Necrodeath «The 7 Deadly Sins» [2014]

Necrodeath «The 7 Deadly Sins» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Papi »

 

Recensione Pubblicata il:
12.07.2014

 

Visualizzazioni:
4017

 

Band:
Necrodeath
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Titolo:
The 7 Deadly Sins

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Flegias - Vocals
Peso - Drums
Pier - Guitars
GL - Bass

 

Genere:
Thrash / Black Metal

 

Durata:
39' 3"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
12.05.2014

 

Etichetta:
Scarlet Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

I Necrodeath tornano con un album di puro thrash/black metal e con un ottimo concept album che tratta i sette peccati capitali. L’undicesimo album della formazione genovese è una dichiarazione di intanti, o se preferite, un invito alla dannazione e all’annichilimento dei sensi, una bordata di pura violenza estrema, proprio come la compagine italiana ci ha abituato fin dalle origini.
La band, che ha mantenuto la stessa line-up del precedente lavoro Idiosycrasy, suona decisamente più rodata e potente e ci propone un thrash/black molto diretto, che vanta una produzione impeccabile, dai suoni freddi, ma nitidi i modo da rendere le chitarre taglienti, la batteria martellante e le vocals acide ed abrasive.
Durante l’ascolto infatti non ho potuto fare a meno di notare la piacevole alternanza dell’uso della lingua, ora in italiano, ora in inglese. Grazie a questa particolarità, possiamo intendere l’album come una sorta di interpretazione moderna dei sette peccati capitali e della decadenza dei costumi. Per tutta la durata di questo lavoro Flegias ci delizia con un’interpretazione a dir poco superba! Se poi aggiungiamo uno specialista delle sei corde come Pier Gonella e una sezione ritmica annichilente da parte del batterista Peso e del bassista GL, il risultato può solo essere brillante.
Il platter si apre con Sloth, brano tiratissimo, dalle liriche urlate con grande agressività e un drumming annichilente. Un buon biglietto da visita insomma.
Una costante dell’intero lavoro è certamente l’influenza degli Slayer, che si traduce con un songwriting più diretto, essenziale, ma non per questo scontato. L’esempio di quanto detto finora è Greed, che in sette minuti contiene tutti i marchi di fabbrica della band ligure, con un drumming da parte di Peso davvero ossessivo, con riff taglienti e oscuri e vocals sulfuree e dannatamente efficaci.
Un altro degno di nota sono, per esempio, Wrath, scelta tra l’altro come singolo di questo lavoro, in breve una mazzata sui denti fatta di stop and go, blast beats a rotta di collo, chitarre a motosega e voci al vetriolo.
Concludono il platter due rivisitazione di due vecchie canzoni, rispettivamente Thanatoid (da Fragments of Insanity) e Gaveyards of the Innocents (In to Macabre).
Le due canzoni sono, se vogliamo, un sunto dell’evoluzione moderna della band, ma che tuttavia non suonano come un mero riciclo di idee o come riempitivo, bensì come soddisfacente conclusione di un lavoro di ottima fattura.
Consigliatissimo.

Track by Track
  1. Sloth 80
  2. Lust 80
  3. Envy 80
  4. Pride 80
  5. Wrath 80
  6. Gluttony 80
  7. Greed 80
  8. Thanatoid 80
  9. Graveyard of the Innocents 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
79

 

Recensione di Papi pubblicata il 12.07.2014. Articolo letto 4017 volte.

 

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