Mesarthim «Isolate» [2016]
Recensione
Gli australiani Mesarthim, duo che preferisce rimanere anonimo sia nei nomi che nei reciproci ruoli, ci presentano questo progetto sorto dall’unione del black metal a numerosi contesti elettronici ed ambient che rilascino un risultano apprezzabile nei contenuti. Sostanzialmente i sei brani proposti, il primo dei quali della durata di circa undici minuti, ripercorrono una melodia abbastanza uniforme nei contenuti all’interno dei quali, di tanto in tanto, si assiste sia all’inserimento di tastiere e campionatori che di parti in scream quasi inaspettate. Anche se il nome della band rievoca quello di una stella, nonostante i presupposti, non ci troviamo di fronte ad una mistificazione tra sonorità riflessive space black ma in qualcosa di maggiormente dinamico, talvolta misto anche con andature un po’ pop ma prevalentemente strumentali. Primo dei sei brani è “Osteopenia” che subito ci illustra un panorama musicale quasi infinito grazie al sound compatto e smisurato sotto ogni aspetto; sostanzialmente il duo genera una musicalità associata ad uno scream misto tra elettronica, synth e un altrettanto sottofondo distorto accompagnato da una semplicissima ritmica di batteria che lascia l’ascoltatore quasi sperduto nella dimensione generata. Il successivo “Declaration” si presenta con un sound e una andatura più dinamica rispetto al precedente brano all’interno del quale un accompagnamento distorto su un supporto ambient elettronico, vede l’inserimento del piano e dello scream vocale ai limiti del surreale; l’armonia complessivamente appare melodica e di compagnia; segue “Interstellar”, dove una musica quasi più malinconica, sempre generata con l’ausilio dell’elettronica, del piano e della chitarra distorta produce un sound completo; l’aspetto black metal tende ad emergere soprattutto nella seconda parte del brano in alternanza con l’ambient sonoro realizzato; è poi la volta di “Abyss” che parte quasi senza avvertimento con la solita unione tra elettronica chitarra e synth a cui la band ci ha già abituato nel corso dell’ascolto; il brano complessivamente appare correttamente fantasioso nel suo assetto ambient anche la parte in scream risulta più lontana rispetto alla musicalità del brano; si assiste addirittura ad un lead guitar semplice e abbastanza composto nei contenuti; ”Floating”, con i suoi due minuti di ascolto, è il brano più breve del platter realizzato con il synth in modalità pianoforte non troppo nitido rispetto agli altri brani; va a chiudere il platter “Isolate” dall’apertura realizzata con un motivo di chitarra elettrica distorta in maniera piuttosto delicata; il brano di seguito si rileva maggiormente fantasioso nei contenuti e si mantiene complessivamente sula linea esecutiva dei precedenti. Il disco risulta realizzato in maniera completa e regolare, l’elettronica indubbiamente fa da padrone nel corso dell’intero ascolto, mentre ritmiche di chitarra e batteria restano in ogni caso una cornice all’ascolto; nel complesso il lavoro rilascia un risultato apprezzabile nei contenuti.
Track by Track
- Osteopenia 70
- Declaration 65
- Interstellar 65
- Abyss 65
- Floating 60
- Isolate 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
66Recensione di Wolverine pubblicata il 21.03.2016. Articolo letto 2007 volte.
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