LVTVM «Adam» [2015]
Recensione
Con modalità stoner progressive i Lvtvm presentano questo loro esordio intitolato “Adam” in chiave esclusivamente strumentale ripercorrendo la parabola di quest’uomo attraverso la realizzazione di nove brani che sin da subito appaiono ben strutturati e di impatto al limite del trascendentale. Le ambientazioni sono varie, il lavoro dei bassi, considerando l’assenza di chitarre, appare assolutamente magistrale; gli strumenti sembrano rincorrersi l’uno con l’atro per ripercorrere la parodia di quest’uomo chiamato Adam. Ed in effetti tutto parte con la nascita di questo personaggio, espressa significativamente con il primo brano intitolato “ Session 1” dove Adam nasce e cresce imparando a camminare e parlare senza mai dimenticare quanto fin ora vissuto; l’ambientazione è strutturata su uno stoner nitido e calmo con numerose variazioni dai tratti mai impulsivi; nel secondo brano “Twalking” con tonalità più moderate ma classicizzati grazie al sottofondo orchestrale di violini, Adam si scontra, per una personale incompatibilità, con la realtà circostante così entrando in una sorta di conflittualità; conflittualità che verrà sensibilmente pacata grazie ad un’allucinazione, ad un sogno vago dai tratti fragili e chiamato realtà “Dreamer” dove le andature, anticipate da una conversazione in lingua inglese, mutano radicalmente, sempre utilizzando dinamiche progressive dai tratti moderati; ma il viaggio prosegue con l’accostamento alla realtà che ne comporta una crisi interiore, Adam è in alternanza tra la voglia di erigersi nel cielo e la sua condizione terrena “Internal Desise” dove i toni strumentali sembrano aumentare di intensità proprio a riprova di questo stato di incertezza che in definitiva deve in ogni caso risolversi. La soluzione però tarda a giungere a causa di un forte scossone dovuto al tremare della terra, dell’uomo stesso fatto comunque e sempre di terra, e anche di tutte le incertezze che lo hanno accompagnato sino ad ora, viene in pratica a mancare quello strato terrestre dove Adam si era sempre ancorato, tutto questo è “Tremorz” dal sound quasi acerbo dei bassi che alternano le loro incredibili sintonie ad un altrettanto singolare lavoro di drum. Dopo il dramma, la ragione, il risveglio della coscienza e della conoscenza volta a comprendere le cause dell’insorgere di questo stravolgimento; coscienza dapprima legata alla terra per poi mutare e divenire un qualcosa di sempre più metafisico e intangibile; tutto questo è “Gnosis” dal sound sempre più incredibilmente trascendentale in grado di accompagnare la mente dell’ascoltatore all’idealizzazione del percorso intrapreso e della condizione esistenziale di Adam. La coscienza è in grado di proiettare l’uomo oltre quelle che sono le sue potenzialità. Adam pecca però di arroganza “Hybris” e abbandona la propria animalità per mettersi su un piano divino che però non gli appartiene; anche qui le sonorità risultano sempre progressive e calme. Questo tipo di atteggiamento provoca l’ira e l’invidia degli stessi “Fthonos Theon” che, seppur con un tratto musicalmente lieve, il motivo lascia ben percepire una ritmica più pregna di effetti; il percorso si conclude con “ Nemesis” dove emerge la vendetta, quale giusta compensatrice, che rimette l’uomo in sesto indicandogli dove deve e dove dovrà stare in eterno; il senso viene motivato con un sound un po’ più sperimentale ma sempre assolutamente nitido e ben compatto. Il messaggio insegnatoci dai Lvtvm è abbastanza chiaro, un’ottima musicalità priva di vuoti e stalli, ottimamente realizzata grazie alla buona preparazione artistica di questa band. Se siete sognatori e vi piace una musicalità dai tratti stoner sperimentali non aggressiva, siete al posto giusto.
Track by Track
- Session I 75
- Twalking 80
- The Dreamer 80
- Internal Disease 75
- Tremorz 75
- Gnosis 75
- Hybris 80
- Fthonos Theon 80
- Nemesis 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 80
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
77Recensione di Wolverine pubblicata il 12.06.2015. Articolo letto 1904 volte.
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