70, ad un brano come “Killer”, psichedelico, che sembra fare il verso ai Ghost B.C. finendo per il rock con venature electro di “Night of a maniac”...
Come si può vedere, “Reboot” è per me un po’ incasinato a livello di influenze, e invece di stupire per la varietà degli stili proposti, finisce per disorientare un po’ troppo l’ascoltatore, tranne alla fine dell’album: qui l’accoppiata più potente e aggressiva con quella più sognante mutuata dal gothic sembra funzionare, e i KK ci regalano una “King of Lies” potente e ben riuscita e una “Never give up” più soffusa e meno diretta, salvo poi tornare su lidi incerti con la conclusiva “Out of control”. Insomma: nonostante le canzoni siano non male, hanno le influenze un po’ troppo traballanti, e secondo me solo la decima e l’undicesima canzone ci dicono bene qual è la vera identità di questa band. Il resto dei brani, pur discreto, come già detto finisce per spiazzare e evidenziare una personalità ancora in fase di sviluppo nonché influenze musicali ancora non amalgamate.
E il “passo più lungo della gamba” di cui sopra si riferisce proprio al fatto che se questa release era un EP, una prova più sulla corta distanza, allora avrei detto che era passabile ma che la band doveva maturare, ma per me la pur discreta qualità delle composizioni è fortemente zavorrata da una personalità ancora non pervenuta, e in fin dei conti l’acquisto del cd non è giustificato. Mi rendo conto che questa è una stroncatura un po’ voluta, che l’album non è affatto inascoltabile e mi rendo anche conto che i Koma Killer possono solo migliorare, ma ciò non toglie che in giro bands di questo genere migliori ce ne sono anche nell’underground, e che quindi perché si dovrebbe preferire l’acquisto di quest’album? Alla prossima.
Track by Track
- Reboot 55
- Deep coma 60
- Black wells 55
- Anyone is better than me 60
- Recorded in my soul 55
- The family 55
- Killer 60
- Nobody’s fault 55
- Night of a maniac 55
- King of lies 70
- Never give up 70
- Out of control 55
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 50
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
58Recensione di Snarl pubblicata il 01.07.2014. Articolo letto 1574 volte.
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