Mandragora Scream «Volturna» [2009]

Mandragora Scream «Volturna» | MetalWave.it Recensioni Autore:
ojumalu »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
2238

 

Band:
Mandragora Scream
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Titolo:
Volturna

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Morgan Lacroix : Lead Vocals
Terry Horn : Guitar And Vocals
Max Rivers : Bass
Furyo : Drums

 

Genere:

 

Durata:
56' 6"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2009

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

C'era una band Italiana che forse più di tutte le altre, dal 1997, era rappresentante riconosciuta e acclamata del gothic Italiano, capace di varcare la soglia dei confini nazionali fino a farsi apprezzare, sulle ali dei primi due ottimi lavori ("Fairy Tales from the Hell's Caves", 2001 e "A Whisper of Dew", 2002), in tutta Europa, e poi nel mondo, questa band portava il nome di Mandragora Scream.
Parlo al passato non tanto per destituire da un ruolo di prestigio e primo livello un gruppo comunque attivo sulla scena da ormai quasi 13 anni, quanto per sottolineare quella che, probabilmente, è una tappa evolutiva verso nuove soluzioni stilistiche e verso una contaminazione del genere tale, da poter far parlare oggi di un prodotto "pop-gothic" o "dark-pop", piuttosto che di uno goth in senso lato, rock o metal (anche nel senzo più ampio del termine).

Volturna, quarto full-lenght della band Lucchese, è un prodotto di sicura rottura rispetto a quella che è la "tradizione" del gruppo, un lavoro che con una netta sterzata vira verso lidi molto meno elfici e tanto più suburbani, tanto per parlare di suggestioni sonore.
Il disco è di difficile classificazione, autentico patchwork di influssi, patinato a tratti di un animo velatamente melancolico e impreziosito dal talento cristallino dell'incantevole singer Morgan Lacroix, dal lavoro compositivo di Terry Horn (chitarra e voci) e dall'onesto e pulito accompagnamento della sezione ritmica formata dagli ultimi acquisti Furyo e Max Rivers (rispettivamente alla batteria e al basso), pervaso di soluzioni di stampo elettronico e industrial che assumono realmente contorni imponenti, il tutto al servizio di un indirizzo marcatamente pop; emblematiche in questo senso sono le track "Deceiver" e "Breakin'Dawn" dove, a mio giudizio, le sonorità che hanno reso celebri la band vanno quasi definitivamente a perdersi lasciando spazio ad un insieme a tratti piuttosto "commerciale"(sia chiaro, non in senso dispregiativo).
Quando definisco pop il lavoro, mi riferisco in particolar modo a una sensazione chiara e nitida data dall'inserimento mirato di tempi di batteria pari e facilmente assimilabili per l'orecchio, da parti di basso molto lineari, arrangiamenti e inserti di piano e sopratutto dall'utilizzo dello strumento vocale, senza dubbio il più contraddistintivo della band, che osa poco senza risultare mai sopra le righe.
Tema portante e capitolo fondamentale nell'analisi del disco è quello legato alla massiccia digitalizzazione in cui è immerso. Si ricalcano soluzioni vicine al sound elettronico degli anni'80 (e infatti tra i brani propostici figura la cover "Fade To Gray", autentico pezzo cult dei Visage, risalente proprio al 1980) o all'industrial di stampo "Zombiano" (laddove lo Zombie in oggetto è il celebre Rob), impossibili da non cogliere ad esempio nelle tracks "I'm Goin Alone" e "Killin' Game".
La fusione di tante influenze differenti non costituirebbe in sè un problema , laddove si potesse parlare concretamente di un assemblaggio armonico dei vari elementi; è mia personale opinione infatti che sia troppo facile individuare di ciascun pezzo, estrazione e derivazioni, quando piuttosto dovrebbe notarsi diffusamente nell'intero lavoro la presenza di influssi, sfumature e nuove matrici, sapientemente amalgamate al fine di presentare il passo oltre della band verso uno stile nuovo e forse un pò più attuale, perlomeno nelle intenzioni.
Quello che pare mancare, in buona sostanza, è un filo conduttore che leghi l'un l'altra tracce altrimenti troppo autonome.

Il lavoro nel complesso non è assolutamente da buttare via, anche se sicuramente non regge il confronto con le precedenti releases della band, e da queste viene palesemente messo in soggezione, ma vive troppo di estremizzazioni legate alle nuove sperimentazioni (emblematico è il brano "The Seagull's Creed", dove la digitalizzazione va quasi completamente a sostituire il suonato) che lo rendono decisamente troppo eterogeneo, finendo per perdere in coerenza stilistica, caratteristica questa che rende disorientato chi si cimenta in un primo ascolto dell'intero album.
Il talento e l'esperienza non mancano, il seguito e i consensi del pubblico non verranno certo meno per un album sotto gli standard alla quale la band aveva abituato (e forse viziato) i propri fan e i cultori del genere, c'è da essere sicuri che questo sia solo un passo (falso) intermedio, e che il prossimo disco tornerà a dare lustro a questa nostra storica e apprezzata band !!!

Track by Track
  1. Lui 60
  2. I'm Goin Alone 75
  3. The Circus 65
  4. Deceiver 75
  5. Breakin'Dawn 70
  6. Killin' Game 70
  7. Blindness 65
  8. Farewell 70
  9. A Chance from Him 65
  10. The Calling from Isaiah 65
  11. Bang Bang (Cher Cover) 65
  12. The Seagull's Creed 65
  13. Fade to Gray (Visage Cover) 65
  14. Nails 70
  15. Heartbound Eve 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
68

 

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