Lustre «Lost in Lustrous Nightskies» [2013]

Lustre «Lost In Lustrous Nightskies» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
01.07.2013

 

Visualizzazioni:
1586

 

Band:
Lustre
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Titolo:
Lost in Lustrous Nightskies

 

Nazione:
Svezia

 

Formazione:
Nachtzeit: all instrument and vocals

 

Genere:
Atmospheric Black Metal

 

Durata:
39' 56"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2013

 

Etichetta:
ATMF
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Lustre, da un lustro (ah-ah) suona atmospheric black metal. La prima volta che ho messo su questo disco ero a letto con le cuffie, e ho preso sonno. La seconda volta l'ho messo su, poi mi sono spostato in cucina per prender dell'acqua, ho notato che il basilico aveva bisogno di cure e mi sono soffermato; quando sono tornato la traccia che era cominciata non era ancora cambiata. Un'altra volta, incuriosito dall'andamento della terza traccia, “Into The Ancient Darkness” (titolone, mefistofelico ed esoterico, davvero originale...), ho deciso di aprire il file con un programma che mi mostrasse lo spettro audio-stereofonico e ho scoperto essere anche visivamente tutta identica: si tratta di un unico riff di tastiera scandito da urla, ma non tante e diverse, un unico tipo di grido moscio, ripetuto decine di volte, niente batteria, chitarre o altro. E “Resplendency”, è ancor più ridicola: credo che per farla ci siano voluti forse dieci secondi: creato il loop l'ha tirato per quattro minuti con un sample di vento forte in sottofondo.
Certo è davvero facile arrivare a composizioni (il termine è davvero troppo lusinghiero) di dieci-dodici minuti. Poi mi sono messo seriamente e ho ascoltato tutto l'album, cinque pezzi, quaranta minuti di durata totale. Il brano d'apertura si apre con un arpeggio di chitarra inutile, infatti quando si conclude c'è un attimo di silenzio e parte dell'altro; vale a dire un giro di synth che si ripete per ben dici minuti filati, senza variazione. Certo, si aggiungono una drum machine che definire minimale suona come un eufemismo, e la “chitarra”, pure quella sempre identica, sempre uguale, ma non cambia mai nulla. Appaiono pochissime parti “cantate”, più simili a dei sussurri stracarichi di distorsione e riverbero. E mi ritengo fortunato che questa sia una compilation di inediti, altrimenti mi sarei dovuto sorbire anche sempre la stessa produzione sonora.
A voler essere buoni, il gusto per la melodia non è male: richiama atmosfere gelide e lugubri, davvero efficaci, ma non si sviluppano mai, quindi entrano in saturazione nel cervello e dopo due minuti non rappresentano più nulla; come ripetere in continuazione una parola: presto non avrà più alcun significato nel nostro cervello (provare per credere). Ho notato che questo genere musicale si sta diffondendo in maniera esagerata, e capisco perché: nessuno sforzo intellettuale, compositivo o fisico, chiusi in camera, si cerca un loop che sembri tetro e lo si ripete fino alla nausea, con la scusante della gelida staticità, del freddo, della paranoia; ma è solo impoverimento culturale, ne rimettiamo tutti, e dopo anni di ascolti dark, black, noise, drone, ambient, industrial, questo disco sembra solo una presa in giro.

Track by Track
  1. Spirit 40
  2. Echoes Of Trascendence 45
  3. Into The Ancient Darkness 25
  4. Neath The Black Veil 40
  5. Resplendency 20
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 50
  • Qualità Artwork: 50
  • Originalità: 30
  • Tecnica: 20
Giudizio Finale
36

 

Recensione di June pubblicata il 01.07.2013. Articolo letto 1586 volte.

 

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