Majestic Downfall «Temple of Guilt» [2009]

Majestic Downfall «Temple Of Guilt» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1497

 

Band:
Majestic Downfall
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Titolo:
Temple of Guilt

 

Nazione:
Messico

 

Formazione:
Jacobo Còrdoba :: guitar, bass, vocal, arrangements and compositions
Porncho :: drums
Pastas :: keyboards
Migueliro :: guitar solos

 

Genere:

 

Durata:
56' 3"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2009

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Il doom metal è un genere tanto estremo quanto death e grind. La sua pesantezza sfibrante dovuta ai rallentamenti, alle chitarre e alle atmosfere torve, annichilisce in uguale misura tanto più soffocante è la struttura. Questo genere che nonostante la sue vecchissime origini ha sempre faticato a farsi apprezzare, in alcuni casi è l'apice dell'undergound, con le sue distorte sinfonie ancestrali, con le melodie autunnali. Il doom a seconda della velocità d'esecuzione è più o meno ascoltabile; nei paesi nordici si tende a tempi davvero pachidermici.
Il progetto solista Majestic Downfall è guidato dal messicano Jacob Còrdoba, aiutato da alcuni session men, per una performance più precisa. Non ci stupiamo più del fatto che da un paese così soleggiato arrivi una proposta così buia, deduco, anche in base all'agguerrita scena black metal, che da quelle parti ci devono essere tanti motivi per sentirsi male quanti qui (in questo periodo anche la febbre suina). Ecco che Jacob prende in mano il lavoro che fecero i Katatonia dei tempi d'oro, da qualche parte tra “Dance of December Souls” e “Brave Murder Day”, e lo evolve in una forma di metal riflessivo che non perde di vista il passato, ma in linea con le proposte odierne, che si arma di muri di chitarre attonite e piccoli rintocchi di pianoforte annichilente. Senza mai rallentare troppo le tracce offrono dei sipari cameristici con effetto vincente, trasformando anni di sonorità gothic in momenti ambient non pretenziosi e non fuorvianti.
Un altro punto dolente del doom è spesso la fatica ad arrivare in fondo alle lunghe composizioni, in questo caso non si soffre mai di momenti troppo sonnolenti, la composizione è ricca di spunti e per chi apprezza queste sonorità non c'è occasione di annoiarsi, grazie ad un'ottima registrazione, massiccia e piena, che favorisce la profusione metallica delle canzoni, con una sezione ritmica davvero invidiabile. Emblematica in tutto ciò “Unexpected”, con una coda finale da headbanging, ovviamente, se ancora non avete deciso di tagliarvi le vene per la tristezza. La voce si muove da un growl profondo davvero calibrato a urla più disperate o lamentose.
Per quanti vivono di sonorità depresse e decadenti si tratta di un oggetto da particolare interesse, che non stanca al primo ascolto, che ritaglia momenti di death metal cadenzato come ben pochi ormai fanno (o sanno fare) ad esempio nella contorta “Swallow: Pride”. In più un feeling epico non magniloquente o pacchiano, che innerva di solennità alcuni momenti. Davvero un lavoro ben riuscito. Fa sorridere pensare che questo personaggio solo un anno fa rilasciò un album di thrash/death metal a nome Ticket To Hell, ma questo ultimo risultato rappresenta sicuramente la sua migliore prestazione e il più adatto campo d'azione.

Track by Track
  1. Temple of Guilt 75
  2. Unexpected 80
  3. Swallow: Pride 80
  4. Failure 75
  5. Bleeding Sun 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
76

 

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