My Tin Apple «A Strange Carousel» [2015]
Recensione
Ci provano e ci riprovano a fare qualcosa di personale i Senesi (precisamente da Colle Val d’Elsa) My Tin Apple, che definiscono il loro genere musicale Tin Rock, che a sentir loro mescola l’alternative rock con il progressive rock, e lo fanno in questo secondo album che condensa 12 tracce più intermezzo in quasi 48 minuti di musica, ma il risultato è discreto e nulla più.
L’ascolto infatti mostra una band che effettivamente cerca di non appoggiarsi a nessun genere in particolare, e da questo punto di vista “A strange carousel” è da lodare, con dei suoni non troppo spigolosi dal mood sempre malinconico a formare un sound a metà tra certo rock leggero e il gothic più dimesso, su cui però si erge una voce pulita molto buona. Una specie di Lacrimas Profundere, se avete presente. Il problema secondo me è che da un presupposto incoraggiante come questo, i MTA sbagliano molto di tutto il resto. Il primo difetto è che per me i brani sono tutti troppo la stessa cosa, con solo la voce a tenere su delle partiture strumentali più che altro di accompagnamento e che quasi mai fanno qualcosa di davvero significativo a livello solista, ma anche con un mood troppo uguale tra canzone e canzone e che insiste troppo su sonorità smorte senza mai cambi d’umore. Per questo motivo l’ascolto dei brani si differenzia più che altro per la voce e per le sue partiture, e basta. Un po’ troppo poco, soprattutto contando che la tracklist ha di fatto dei brani intercambiabili, senza neanche uno che io abbia notato che possa fare almeno da singolo.
In conclusione: “A strange Carousel” se ascoltato a piccole dosi non è male e incuriosisce per questa ricerca della personalità, ma se da un lato i My Tin Apple vanno lodati per questa ricerca di personalità, vanno anche criticati per una scarsa attenzione ai particolari e un limitato apporto di idee nei brani che li rendono non brutti ma piatti, scontati. Al gruppo va concessa un’altra possibilità, ma anche se per incoraggiamento il voto qui vale più della sufficienza che do a certe bands fatte con la carta carbone, ciò non toglie che questo disco è interlocutorio, e che per suonare personali non basta scrollarsi di dosso due stereotipi dei generi musicali.
Track by Track
- Fall – A strange carousel 70
- Giants 65
- Rain up 70
- An invisible breath 70
- Mirror 60
- Something dies 70
- Silent Army 60
- Papillon 55
- Horse drown carriage - Intermezzo S.V.
- Time travels 60
- Two shoes 60
- Ships 60
- Downstairs 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 60
- Tecnica: 60
Giudizio Finale
64Recensione di Snarl pubblicata il 24.06.2015. Articolo letto 2163 volte.
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